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Forze armate all’avanguardia, interforze, motivate, pronte a operare nei nuovi scenari globali. È questa la visione che il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, ha delineato davanti alla commissione Difesa della Camera, nel corso di un’audizione sulle linee generali del suo incarico. L’obiettivo principale del generale è gettare le basi di una transizione ampia dello strumento militare italiano, chiamato oggi ad affrontare una realtà internazionale “caratterizzata da un incremento del livello generale di conflittualità”. Le Forze armate, ha affermato Portolano, “sono chiamate a un impegno che si prevede lungo e gravoso e richiederà capacità, risorse e adattamenti su larga scala”. Di qui l’avvio di un processo di revisione e adattamento che prende forma attraverso sei linee strategiche, raccolte in un nuovo documento di strategia militare nazionale, redatto per la prima volta in Italia e di prossima presentazione all’autorità politica.

Le direttrici strategiche

La prima linea d’azione riguarda la coerenza dello strumento militare. “È necessario un ammodernamento e un rinnovamento generazionale dei mezzi e dei sistemi d’arma – ha sottolineato – accompagnati da un addestramento continuo e realistico per fronteggiare minacce in tutti i domini”. La seconda si concentra sulla dimensione cooperativa e sull’integrazione internazionale, con particolare attenzione alla partecipazione italiana a esercitazioni multinazionali, cooperazione bilaterale e assunzione di ruoli di leadership nelle organizzazioni internazionali. La terza direttrice è dedicata alla ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica. “La capacità di difesa passa oggi anche dalla risposta a minacce cibernetiche e ibride”, ha evidenziato il generale. La quarta riguarda la razionalizzazione funzionale: “Dobbiamo avere uno strumento militare snello, reattivo, capace di superiorità informativa e cognitiva per garantire flussi decisionali rapidi ed efficaci”. La quinta direttrice è forse la più delicata: il personale. “Dobbiamo valorizzare le capacità umane e riequilibrare le dotazioni organiche adeguandole alle reali esigenze funzionali – ha spiegato –. È necessario pensare a un ringiovanimento delle Forze armate e rendere la carriera militare attrattiva per i giovani”. Infine, la sesta direttrice è proiettata all’esterno: Portolano ha ribadito l’importanza del collegamento tra lo strumento militare e il mondo accademico, l’industria e i think tank, per intercettare le macro-tendenze globali e rafforzare l’influenza internazionale dell’Italia.

Difesa e deterrenza tra Italia ed Europa

La visione strategica illustrata da Portolano si innesta su una riflessione più ampia, che coinvolge il posizionamento dell’Italia in ambito euro-atlantico. “L’attuale momento storico ci impone di sostenere la dimensione collettiva della sicurezza in ambito euroatlantico, ma anche di disporre di un’autonoma capacità difensiva”, ha detto. Un equilibrio non semplice, che impone scelte politiche e industriali coerenti. “La sfida che devo affrontare – ha aggiunto – consiste nel trovare il giusto bilanciamento tra bisogni nazionali ed esigenze sovranazionali: si tratta di costruire uno strumento militare credibile, evoluto, efficace ed efficiente”. Uno degli snodi cruciali è il potenziamento della capacità di difesa aerea. In quest’ottica, il generale ha confermato che l’Italia guarda con attenzione a un sistema come l’Iron Dome, individuato come una delle priorità strategiche dal ministro Guido Crosetto: “Oggi non disponiamo di un sistema di copertura aerea totale, né sulla parte nazionale né su quella di responsabilità Nato”. In questo quadro, però, il generale ha anche sottolineato la necessità che l’Unione europea si doti di una propria architettura di comando e controllo militare unico. “Serve una figura di comandante unico europeo che sia referente a livello politico – ha detto Portolano – e va costruita una rete di informazioni classificate, che oggi manca a livello europeo ma esiste in ambito Nato”. Un punto, questo, che tocca il cuore della futura difesa comune europea, oggi ancora un progetto frammentato.

Ucraina, produzione e stockpile

Sul fronte operativo, il capo di Stato maggiore ha ribadito il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina: “È un dovere sostenere Kyiv contro l’aggressione russa, anche con la donazione di munizionamento. Ma ciò ha avuto un impatto sugli stockpile nazionali”. Le tempistiche per ripristinare le scorte dipendono da una doppia variabile: “La capacità di spesa e quella industriale di produzione: oggi esiste un gap significativo, da colmare nel medio periodo”. Il quadro delineato da Portolano è chiaro. Di fronte a una Russia che “ricostituisce le capacità militari più rapidamente del previsto” e rafforza la propria postura lungo il fianco Est dell’Alleanza, l’Italia deve dotarsi di uno strumento militare “pronto, resiliente, scalabile e altamente proiettabile, in grado di anticipare gli eventi, non subirli”. Un monito, infine, anche per la Nato: “Così come ha ricordato la presidente Meloni, è necessario che l’Alleanza guardi con maggiore attenzione al fianco Sud, oggi terreno fertile per minacce ibride e instabilità diffusa”.

Interforze, moderne, resilienti. Le forze armate del futuro secondo Portolano

Dalla cooperazione internazionale alla deterrenza, dal rinnovamento tecnologico al capitale umano, il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, in commissione alla Camera invoca delle Forze armate al passo con le minacce contemporanee, interforze, moderne e capaci di proiettarsi nei nuovi scenari globali. Sullo sfondo, l’imperativo di rafforzare il ruolo dell’Italia tra Nato e Unione europea e la necessità di bilanciare impegni operativi e capacità industriali

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