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Governance nazionale, politiche di acquisto ma anche politiche industriali e attività di reshoring e, non da ultimo, sanità digitale. Sono questi i pilastri fondanti della proposta presentata alla commissione Affari sociali della Camera in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza, meglio noto come Pnrr, il quale rappresenta il programma di investimenti che l’Italia dovrà proporre alla Commissione europea nell’ambito del Next generation Eu. E rappresentano inoltre gli elementi chiave che, secondo Enrique Häusermann – presidente di Egualia (già Assogenerici) – non possono mancare per una ripresa che sia stabile e di lungo periodo e che, non da ultimo, garantisca “una reale e consapevole ripartenza non solo del comparto sanitario e farmaceutico, ma anche dell’intero Paese”.

MODELLI SANITARI RESILIENTI

Del resto, i player sanitari e farmaceutici sono senza dubbio fra quelli che maggiormente hanno toccato con mano le difficoltà incontrate e riscontate dall’Italia non solo nella gestione della pandemia, ma anche di tutte quelle conseguenze che ne sono derivate. “La pandemia – ha commentato Häusermann – ha messo in luce l’importanza di modelli sanitari che siano in grado di adattarsi velocemente alle crisi, rispondendo prontamente ai nuovi bisogni di cura e ha dato il via a una riflessione sul concetto di globalizzazione della produzione farmaceutica”.

TETTI DI SPESA

Al centro della proposta, una revisione programmatica – di cui si parla ormai da anni – dei tetti di spesa. Richiesta a gran voce dal mondo farmaceutico, da qualche mese le stesse istituzioni ne parlano come di una misura non più prorogabile. “Il sistema dei silos chiusi e dei tetti di spesa, ma anche quello del payback farmaceutico – aveva dichiarato proprio il ministro della Salute Roberto Speranza in occasione dell’Assemblea di Egualia  – non funziona e non è più in grado di rispondere alle esigenze del nostro Servizio sanitario nazionale e della domanda di salute del nostro Paese”.

MEDICINA TERRITORIALE E GAIN SHARING

Tra le altre policy si propongono una scelta più razionale dei canali di distribuzione, velocizzazione dei meccanismi di prezzo e rimborso e maggiore gain sharing attraverso un più efficace monitoraggio dei risparmi generati da usi appropriati delle risorse rispetto ai target non solo economici ma anche di trattamento clinico. Non da ultimo, fra i punti nodali del documento, una medicina territoriale più e meglio sviluppata. Del resto è opinione condivisa dagli esperti che una medicina territoriale più radicata e meglio sviluppata avrebbe potuto se non incrementare l’efficienza delle terapie contro il Covid, quantomeno frenare l’ondata dei contagi. Nell’obiettivo dunque di una sanità più preparata ad affrontare eventuali nuove emergenze, come del resto la stessa agenda comunitaria prevede, la medicina territoriale e non può e non deve essere messa da parte.

PURCHASING POLICY

Indispensabile, inoltre, secondo la memoria, rivedere i meccanismi di gara, specie per le forniture ospedaliere, che rischiano in qualche modo di determinare la fuoriuscita di alcune delle piccole e medie imprese che costituiscono l’humus economico e finanziario dell’Italia. Due gli obiettivi in quest’ambito: traghettare il sistema di acquisto dal criterio del prezzo minimo a quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa attraverso gli strumenti di acquisto pubblici più adeguati a garantire la continuità delle forniture e adottare un metodo di definizione puntuale dei fabbisogni, con nuovi e più accurati strumenti di quantificazione.

RESHORING E POLITICA INDUSTRIALE

Accanto alla medicina territoriale il reshoring è senza dubbio uno dei grandi protagonisti (assenti) di questa pandemia. La carenza di mascherine ma anche di respiratori e di farmaci è in parte stata causata da una feroce delocalizzazione perpetrata negli anni nel perseguimento (e inseguimento) del prezzo più basso e del maggiore profitto. “Il nostro Paese è sempre stato particolarmente attivo in questo settore sino alle politiche di sfrenata delocalizzazione degli ultimi decenni – dichiarava già all’inizio della pandemia Fabrizio Landi, presidente della Fondazione Toscana Life Sciences – quando alla ricerca di costi sempre più bassi abbiamo iniziato a produrre qualunque cosa, e dunque anche i prodotti biomedicali, fuori Schengen”. Per far fronte a ciò, come si legge nella testo, si suggeriscono misure capaci di ridare maggiore autonomia e capacità di reazione all’industria del farmaco, destinando destinare una parte delle risorse previste nel Pnrr a progetti di sviluppo industriale in grado di potenziare la produzione in Italia di farmaci e principi attivi farmaceutici.

DIGITAL HEALTH

Innovazione e tecnologica sono infine i capisaldi di una sanità che sia in grado di guardare al futuro. Non a caso, il documento riserva al tema ampi spazi, con particolare attenzione agli investimenti in digitalizzazione dell’assistenza medica, alla promozione del fascicolo sanitario elettronico e alla telemedicina. Del resto, seppure non del tutto regolamentati, gli strumenti offerti dalla rivoluzione digitale sono stati validi alleati già nella gestione dell’emergenza Covid-19. Un uso più massivo ma anche meglio disciplinato degli stessi potrà dunque garantire importanti passi avanti per la sanità nazionale non solo nella gestione delle emergenze sanitarie ma anche delle attività ordinarie, garantendo maggiori benefici per i pazienti, ma anche per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

UN’OCCASIONE DA NON PERDERE

“Il Pnrr è una grande un’occasione”, ha ricordato Häusermann, secondo cui, però, si tratta anche grande responsabilità. “I fondi previsti – ha aggiunto – devono essere utilizzati bene, attraverso un progetto chiaro e coraggioso, capace di sostenere e rilanciare tutti quei settori rivelatisi in questi mesi fondamentali per la tenuta sociale, economica e sanitaria e che necessitano oggi di un profondo ripensamento”.

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