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“La Russia e il presidente russo hanno più volte difeso la conservazione del trattato New Start, e se gli Stati Uniti dimostreranno la volontà politica di preservare il documento con un’stensione iniziale, ciò potrà solo essere accolto positivamente”. Così il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato la volontà di Mosca di riprendere il dialogo sul trattato di limitazione delle armi nucleari. L’annuncio, espressamente diretto a Joe Biden, è arrivato a pochissime ore dall’insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca, e appare in controtendenza rispetto alle uscite degli ultimi anni da parte di Mosca e Washington da diversi accordi internazionali legati al controllo degli armamti, l’ultimo dei quali il trattato Open skies.

IL TRATTATO

Il Nuovo trattato sulla riduzione delle armi strategiche (New Start) è stato firmato a Praga nell’aprile del 2010 dagli allora presidenti Barack Obama e Dimitrij Medvedev e ha sostituito tutti i precedenti accordi sulla riduzione delle armi nucleari. L’obiettivo del trattato è quello di portare a una riduzione degli arsenali atomici russo e statunitense del 30%, fissando i limiti di 1500 testate e bombe nucleari e 800 vettori tra missili balistici intercontinentali (Icbm), sottomarini (Slbm) e aeronautici, di cui solo 700 contemporaneamente operativi. Il trattato ha durata decennale ed è dunque prossimo alla scadenza, prevista per il 5 febbraio.

LA RINEGOZIAZIONE

Il cambio al vertice de entrambe le Potenze nucleari, con il ritorno di Vladimir Putin nel 2012 e l’elezione di Donald Trump nel 2017, Ha comportato una serie di difficoltà in fase di rinegoziazione del trattato in vista della scadenza. Da entrambi i lati del tavolo si sono susseguiti momenti di rigidità a momenti di apertura, con un lungo tira e molla che ha più volte fatto temere un fallimento dei colloqui e la conseguente fine ingloriosa del New Start. In particolare, gli Stati Uniti hanno più volte sottolineato la necessità di includere la Cina all’interno del trattato o comunque di inserirla all’interno di una nuova architettura internazionale sul controllo della proliferazione nucleare. D’altra parte, Mosca ha saputo utilizzare a proprio vantaggio le richieste di modifica del New Start da parte americana per allungare i tempi della negoziazione o cercare di ridiscutere alcune clausole a proprio vantaggio, in questo parzialmente aiutata dall’arte diplomatica “ruvida” di Trump, accusato più volte dal Cremlino di voler “far saltare il banco” o di impiegare il trattato come mero strumento di campagna elettorale interna.

UN GIOCO A TRE

Nonostante lo stile roboante dell’ormai “ex” presidente americano, le preoccupazioni Usa nei confronti dell’assertività cinese sono tutt’altro che mera dialettica elettorale, dimostrato anche dalla recentissima dichiarazione di Antony Blinken, futuro segretario di Stato di Biden, che proprio oggi ha ribadito la posizione della Repubblica Popolare quale sfida strategica numero uno per la nuova amministrazione, dando pienamente continuità alla linea diplomatica che da Obama in poi ha caratterizzato i passi di Washington. Le difficoltà negoziali incontrate in questi ultimi mesi per la conferma di numerosi trattati internazionali che legano gli Stati Uniti alla Russia e ad altri attori internazionali, sono proprio indirizzate allo scopo di portare Pechino, attualmente priva dei relativi vincoli strategici, all’interno di un quadro globale di controllo sugli armamenti e sul riarmo in generale. Pechino che finora ha risposto negativamente a qualunque invito.

IT’S A TRAP?

La nuova disponibilità espressa da Mosca a proseguire il dialogo sul rinnovo di New Start arriva in seguito alle dichiarazioni di Biden sulla volontà della propria amministrazione a riportare gli Usa all’interno di numerosi accordi e trattati stracciati da Trump. L’atteggiamento più conciliante di Biden potrebbe essere stato visto come un elemento positivo per la ripresa dei colloqui su quello che rappresenta comunque, per entrambe le parti, un importantissimo strumento di stabilità. Tuttavia, non può essere sottovalutato l’effetto “sorpresa” della dichiarazione russa visti i tempi strettissimi che caratterizzano il dialogo sul New Start. L’accelerazione impressa dal Cremlino potrebbe essere un modo per prendere in contropiede Biden, che ancora non ha avuto modo di prendere in mano il dossier, tra difficoltà di transizione dell’amministrazione Usa, soprattutto al Pentagono, e gli ultimi colpi di coda di Trump. La mano tesa da Mosca potrebbe dunque rivelarsi una trappola per in nuovo presidente, che si potrebbe ritrovare a negoziare in una posizione di precarietà e a dover concedere alla Russia più di quanto vorrebbe.

LA CAMPAGNA CONTRO IL NUCLEARE

La dichiarazione russa precede di due giorni anche un altro importante appuntamento sul disarmo nucleare: venerdì 22 gennaio entrerà infatti ufficialmente in vigore il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, l’accordo internazionale firmato da 84 Stati, di cui cinquanta lo hanno anche già ratificato (nessuno tra i Paesi nucleari). Il trattato è il primo del suo genere a prevedere la completa proibizione, vincolante, delle armi atomiche. Sull’importante passo verso la de-nuclearizzazione del pianeta è intervenuto anche papa Francesco, che durante l’udienza generale di oggi ha lanciato un appello affinché altre Nazioni si uniscano al trattato: “Incoraggio vivamente tutti gli Stati e tutte le persone a lavorare con determinazione per promuovere le condizioni necessarie per un mondo senza armi nucleari, contribuendo all’avanzamento della pace e della cooperazione multilaterale, di cui oggi l’umanità ha tanto bisogno”. Un altro messaggio per il cattolico presidente Biden.

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