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Secondo la saggezza popolare, che non sbaglia mai “meglio aver a che fare con una persona intelligente e preparata anche se disonesta, piuttosto che con una persona stupida, ignorante, incompetente ed onesta”. Certo sarebbe meglio avere a che fare sempre con persone oneste e capaci, ma tant’è.

Ed invece in questa drammatica congiuntura del Coronavirus ci tocca combattere non solo contro l’infezione pandemica, che continua a fare vittime, ma anche con una parte della nostra classe politica stupida ed incompetente e che non ha nemmeno voglia di approfondire i problemi che le si presentano.
È la sorte che è toccata ad alcuni settori della nostra economia che più degli altri hanno dovuto subire conseguenze negative, dallo “stop and go” di chiusura ed apertura, chiusure totali o parziali, più o meno improvvisate e senza preavviso alcuno; provvedimenti cioè che mostrano quanto si è caduti in basso in termini di conoscenza, esperienza e competenza da parte dei decisori pubblici.

Parliamo ad esempio di settori come quello della cultura, del teatro, degli spettacoli e dell’intrattenimento, in genere, ma anche di quello dei giochi, che con protocolli adeguati, e con intelligenti misure di sicurezza avrebbero potuto continuare almeno a sopravvivere ed, invece, corrono il rischio di scomparire del tutto e di non riuscire a sopravvivere a questa seconda ondata pandemica.
Eppure si tratta di settori come quello dei giochi che dà lavoro ad oltre 150 mila addetti, che assicura un gettito allo Stato di decine di miliardi di euro all’anno (nel 2019 Euro 15,5 miliardi e per il 2020 di 9,8 miliardi cioè meno 5,7 miliardi); che fa innovazione tecnologica tra le più avanzate al mondo; che soprattutto fa argine sul territorio al gioco illegale nelle mani della criminalità più o meno organizzata.

Ma si tratta anche di un settore estremamente complesso per le sue implicazioni normative che sono andate sovrapponendosi nel corso degli anni; per i differenti regolamenti e trattamenti da parte dello Stato, delle regioni ed enti locali (addirittura cambiano le regole tra comuni limitrofi nell’ambito della stessa regione); per il sovrapporsi di competenze tra il ministero degli interni (per la salvaguardia dell’ordine pubblico ed il contrasto ai reati di usura, riciclaggio, evasione fiscale, ecc.), ministero della salute (per la tutela della salute del cittadino consumatore) e dell’Economia (per il gettito che assicura allo Stato), tanto per citarne solo alcuni.

E parliamo perciò di un settore che richiede lo studio di leggi, provvedimenti, di indagini merceologiche, di ricerche come quelle del Censis e dell’Eurispes, di documenti come quello dell’Istituto superiore della sanità; di indagini come quella della Dda, della G.d.f.; dell’Iss in collaborazione con l’Istituto Mario Negri con Ispro, con le università di Pavia e del San Raffaele; dei report dell’“Organismo permanente di monitoraggio ed analisi su rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso”, costituito da tutte le forze dell’ordine.
Senza questi approfondimenti, senza questi studi, senza questa preparazione si cade nella facile demagogia, utile solo a raccattare qualche voto in campagna elettorale ed a far ingrassare consulenti più o meno preparati ed associazioni di pseudo volontariato.

Consulenti ed associazioni che si accreditano per aiutare quantità di ludopati, che pure ci sono e che pur arrivano a distruggere famiglie ed imprese, che pur vanno aiutati seriamente, ma non nei numeri e nelle quantità di cui si parla per fare allarmismo e del facile populismo.

Ma vediamo innanzitutto di cosa stiamo parlando, facendo qualche numero:

Raccolta del gioco è passato dai 47,5 miliardi del 2008 a 110,5 miliardi del 2019

Il gettito allo Stato è passato dai 14,5 miliardi del 2018 ai 15,5 del 2019 e si è drasticamente ridotto a 9,8 miliardi nel 2020 cioè meno 5,7 miliardi rispetto al 2019
Il gioco a distanza (internet) è passato dai 21,2 miliardi del 2016 ai 36,4 miliardi del 2019 cioè quasi il 50% in più e anche per il 2020 c’è stato un incremento fino a 41,6 miliardi.

Il gioco fisico si è drasticamente ridotto a causa delle chiusure pandemiche da 74,1 miliardi del 2019 ai 39 miliardi del 2020 (-35,1).
Questo significa che buona parte di tutto quello che manca nel gioco fisico è finito nel gioco illegale e quindi nelle mani della criminalità, attirata dalla prospettiva di guadagno, di grande guadagno.

Per comprendere bene di quale quantità di gioco stiamo parlando, si pensi che il procuratore nazionale Antimafia stima che il gioco illegale potrebbe valere circa 20 miliardi di euro cioè il 20% di quello legale e ciò è confermato dall’incremento delle segnalazioni, da parte solo dei prestatori di servizi di gioco, di operazioni sospette che sono passate dalle 2.600 del 2017 alle 5.067 del 2018, alle 6.470 del 2019 ed alle 5.772 del 2020, nonostante la chiusura totale.

Per questo l’azione di contrasto al gioco illegale è stato sviluppato dal corpo della G.d.f. con due distinti piani operativi denominati:
a. “giochi illegali”, per il contrasto dei fenomeni d’illegalità e abusivismo nei settori dei giochi, compresi quelli “on line”, delle manifestazioni a premio e di sorte locali;
b. “scommesse illegali”, mirato a prevenire e reprimere gli illeciti che interessano le scommesse e i concorsi pronostici, inclusi quelli “on line”.

Dunque obbiettivo principale delle forze dell’ordine: G.d.f., Polizia di Stato e Carabinieri, oltre al contrasto alla criminalità, è quello di tutelare tutti gli attori della filiera regolare e legale del gioco dalla concorrenza sleale di operatori abusivi e i giocatori da proposte di gioco illegali, insicure e prive di alcuna garanzia, salvaguardando le fasce più deboli, prime fra tutte i minori, la salute del cittadino consumatore e, in genere, l’ordine pubblico.

Giochi, muore un settore (non solo per la pandemia). L'analisi di Pedrizzi

I settori come quello della cultura, del teatro, degli spettacoli e dell’intrattenimento in genere, ma anche di quello dei giochi, che con protocolli adeguati, e con misure di sicurezza dedicate avrebbero potuto continuare almeno a sopravvivere ed, invece, corrono il rischio di scomparire del tutto e di non riuscire a sopravvivere a questa seconda ondata pandemica

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