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Da un lato di nuovo una piazza contro il Presidente turco Erdogan, per via della nomina a capo dell’università di un rettore legato al governo. Dall’altro l‘inflazione annuale dei prezzi al consumo ancora in aumento. Non è un semplice inizio di anno per il governo turco, alle prese con un sentimento popolare che sceglie ancora una volta il centro cittadino come agorà per manifestare dissenso e preoccupazione.

BOĞAZIÇI

Melih Bulu, noto per il suo lavoro per il Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP), è stato nominato rettore dell’università Boğaziçi: studenti, politici e attivisti sono scesi in piazza urlando slogan “Melih Bulu non è il nostro rettore” e “Non vogliamo un rettore nominato dallo Stato”, mentre la polizia provava a disperderli con l’uso di spray al peperoncino. La rivista satirica turca Leman pubblicherà in prima pagina un’immagine di Bulu che entra nel campus di Boğaziçi a cavallo, con un apparente riferimento a ciò che viene etichettato dai manifestanti come una presa di potere del governo sul mondo accademico.

REGIME?

Perché studenti ed ex studenti hanno gridato al rischio di regime nel mondo accademico (dopo anche le preoccupazioni degli ebrei nel paese)? Perché in base ad un decreto presidenziale emesso durante lo stato di emergenza dichiarato dopo il luglio 2016 (in concomitanza con il fallito golpe) è stato eliminato del tutto il processo elettorale. Per cui il presidente turco mantiene l’autorità di nominare i rettori: nell’ultimo anno Erdogan ne ha nominati 26. La stessa Bogazici University Alumni Association ha diffuso una nota in cui condanna la nomina: “Non accettiamo gli interventi effettuati nei principi della nostra università, libertà di pensiero e volontà di scelta”. Al contempo gli studenti hanno avviato campagne sui social media con l’hashtag #kayyımrektöristemiyoruz, o “non vogliamo un rettore fiduciario”.

İMAMOĞLU

Sostenitore delle proteste è il primo cittadino di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, che ha anche stigmatizzato la reazione della polizia contro la marcia pacifica condotta in segno di protesta contro la nomina di Melih Bulu. Su twitter İmamoğlu ha detto di essere con la “lotta giusta” degli studenti e degli accademici di Boğaziçi, sottolineando la necessità di liberare il Paese dalla faziosità e ha messo in guardia contro la fuga di cervelli.

İmamoğlu non è solo il sindaco di Istanbul, ma il volto politico in antitesi a Erdogan. La sua vittoria nella metropoli nel 2019, dopo 25 anni di strapotere erdoganiano, porta la firma di un altro nome che potrebbe essere protagonista nel futuro politico turco: Canan Kaftantsioglou, medico 48enne, ribattezzata la Kamala Harris del Bosforo. La sua agenda è coraggiosa e scompagina: sostiene apertamente i curdi e gli omosessuali, riconosce il genocidio armeno e critica un nome di un certo peso per la storia del suo paese come Mustafa Kemal. Tutti gli indicatori la danno come futura candidata presidente.

INFLAZIONE

Accanto al tema sociale e politico c’è quello economico a destare preoccupazione. Il tasso di inflazione dei prezzi al consumo della Turchia è salito al 14,6 per cento a dicembre, superando le stime degli economisti: il suo andare su per il terzo mese consecutivo è un altro segno di come accanto alla geopolitica sia la finanza a rappresentare un fronte aperto nel governo Erdogan. In un sondaggio diffuso ieri, la maggior parte dei turchi ritiene che l’inflazione sia superiore al conteggio ufficiale. I beni più colpiti sono cibo e trasporti. A questo dovranno rimediare le policies del neo governatore della banca centrale turca, Naci Ağbal, nominato dal presidente Recep Tayyip Erdoğan lo scorso 7 novembre, che ha promesso di mantenere alti i costi dei prestiti nel 2021 per rallentare l’inflazione al 5% a medio termine.

SCENARI

Ma i mercati e gli investitori internazionali temono che non potrà bastare a sanare la situazione disastrosa lasciata dai suoi predecessori, così come ha detto alla stampa turca l’analista Tim Ash, di BlueBay Asset Management a Londra.

Non va dimenticato che la Turchia era già alle prese con la crisi valutaria del 2018 e con l’ inflazione a doppia cifra quando la pandemia di coronavirus ha colpito il paese quest’anno, arrecando danni in settori chiave come il turismo e sommandosi ai riverberi della geopolitica (come le sanzioni Usa per l’acquisto da Mosca del sistema S-400). La triplice crisi fondata su valuta, banche e debito sovrano sta causando importanti problemi economici e finanziari della Turchia. A questo punto un’altra preoccupazione degli analisti è come questo scenario complesso potrà incidere su disordini politici come quello di ieri a Istanbul, così come accaduto in passato a Gezi Park.

twitter@FDepalo

erdogan

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Un’altra preoccupazione degli analisti è come questo scenario complesso potrà incidere su disordini politici come quello di ieri a Istanbul. E così come accaduto in passato a Gezi Park

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