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La conferenza ministeriale “1+5-Italia-Asia Centrale” ospitata a Roma lo scorso anno è stata una pietra miliare, sia per contribuire alla stabilità regionale favorendo la piena espressione delle potenzialità della regione, sia per continuare a distendere la strategia del governo italiano in un’area altamente strategica come l’Asia centrale. Questa la premessa per comprendere al meglio cosa l’Italia si aspetta dal rafforzamento del partenariato con l’Asia Centrale e con i Paesi dell’area in settori di importanza fondamentale per il futuro come l’energia, la connettività e le infrastrutture. Il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, lo spiega analiticamente. L’occasione è la conferenza “Prospectives on Central Asia” ospitata a Strasburgo dal Parlamento Europeo, dinanzi a rappresentanti di vari Paesi, tutti interessati a capire come potrà migliorare l’impatto delle politiche italiane a quelle latitudini.

La posizione dell’Italia e il ruolo del Mediterraneo

“L’Italia è ben posizionata per guidare l’Unione Europea in un dialogo più profondo con l’Asia Centrale”, dice in premessa l’eurodeputato di Fdi/Ecr Alberico Gambino, neo vicepresidente della commissione Difesa, secondo cui le imprese italiane sono attivamente coinvolte in progetti chiave in Uzbekistan, Kirghizistan e Turkmenistan, in settori come energia, agroindustria e infrastrutture, essenziali per la crescita sostenibile della regione. Il Mediterraneo allargato e la connessione con l’Indo-Pacifico rappresentano uno dei pilastri di questa discussione, dove l’Italia, aggiunge Gambino, grazie alla sua posizione privilegiata nel cuore del Mediterraneo, “può fungere da ponte naturale tra l’Europa e l’Asia Centrale, inoltre, le rotte commerciali vitali che attraversano l’Asia Centrale e che collegano l’Europa e l’Asia sono di importanza cruciale per la prosperità economica globale e la sicurezza regionale”.

Valorizzare le interconnessioni economiche tra gli stessi Paesi dell’area, oltre che di quest’ultima col resto del mondo è per il governo italiano la priorità. Lo sottolinea più volte il viceministro Cirielli, perché in questo modo si assicura all’italia quel ruolo di “capofila” occidentale e di interlocutore privilegiato a livello politico e economico per i Paesi della regione.

“Io stesso ho compiuto visite istituzionali in Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Uzbekistan, effettuando molteplici incontri bilaterali con i miei omologhi, nonché con ministri degli Affari Esteri e vice primi ministri. Questo nostro impegno anche sul piano regionale è frutto di una scelta meditata, che riconosce il suo crescente peso geostrategico quale connessione naturale tra Europa e Asia, utilizzata nei secoli quale direttrice principale della cosiddetta via della seta”.

Le iniziative italiane

Proprio in quest’ambito, nel 2023 Cirielli ha co-presieduto alla Farnesina insieme all’Alto Rappresentante Europeo per l’Asia Centrale, Terhi Hakala la VII Conferenza di Alto Livello Ue- Asia Centrale, un appuntamento che si inquadra nella cosiddetta Piattaforma Ue-Asia Centrale per la cooperazione in materia di ambiente e acqua, istituita proprio a Roma nel 2009 con l’Italia come Paese capofila, attraverso il coordinamento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

I “frutti” di quella conferenza si ritrovano nel primo progetto italiano di cooperazione in un Paese dell’Asia Centrale per la riqualificazione del bacino idrico del Lago D’Aral, epicentro di una delle più gravi crisi ambientali al mondo.

I due enti attuatori del progetto, AICS e Sogesid, hanno stipulato alla Farnesina lo scorso maggio una dichiarazione di intenti per la definizione di un modello operativo e funzionale a interventi di bonifica e rigenerazione ambientale di aree contaminate e il recupero degli ecosistemi terrestri e acquatici. Secondo Cirielli “dinamiche come questa evidenziano in particolar modo la fondamentale importanza delle sinergie tra la dimensione bilaterale e quella bi-regionale dei rapporti con l’Asia Centrale, oltre che la loro strettissima interconnessione”.

