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Il 24 dicembre, con l’apertura della Porta Santa, si darà avvio al Giubileo 2025, un evento che richiama all’essenza del rinnovamento sociale e spirituale.

Nella sua origine ebraica, il Giubileo, descritto nel Levitico 25, era un tempo dedicato alla giustizia e alla misericordia: i debiti venivano cancellati, gli schiavi liberati e le terre restituite ai proprietari originari.

Questo anno santo non era solo un “reset” economico e sociale, ma un profondo richiamo alla solidarietà umana e alla fiducia in un ordine fondato sull’equità. 

Nel mondo contemporaneo, segnato da conflitti, crescenti disparità e crisi sistemiche, il significato del Giubileo assume una valenza universale.

È un invito a ripensare i pilastri su cui si fondano le nostre società e le istituzioni internazionali, trasformandoli per garantire pace, uguaglianza e sviluppo sostenibile. 

A livello globale, il Giubileo ci spinge a rinnovare le istituzioni come l’Onu, eliminando privilegi anacronistici come il diritto di veto e accettando solo Stati membri che rispettino i trattati internazionali.

Decisioni prese a maggioranza potrebbero rendere più efficace la protezione dei diritti dei popoli e promuovere il dialogo come strumento per risolvere i conflitti. 

In ambito economico, è necessaria una riforma delle organizzazioni internazionali per il commercio e la finanza, affinché si adattino alle sfide del nostro tempo. Il Giubileo ci richiama a creare un sistema più equo, capace di ridurre le disuguaglianze, sostenere i Paesi più vulnerabili e favorire pratiche eco-sostenibili.

La frammentazione degli scambi globali e le tensioni geopolitiche richiedono regole innovative per affrontare il commercio digitale e rafforzare le catene di approvvigionamento globali. Questi cambiamenti possono rendere il commercio internazionale più resiliente e inclusivo, promuovendo uno sviluppo che non lasci indietro nessuno. 

Anche l’Italia può cogliere il Giubileo come occasione di rigenerazione, soprattutto nei settori fondamentali per il benessere e la coesione sociale: sanità, istruzione, lavoro e istituzioni. 

La sanità, afflitta da disuguaglianze territoriali e carenze di personale, deve ritrovare il suo ruolo di diritto universale, con investimenti mirati a garantire cure accessibili e ridurre i divari tra le regioni.

L’istruzione, pilastro di ogni democrazia, necessita di una riforma profonda per superare le disparità educative e tornare a essere motore di crescita culturale e civile. 

Sul fronte del lavoro, è cruciale superare il precariato, spesso prodotto da una scarsa competitività e da politiche inefficaci.

Servono occupazioni stabili, di qualità, che valorizzino la dignità del lavoratore e il suo contributo alla società. Infine, le istituzioni devono riscoprire la loro missione di servizio, ricostruendo la fiducia dei cittadini attraverso trasparenza, responsabilità e partecipazione attiva. 

Il deterioramento di questi pilastri è il frutto di egoismo, irresponsabilità e mancata partecipazione, non solo da parte dei governanti, ma anche dei cittadini.

Tuttavia, il Giubileo porta con sé un messaggio di speranza, non come attesa passiva, ma come invito all’azione per costruire una società più giusta, dove le ingiustizie siano sanate e la dignità di ogni persona sia rispettata. 

Con la sua visione di remissione dei debiti e liberazione degli oppressi, il Giubileo ebraico non è solo un evento del passato, ma un modello per il futuro.

Ci spinge a ripensare le nostre realtà politiche, sociali ed economiche, riportandole in armonia con valori di giustizia e solidarietà. Questo messaggio universale, oggi più che mai, può guidarci verso un nuovo inizio. 

Giubileo, l'occasione di rigenerazione universale. La riflessione di Bonanni

Nel mondo contemporaneo, segnato da conflitti, crescenti disparità e crisi sistemiche, il significato del Giubileo assume una valenza universale. È un invito a ripensare i pilastri su cui si fondano le nostre società e le istituzioni internazionali, trasformandoli per garantire pace, uguaglianza e sviluppo sostenibile. La riflessione di Raffaele Bonanni

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