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Siamo consapevoli della probabilità che prima o poi l’umanità è destinata a estinguersi. Le cause che prendiamo in considerazione sono tante – almeno tra quelle che siamo in grado di prevedere in questo momento storico – per esempio un meteorite come quello che avrebbe provocato la fine dei dinosauri, cambiamenti climatici radicali troppo rapidi (riconducibili all’opera dell’uomo, della natura, o del Sole), e una guerra globale con armi potentissime. Come abbiamo appena imparato, basterebbe anche un virus a causare la nostra estinzione.
 
Vi è un’altra ipotesi, molto concreta ma poco studiata: la scomparsa degli spermatozoi. Il numero degli spermatozoi sta infatti, diminuendo. Tra le diverse cause da considerare vi è la massiccia presenza in natura di sostanze chimiche che danneggiano il sistema ormonale, rallentando o addirittura inibendo la produzione di spermatozoi.  
 
La capacità di riprodursi è fondamentale per la sopravvivenza di qualsiasi essere vivente. Se il grado di fertilità diminuisce radicalmente come stiamo registrando, allora la specie umana è potenzialmente in pericolo
 
Non è una teoria troppo balzana. Però fa sorridere e quindi, anche per pudore, viene costantemente ignorata e limitata all’ambito medico. 
 
Tra il 1973 e il 2011 il numero degli spermatozoi nella popolazione umana è sceso del 59% come riporta una serie di studi appena pubblicati. 
Se il calo continuasse seguendo la stessa velocità, nel 2045 si raggiungerebbero gli zero spermatozoi. Gli esseri umani non potrebbero più riprodursi. 
 
I danni alla riproduzione sono cresciuti del 1% a causa della riduzione del livello di testosterone; della crescente incidenza del cancro ai testicoli; dell’aumento della disfunzione erettile.
 
Dobbiamo registrare che anche la fertilità globale – il numero di nascite per donna – è calata dal 5.06 del 1964 al 2.4 del 2018. 
 
In Europa come negli Stati Uniti e in quasi metà dei paesi del mondo, il tasso di fertilità è inferiore al livello di rinnovamento demografico del 2 a 1 per donna
 
Le cause del crollo della fertilità sono spesso socioeconomiche e non necessariamente legate alla diminuzione degli spermatozoi: l’utilizzo di politiche e strumenti per il controllo delle nascite; l’urbanizzazione; l’economia dei servizi avanzati; la preferenza per nuclei familiari più contenuti; l’innalzamento dell’età di maternità; i costi e le difficoltà maggiori per la crescita dei figli.  
 
Eppure diverse indagini dimostrano che si vorrebbero più figli. C’è infatti, discrepanza tra il numero reale dei figli e quelli che si vorrebbero. Il calo della fertilità non è strettamente volontario; ha cause prevalentemente socioeconomiche, ma può anche essere ricercato nella crisi degli spermatozoi. 
Le cause biologiche nella riduzione delle nascite sono dimostrate anche dal tasso crescente di gravidanze andate male e della fecondità compromessa tra le fasce più giovani. 
 
Si registra un aumento di anomalie genitali, una diminuzione della distanza anogenitale nei neonati maschi, e la comparsa di segni di pubertà precoce tra le ragazze.
 
Queste disfunzioni sarebbero imputabili alle sostanze chimiche immesse nell’ambiente dall’uomo: i così detti prodotti ubiqui, ftalati e bisfenolo-A, perché sono presenti nella plastica, nei pesticidi, nei cosmetici, etc.  
 
Altri studi, e naturalmente l’industria chimica, ritengono che non vi sia alcuna correlazione tra le sostanze chimiche presenti nell’ambiente e il sistema endocrino. 
 
Sulla riduzione degli spermatozoi, e in specie circa cause,  andamento e  possibili terapie, non sappiamo ancora abbastanza. Si  deve solo constatare, che pure in questo settore del vivere non ha alcun spazio la cultura della certezza e della natura immutabile. Anche la nostra fisiologia umana, come quella di tutti gli esseri viventi, al passar del tempo è soggetta a trasformazioni. Diverse per ogni individuo ma con una tendenza costante rispetto alle ragioni conosciute o no che la determinano. Le trasformazioni  sono  dovute anche al caso o a motivi ambientali ma di certo non vanno trascurate quelle indotte dal nostro stile alimentare e dal nostri comportamenti. 
 
Con l’osservazione e la ricerca dobbiamo sforzarci di comprendere  sperimentalmente il meccanismo di tali trasformazioni per divenire in grado di conviverci per quanto possibile.  In ogni caso occorre essere consapevoli che la nostra profonda natura di individui è l’esser provvisori. E che dunque potrebbe divenirlo anche la capacità di  contribuire al rinnovarsi del meccanismo vitale, che del resto, già ora, non tutti vogliono o possono  esercitare.

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