Cooperazione e Fondo Clima

Kirghizistan e Tagikistan sono ora tra i nuovi Paesi prioritari per la Cooperazione italiana, nel quadro più ampio dell’impulso all’intensificazione dei rapporti con il Caucaso e l’Asia Centrale, soprattutto in settori quali quelli delle risorse idriche, ambientali e dell’alta formazione. Su impulso del Presidente del Consiglio a seguito del suo incontro con il presidente tagiko Rahmon, il viceministro italiano ha dato l’ok ad di un finanziamento di 30 milioni di euro per la Diga di Roghun, una delle opere chiave del piano energetico del governo del Tagikistan, il tutto all’interno di una cornice accademica come il progetto “La Società Civile come Attore Diplomatico. Lo Sviluppo delle Reti di Conoscenza tra Italia e Asia Centrale”, coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e finanziato dal Maeci. In quell’occasione esperti di alto livello hanno aderito alle summer schools organizzate quest’anno da Milano Bicocca (transizione energetica), dall’Università della Tuscia (agricoltura sostenibile) e al convegno organizzato da Ca’ Foscari sulle risorse idriche.

Relazioni Ue-Asia Centrale

“L’azione italiana e quella degli altri partner sostiene e rafforza l’intensificazione dei legami e delle potenziali sinergie tra l’Unione Europea e Asia Centrale”. Questa la traccia che secondo Cirielli sta caratterizzando l’azione del governo italiano, oggettivamente consapevole delle mille opportunità che il bacino asiatico centrale offre, non solo all’Ue ma anche all’Italia. “Questa attenzione crescente e condivisa da parte Ue alla dimensione regionale dell’Asia Centrale parte dal riconoscimento che essa può essere motore di pace, stabilità, sviluppo sostenibile e gestione razionale delle importanti risorse di cui essa dispone”. Appare di tutta evidenza che, a maggior ragione in una fase caratterizzata dalla scomposizione di alleanze a quelle latitudini, l’Unione Europea ha un interesse strategico a rafforzare la propria presenza in Asia Centrale, sia come contesto regionale che con i singoli Paesi dell’area, “anche per ridurre le influenze di attori terzi che non condividono nostri valori”. In questo senso vanno letti due appuntamenti strategici, come la ministeriale e il Vertice Ue-Asia Centrale, due segnali di indirizzo politico che hanno come conseguenza diretta il rafforzamento dei rapporti bilaterali, basati sugli accordi rafforzati di Partenariato e cooperazione (cd. EPCA) che costituiscono piattaforma efficace per portare avanti un dialogo costruttivo sulla base di reciproci interessi.

Ma non è tutto, perché un ulteriore appuntamento significativo sarà a Samarcanda il 3 e 4 aprile per il Vertice Ue-Asia Centrale al fine di tenere alta l’attenzione sulle sinergie tra dimensione bilaterale e bi-regionale, dando seguito in particolare nei settori ad alto valore aggiunto come energia, connettività, materie prime. Cirielli ricorda che la realizzazione della diga, affidata all’italiana WeBuild dal governo tagiko, porterà alla nascita di uno dei più grandi impianti idroelettrici dell’Asia centrale, con una potenza installata pari a quella di 3 reattori nucleari tradizionali.

Il quadro generale è in continua evoluzione sia per l’attività della comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e la CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), sia per le crescenti difficoltà della Russia nel mantenere il suo dominio diretto sulla regione e sia perché la Cina, attraverso la Belt and Road Initiative ha rafforzato la sua posizione economica, incrementando la dipendenza politica ed economica dei paesi centrali nei confronti di Pechino.

Inoltre il prossimo vertice del Consiglio Europeo, previsto per aprile 2025, offrirà una piattaforma per l’Unione Europea per delineare una strategia chiara e coordinata per l’Asia Centrale.

 

 

Come migliorare le politiche italiane sull'Asia centrale

Il viceministro degli Esteri Cirielli a Strasburgo delinea come il governo intende rafforzare la cooperazione in un’area dall’importanza crescente nelle dinamiche geopolitiche ed economiche globali. Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan sono partner naturali per l’Unione Europea. E l’Italia vanta già numerosi progetti

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