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Trovo piuttosto offensivo rimproverare agli italiani di non capire la crisi, mentre sono gli stessi politici che si interrogano sulle ragioni vere che abbiano spinto Matteo Renzi a un comportamento di assoluta irresponsabilità. Lascerò ad altri commentatori di Formiche.net affermare che c’è anche qualcosa di buono nelle motivazioni di Renzi. Nella fin troppo lunga lettera di dimissioni inviata al presidente del Consiglio (ma non sarebbe opportuno e soprattutto conforme alla Costituzione comunicare le dimissioni al Presidente della Repubblica che quelle ministre ha nominato?) firmata anche dal sottosegretario Scalfarotto, si trovano motivazioni dei più vari tipi a ciascuna delle quali è relativamente facile porre rimedio e, anzi, a molte è già stato fatto. Dunque, pretesti, ma, naturalmente, ciascuno fa politica come può. Cito dalla lettera, per i firmatari “la parola potere è un verbo non un sostantivo”. Sorrisi, cenni di approvazione, applausi, la crisi è confermata.

Qui non intendo discutere né come si svilupperà né come si concluderà. Desidero esclusivamente esplorare quelli che possono (è un verbo) essere gli obiettivi perseguiti da Renzi. Il primo è plateale: esaltare l’esistenza e il potere (è un sostantivo) di chi è capo di un partitino al quale i sondaggi attribuiscono meno del 3 per cento dei voti. “Metto in crisi un governo approvato da quasi il 50 per cento degli italiani, con il capo del governo costantemente al disopra di quel 50 per cento. Ergo sum”. Ma, come mi ha suggerito una cittadina consapevole, c’è una premessa al comportamento di Renzi e ci sono alcuni obiettivi molto corposi, quasi una “visione”.

La premessa è che Renzi è convinto che, causa pandemia, non si andrà a elezioni in nessun caso e che quindi non dovrà confrontarsi con la certificazione del suo irrilevante 3 per cento e conseguente scomparsa (fermo restando che contratterà con qualcuno per tornare in Parlamento). I suoi obiettivi  sembrano essere quattro.

Primo, al di là dell’antipatia fisica e dell’invidia che nutre per Conte, la necessità di abbatterlo è essenziale per andare a colpire due bersagli grossi: Pd e M5S. Sa che entrambi sono diversamente divisi al loro interno su come far fronte alla crisi che ha pretestuosamente aperto (nel Pd le quinte colonne renziane non si contano, a partire dal capogruppo al Senato Marcucci) e pensa di creare fratture tali da risucchiare nella sua orbita parte dei parlamentari piddini e da spingere parte dei pentastellati nell’orbita della Lega. Il ridimensionamento di Pd e M5S per lui è vitale.

Secondo, separare le sue sorti da quelle del governo Conte (Rimpastato o Reincaricato che sia) gli consentirà di sparare bordate e di fare comunicazione di opposizione a mani libere in modo da poter cavalcare a fronte alta l’onda del malcontento che inevitabilmente crescerà nel Paese col proseguire della crisi e rifarsi una verginità facendo un bagno purificatore lontano dalle responsabilità di governo.

Terzo, un eventuale governo di unità nazionale guidato da un nome di peso gli consentirebbe di perseguire lo stesso obiettivo: ridimensionamento delle attuali forze al governo, diluizione delle responsabilità in modo che i meriti potrebbe ascriverli a se stesso (vedi Recovery Plan migliorato) e il demerito agli altri così da risalire nel consenso in previsione delle nuove elezioni.

Quarto, è anche molto probabile che stia già trattando con la destra l’elezione del nuovo presidente della Repubblica in cambio del “favore” che sta loro facendo. Insomma, il guastatore di Rignano, manipolatore e bluffatore, in questa crisi gioca win win. Chi vivrà vedrà.

Renzi ha quattro obiettivi (personali). Pasquino svela quali

Renzi è convinto che, causa pandemia, non si andrà a elezioni in nessun caso e che quindi non dovrà confrontarsi con la certificazione del suo irrilevante 3%  e conseguente scomparsa (fermo restando che contratterà con qualcuno per tornare in Parlamento). I suoi obiettivi sembrano essere quattro, e c’è in mezzo anche la presidenza della Repubblica… Il commento di Gianfranco Pasquino

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