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La linea Maginot di Giuseppe Conte resiste al fuoco delle Regioni. Nel braccio di ferro coi territori, l’esecutivo ha la meglio, inforcando la via del rigore. Il vertice con Regioni, Comuni e province convocato dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, in vista del nuovo Dpcm, che entrerà in vigore il 3 dicembre, ha portato di fatto ad una conferma delle restrizioni.

Al di là della valutazione di merito, ciò che preoccupa Giovanni Guzzetta, ordinario di Diritto pubblico all’università Tor Vergata è “la continua elusione dei passaggi procedurali da parte del governo”.

“Questo Dpcm – osserva il docente – è uno dei più importanti che dovranno essere varati, tanto più che andrà a regolamentare le attività degli italiani in un periodo particolarmente delicato”. In cui peraltro “l’economia realizza tradizionalmente quell’impennata incomparabile rispetto al normale andamento nell’anno dell’anno”. Ebbene, attraverso il decreto legge 19 del 2020 il governo ha stabilito un’interlocuzione preventiva con il Parlamento rispetto all’emanazione dei provvedimenti. Un’interlocuzione che, nei fatti, “non avverrà”.

Questo, secondo Guzzetta, comporta che “come al solito il governo assumerà una decisione in modo non trasparente e senza il controllo dell’organo di rappresentanza dei cittadini che verranno colpiti da queste misure: il Parlamento”. Il tutto ingenera non pochi problemi. “Siamo di fronte – considera il cattedratico – ad una totale opacità dei processi istruttori che conducono alle decisioni. Infatti, non siamo a conoscenza degli elementi empirici sui quali vengono fondate le decisioni”.

E, anche per questo, “non si capisce se il problema sia l’assembramento, la deficienza delle strutture sanitarie o altro”. Anche perché logica vorrebbe che “l’ammontare delle restrizioni sia strettamente legato alla capacità di tenuta del sistema sanitario”. Tema questo, sul quale a detta di Guzzetta “gli italiani dovrebbero essere informati. Cosa si sta facendo per migliorare le capacità del sistema sanità e prevenzione?”

Anche sul continuo e ricorrente tema del rapporto fra lo Stato centrale e le Regioni, il giurista ha le idee ben chiare. “Si tratta di una materia, disciplinata a livello costituzionale, che prevede la collaborazione tra le due istituzioni. Così come prevede, nei casi di specie, il fatto che lo Stato possa prevalere utilizzando specifiche procedure . Anche in questo caso, questi strumenti previsti, sono stati elusi dal governo”. Anche in questo frangente, a detta del docente di Tor Vergata, “l’Esecutivo procede con aggiustamenti procedurali più o meno improvvisati non attenendosi al dettato costituzionale, ne tantomeno alle procedure previste per la gestione dell’emergenza previste dalla legislazione attuale”.

La consultazione preventiva col Parlamento, appunto. Il vero tema però è che, oltre all’opacità delle procedure, i prodotti legislativi, anche a livello di logica sono “quantomeno discutibili”. “Ed legittimo – sfioretta Guzzetta – chiedersi il perché il governo abbia stabilito il divieto degli spostamenti fra le Regioni il 20 di dicembre e non il 22 ad esempio. Fermo rimanendo che queste decisioni incidono pesantemente sulle persone che lavorano”.

Probabilmente quindi, l’emergenza Covid ha rimesso al centro una battaglia che i grillini, da tempo stanno conducendo. La revisione del titolo V della Costituzione. Eppure, secondo Guzzetta “chi invoca riforme delle Costituzione quando questa non viene applicata, esibisce solo una contraddizione, un pretesto.” Non si può, infatti, “riformare la Carta se prima non la si applica”.

Detto questo, considera il docente, “il titolo V ha una serie di criticità che esistevano ben prima della crisi sanitaria e che in qualche modo ne prescindono”. “Ho la sensazione – riprende – che in questa fase confusionale si stia cercando qualche capro espiatorio per evitare i problemi, a seconda dell’aria che tira”. Sulla stabilità dell’esecutivo giallorosso, Guzzetta (che peraltro ha firmato la petizione C’eravamo fidati su change.org) non si pronuncia. Se non per constatare un dato inconfutabile.

“Mi pare evidente – dice – che ci sia una fibrillazione politica all’interno della maggioranza, anche al netto della gestione dell’emergenza in senso stretto. C’è più fermento per la partita legata all’aspetto economico della pandemia e della gestione delle risorse”. In una situazione del genere, chiude, “anche la stabilità del governo, e dal presidente del Consiglio diventa precaria”. D’altro canto “quanto più si dà la sensazione di scelte non ponderate e basate su processi istruttori non chiari e che non vengono resi pubblici, tanto più la fiducia dei cittadini tende a ridursi”.

Dpcm Natale, il governo continua sulla linea dell'opacità. Parla Guzzetta

Di Federico Di Bisceglie

Procedure opache e niente confronto con il Parlamento. Giovanni Guzzetta, costituzionalista, ordinario di Diritto pubblico all’Università di Tor Vergata, commenta l’operato del governo alle prese con il varo del nuovo Dpcm, “inutile riformare la Costituzione se non si applica”

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