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Un ufficiale di alto grado dell’Irgc, il corpo militare teocratico iraniano, è stato ucciso in un attacco aereo lungo il confine tra Siria e Iraq pochi giorni fa. Lo rivelano funzionari iracheni a diversi media arabi: non ci sono conferme da Teheran per ora, ma non c’è ragione di credere che non sia possibile (dunque vero). D’altronde non sarebbe la prima volta che i militari iraniani finiscono vittime di attacchi in quella o altre aree della Siria, dove i Pasdaran sono impegnati a sostenere il regime assadista da un decennio e nel frattempo facilitano il passaggio di armi sofisticate alle milizie sciite che gli stessi Pasdaran hanno mobilitato all’intento del conflitto siriano (parliamo dei corpi armati di partiti come la libanese Hezbollah e altre componenti simili irachene).

Israele da almeno otto anni martella con costanza disarmante questi traffici. Attraverso una copertura minuziosa fatta di intelligence a terra e strumenti tecnologici, ha colpito con assiduità tutti i trasferimenti di armi che ha potuto, secondo una direttiva che da tempo esce dall’intelligence di Tel Aviv: dobbiamo agire in forma preventiva, perché prima o poi quelle armi che gli iraniani passano a Hezbollah saranno – una volta chiuso il conflitto siriano – usate contro lo stato ebraico. Prima agiamo, dicono gli ufficiali israeliani, prima ci togliamo di torno un problema: che però non è curabile alla radice, in quanto oltre a quelli bloccati di traffici ce ne sono tanti altri sfuggiti, e la maggioranza degli analisi è concorde nel pensare che Hezbollah e le milizie irachene nel corso degli undici anni di guerra siriana si siano rafforzate notevolmente.

La scorsa settimana il comandante delle Irgc Esmail Ghaan è stato in tour a Beirut (dove avrebbe visto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah), Damasco e Baghdad per incontrare i proxy locali e – secondo informazioni diffuse da un giornale franco-libanese – avrebbe chiesto a quelle milizie collegate di usare moderazione contro Israele in questo momento, per evitare incidenti (forse in attesa dell’insediamento della nuova amministrazione americana?). Nel frattempo però, da anni i Pasdaran hanno cercato di trasformare la Siria in una piattaforma militare contro Israele, e ciò è facilmente comprensibile dalla disposizione di molte delle basi di Hezbollah riportate nell’immagine sotto (la mappa è stata prodotta dal Josoor fo Studies and Development, un think tank di Istanbul specializzato sulla Siria).

Al Arabaya – che non è sempre molto solida nelle informazioni e spesso spinge una linea anti-iraniana ma ha buone fonti sparse in tutto il Medio Oriente – sostiene che a essere ucciso nell’attacco di due giorni fa sia stato Muslim Shahdan, comandante operativo delle Irgc in Siria, la cui auto è stato centrata da un missile lanciato da un drone mentre attraversava il confine siro-iracheno all’altezza del valico di al Qaim. Al-Mayadeen, un network libanese di proprietà di Hezbollah, sostiene che la notizia è falsa, ma certe dichiarazioni vanno inserite in uno scenario.

Pochi giorni fa, un famoso fisico nucleare iraniano che – secondo le intelligence israeliana e americana – guidava il programma atomico clandestino degli ayatollah, Mohsen Fakhrizadeh, è stato ucciso mentre si spostava, accompagnato dalla scorta dei Pasdaran, fuori Teheran. Fakhrizadeh sembra sia stato anche un alto funzionario dei Pasdaran, e dunque – dopo un’estate di sabotaggi compiuti contro siti strategici in Iran – ammettere di aver subito in Siria un altro colpo duro alla catena del comando militare sarebbe complesso per la narrativa dei falchi iraniani tanto quanto per il governo; soprattutto davanti a un polemica che sta interessando il dibattito pubblico e politico tra conservatori e pragmatici nella Repubblica islamica.

(Foto: Wikipedia, Irgc)

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