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Prosegue la stretta del governo cinese contro i dissidenti di Hong Kong. Questa volta, alle accuse di frode imputate all’imprenditore e magnate dei media, Jimmy Lai, sono stati aggiunti reati riferiti nella nuove legge sulla sicurezza nazionale approvata da Pechino.

Secondo l’emittente TVB, ripresa dall’agenzia Nova, il fondatore del quotidiano Apple Daily, molto critico nei confronti della Cina, è accusato di collusione con forze straniere e di avere messo in pericolo la sicurezza nazionale. Il 1° luglio il tabloid ha definito la legge sulla sicurezza nazionale “il chiodo finale della bara” sull’autonomia di Hong Hong. E nel 2019, l’imprenditore ha incontrato il vicepresidente americano, Mike Pence, e il segretario di Stato, Mike Pompeo, per discutere sulle ultime normative della Cina.

La sentenza sul caso di Lai è prevista domani e i media locali avvertono che potrebbe rischiare l’ergastolo. Come raccontato da Formiche.net, Lai è stato arrestato ad agosto e gli è stata negata la libertà su cauzione perché è considerato a rischio di fuga.

Sempre oggi, il leader del movimento studentesco Studentlocalism, il 19enne Tony Chung, è stato giudicato colpevole di vilipendio della bandiera nazionale, ed è stato accusato di avere fatto parte di un’assemblea illegale nella primavera del 2019. Chung è stato il primo leader politico ad essere accusato di secessione, riciclaggio di denaro sporco e cospirazione per la pubblicazione di contenuti sediziosi, ai sensi della nuova legge sulla sicurezza nazionale (qui tutti gli altri casi riportati da Formiche.net).

Il caso di Chung sarà aggiornato il 29 dicembre e i media locali sostengono che rischia una pena di tre anni di carcere. Questa decisione si aggiunge alle ultime strette di Pechino contro i giovani dissidenti di Hong Kong, tra cui l’arresto di Agnes Chow (qui l’articolo di Formiche.net).

Intanto, sul piano diplomatico, Pechino continua le provocazioni. All’evento della Camera di commercio americana (AmCham), il governo cinese ha inviato un alto funzionario sanzionato dagli Stati Uniti, nonostante le limitazioni. Si tratta di Wang Chen, membro del Politburo del Partito comunista cinese, vicepresidente dell’Assemblea nazionale del popolo e uno dei 14 funzionari recentemente sottoposti alle sanzioni americane per il loro ruolo nelle ultime repressioni contro i dissidenti a Hong Kong.

Greg Gilligan, presidente di AmCham China, ha spiegato in una comunicazione che “altri sviluppi di questa settimana hanno coinvolto considerazioni politiche, di cui non facciamo parte […] Siamo un’organizzazione indipendente che mira a essere un ponte commerciale per conto dei nostri membri tra gli Stati Uniti e la Cina”.

La presenza di Wang all’evento alimenta ancora le critiche sul divario tra le scelte a favore dei diritti e le libertà del governo americano e l’atteggiamento degli imprenditori Usa nei confronti della Cina.

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