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Se è vero che la storia si ripete, allora la patrimoniale è la ruota per eccellenza. Ciclicamente la tassa sui patrimoni (da Amato a Monti) torna a occupare le pagine dei giornali, un po’ spauracchio un po’ strumento di giustizia sociale. E l’annus horribilis che si sta per chiudere porta in dote l’ennesimo dibattito su una tassa che potrebbe andare a colpire i redditi oltre il mezzo milione annuo. La proposta per un prelievo annuo, tra lo 0,2% fino a un massimo del 2%, è contenuta in un emendamento alla manovra presentato da alcuni deputati del Pd e di Leu (primi firmatari Matteo Orfini  e Nicola Fratoianni): una sberla da 18 miliardi, tanto sarebbe l’incasso stimato nella medesima proposta.

Ma è davvero tempo di patrimoniale in tempi di consumi pressoché azzerati, complice un Natale in odore di lockdown commerciale? Per Pierluigi Bersani, che al posto di patrimoniale ha utilizzato un più elegante “meccanismo di solidarietà” è tempo che chi ha di più, dia qualcosa in più, in un momento drammatico della nostra storia. Non se ne parla, invece, per le prime linee del Movimento, a cominciare da Luigi Di Maio e Stefano Buffagni. Così come per Italia Viva e, molto più velatamente, il Pd. Formiche.net ha sentito in merito chi rappresenta uno dei settori potenzialmente più colpito da una simile tassa, i commercianti, ovvero Vincenzo De Luca, a capo dell’area Fisco di Confcommercio. Una patrimoniale potrebbe essere una picconata alla fiducia delle persone e delle imprese, con ulteriori effetti negativi sui consumi.

UN ERRORE DA (NON) COMMETTERE

“Una patrimoniale in questo momento sarebbe assolutamente dannosa ma anche anacronistica. Perché andare a intervenire sulla ricchezza sarebbe una mazzata alla fiducia delle imprese e dei consumatori. Lo abbiamo visto in passato come le imposte sul patrimonio immobiliare e liquido abbia causato dei danni. Oggi un’operazione di questo genere è assolutamente improponibile”, spiega De Luca.

“In queste settimane stiamo vedendo il morale delle famiglie italiane a pezzi. Che cosa si pensa di fare con una tassa di questo genere? Di risollevare le sorti? Se lo scordassero. Qui l’unica operazione da fare è una riforma fiscale, che vuol dire abbassamento delle tasse. Le patrimoniali sono tasse che interessano o i risparmi delle famiglie o gli immobili. Va da se come tasse di questo tipo attacchino le certezze di chi muove l’economia reale. Se il governo ha intenzione di colpire il patrimonio degli italiani, l’unico effetto che otterrà sarà quello di spaventarli più di quanto non lo siano”.

OBIETTIVO IRPEF

L’economista ha pochi dubbi, la patrimoniale è poco più di una rappresaglia. “Ho la vaga sensazione che qualcuno stia perdendo di vista il vero obiettivo, che è quello di abbassare le tasse, a partire dall’Irpef che è la madre di tutte le imposte. Non solo. Che ne è stato di quella idea di ridurre l’Iva ai settori maggiormente colpiti dalla crisi? Una riduzione dell’Iva settoriale, insomma. Vanno bene i ristori, ma sono poca cosa. Ridurre le aliquote Iva in via transitoria al limite, sarebbe la strada da percorrere. Vede, questa è un’operazione che ha senso, ma fare una patrimoniale con la sola conseguenza di spaventare famiglie e investitori, me lo dice lei quale è il senso?”

CACCIA ALLA RIFORMA (FISCALE)

De Luca ha in questi giorni la legge di Bilancio, che è all’esame del parlamento. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha più volte sottolineato l’esistenza nella manovra dei semi della riforma fiscale. Ma è davvero così? “Segnali ci sono, i fondi stanziati in questa manovra per la riforma fiscale ammontano a 8 miliardi per il 2021 e 7 per il 2022. Ma di questi, 5 miliardi vanno all’assegno unico per le famiglie. Il resto dovrebbe andare per la riduzione fiscale, ma onestamente rimane poco per un taglio delle aliquote e per la riduzione degli scaglione Irpef. Servirebbero dieci miliardi. Almeno.”

No alla sirena della patrimoniale. Ma... Parla De Luca (Confcommercio)

L’economista di Confcommercio: follia tassare i patrimoni in questo momento, sarebbe il colpo di grazia al morale di famiglie e investitori. Il governo dovrebbe piuttosto pensare un vero riassetto dell’Irpef e alla riduzione selettiva dell’Iva. Servirebbero dieci miliardi solo per il 2021, ma non arriveremo a tre

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