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Per quanto cherosene si possa mettere nei motori di Alitalia, se il peso della compagnia sarà eccessivo il decollo potrebbe anche avvenire. Ma non è detto che si possa arrivare a destinazione. Mentre Europa e l’Italia lavorano all’ennesima resurrezione di Alitalia, nazionalizzata al 100% con 3 miliardi e con un piano industriale che prevede il passaggio diretto delle attività di volo alla Newco Ita (solo 45 aerei), da ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, arrivano delle precisazioni. Forse dovute.

Bruxelles sembra essere in sintonia con Roma. Ieri l’incontro a quattro tra lo stesso Giorgetti e i ministri dell’Economia (azionista di Alitalia), Daniele Franco e dei Trasporti, Enrico Giovannini insieme al commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che ha sancito una non scontata apertura dell’Ue all’operazione Alitalia. Al punto che Bruxelles vorrebbe escludere una gara pubblica per il passaggio da Alitalia alla Newco pubblica Ita, fluidificando e velocizzando il rilancio.

Giorgetti, ascoltato in commissione alla Camera, ha messo i classici punti sulle i. Della serie, bene il nuovo decollo, si spera tra luglio e agosto, ma lo Stato ha messo sul piatto 3 miliardi, forse gli ultimi dopo i 12,6 sborsati in 45 anni tra riassetti, privatizzazioni intere o parziali e, ovviamente, fallimenti.

Per questo, a operazione conclusa, Alitalia dovrà volare con le sue ali, come peraltro chiede l’Ue che tra le condizioni per il via libera al salvataggio, evitando il muro degli aiuti di Stato. “Discontinuità, sostenibilità economica e orientamento sul mercato”, sono le parole d’ordine, di Giorgetti. Ad indicare la svolta sostanziale sono soprattutto i tre diktat del dicastero di Via Veneto.

“Lo Stato farà la sua parte e ci crede, 3 miliardi di euro per avere una compagnia aerea che garantisca l’accessibilità dell’Italia al cargo business e alla sua vocazione al turismo. Ma la compagnia deve poi essere in grado di sostenersi da sola. Non è possibile immaginare un contributo statale. Noi stiamo negoziando duro ma anche il governo condivide con l’Ue che la newco abbia un suo equilibrio economico aziendale. Tutto ciò significa che per volare Ita non può essere troppo pesante, se è troppo pensante non vola.”

E per abbassare il peso, bisogna tagliare dipendenti, anche a costo di andare incontro a “ripercussioni, anche di carattere sociale che stiamo valutando anche con ministro del Lavoro. Servono strumenti per chi non potrà essere accolto a bordo della newco.” Formiche.net ha chiesto un commento ad Andrea Giuricin, economista dei trasporti del Bruno Leoni e grande esperto di Alitalia. Giuricin condivide l’impostazione di Giorgetti.

“Il ministro altro non ha fatto che ribadire un concetto. Alitalia deve stare sul mercato, senza più la stampella pubblica. E questo lo pensa anche l’Europa. Da questo punto di vista è stato fatto un esercizio di realtà. L’uscita di Giorgetti fa parte della trattativa politica in corso. L’Ue chiede discontinuità e il governo italiano sottoscrive”, mette in chiaro l’economista. “Ora semmai il problema è un altro”, spiega l’economista. “Mi chiedo come farà una compagnia con 45 aerei, che peraltro non è più di bandiera visto che ha una quota dell’8% in termini di turisti portati in Italia, a competere sul mercato? Sarà molto difficile.”

Sul futuro di Alitalia Giuricin non è certo ottimista. “Vedo molto difficile per Alitalia rimanere sul mercato, un mercato europeo che è debole. Rimane lo scacchiere domestico, in cui molte tratte sono state date a mezzo sussidi. Sarà complesso trovare una nicchia e questo è il vero problema. Ora il governo deve giocare questa partita, al netto del salvataggio. Sui paletti c’è sintonia con l’Ue e Giorgetti lo ha dimostrato. Ma ora c’è la sfida del mercato. Io mi aspetto sinceramente che il governo vada avanti con questo grande progetto, ma Alitalia da sola sul mercato non ci può stare. Forse, alla fine, finirà dentro un grande gruppo.”

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