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Erano da poco passate le 19 italiane, circa le 13 negli Stati Uniti quanto  Jerome Powell, intervenuto a un evento organizzato dal Wall Street Journal, ha gelato i mercati statunitensi. La Federal Reserve, la banca centrale americana, si aspetta un aumento dell’inflazione, ma anche dell’occupazione, con la ripresa a tutti gli effetti del ciclo economico, passata l’emergenza pandemica. I timori della viglia si sono concretizzati e nelle orecchie degli investitori che comprano titoli pubblici sono risuonate proprio quelle parole che non volevano sentirsi dire: la grande massa di contributi pubblici per sostenere l’economia ha fatto lievitare i prezzi.

Come raccontato da Formiche.net, la paura di una ripresa dell’inflazione sta spingendo in alto i rendimenti sui Treasures, i titoli pubblici americani: gli investitori, preoccupati, chiedono un premio più alto per sottoscrivere i titoli e finanziare il debito statunitense. Il che ha, ovviamente delle ripercussioni, soprattutto sui listini.

Powell ha cercato di essere prudente, ma non poterva non dire le cose come stanno. Così come ha cercato di tranquillizzare gli investitori per il timore di un’inflazione in forte aumento, che potrebbe spingere la Fed ad alzare i tassi d’interesse prima del previsto. Il governatore ha poi dichiarato che l’aumento dell’inflazione sopra il target del 2% per un paio di trimestri o più non avrebbe ripercussioni nel lungo periodo e che la Fed non permetterà che si ritorni a un’inflazione alta. “Ci aspettiamo che con la riapertura dell’economia e, si spera, con la ripresa, assisteremo a un aumento dell’inflazione grazie agli effetti di base”, ha dichiarato Powell.

Ma la prudenza non sembra essere bastata ai grandi compratori di debito. Lo dimostra il fatto che i mercati non hanno reagito bene alle parole del numero uno della Fed. L’azionario Usa ha virato subito in ribasso, mentre sono riprese le vendite sul mercato obbligazionario. E i rendimenti dei titoli di Stato sono tornato sopra l’1,5%. Gli analisti, comunque, non sono troppo ottimisti.

Quelli di Anthilia Sgr, per esempio, evidenziano come “sprecare munizioni per proteggere economia e mercati da tassi reali al momento a -0.67% sia un cattivo uso delle risorse della Fed, in particolare a pochi giorni dal varo di un nuovo pacchetto di stimolo da 8/9% del Pil, che ne segue uno di 5 punti meno di 3 mesi fa. Se l’economia deve normalizzarsi, e gli stimoli sono di quelle dimensioni, i mercati si devono rassegnare a tassi nominali”. Secondo Reuters, invece, Powell è solo una scusa per vendere titoli di Stato, costringendo il Tesoro Usa ad alzare il premio, rendendoli più appetitosi. “Il mercato è già debole e sta cercando una scusa per vendere”.

Powell il prudente spaventa ancora i mercati Usa

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