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Oramai mancano soltanto poche settimane all’insediamento del neo-eletto presidente statunitense Donald Trump. Quando il 20 gennaio Trump entrerà ufficialmente in carica assumendo i pieni poteri, gli Stati Uniti entreranno in una nuova fase politica, sia sul piano domestico che su quello internazionale. Tra tutti i vari dossier che riguardano quest’ultima dimensione, ci sono pochi dubbi sul fatto che ad essere influenzato maggiormente dal cambio di amministrazione sarà quello dell’Ucraina. Le posizioni decisamente poco favorevoli a Kyiv di alcuni esponenti della corrente trumpiana, a partire da quelle del vice-presidente designato J.D. Vance, sono ben note. Ma prima del 20 gennaio, c’è ancora tempo per agire.

Lo sa bene l’attuale amministrazione statunitense, che secondo quanto riferito in anonimato da un funzionario della Difesa è intenzionata a inviare entro la fine dell’anno più di un miliardo e duecento milioni di dollari di aiuti categorizzati come “security assistance” al Paese in lotta contro Mosca. A questi si potrebbero aggiungere più di cinque miliardi e mezzo di dollari in armi, veicoli e altre attrezzature che l’attuale presidente Joe Biden potrebbe autorizzare a inviare in Ucraina.

Nel frattempo, mercoledì 18 dicembre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recato a Bruxelles per cercare di ottenere dagli alleati europei garanzie per un sostegno continuato nel futuro. “È un’ottima opportunità per parlare di garanzie di sicurezza per l’Ucraina di oggi e di domani”, ha dichiarato Zelensky, aggiungendo che intende utilizzare i due giorni a Bruxelles per assicurarsi che i partner dell’Ucraina “abbiano la stessa posizione comune” nel loro approccio alla difesa del Paese. In linea con il presidente ucraino anche il Segretario Generale della Nato Mark Rutte, il quale ha affermato che la priorità durante la visita di Zelensky a Bruxelles è fare “tutto”, incluso avviare la fornitura di sistemi di difesa aerea e di altre armi, per garantire che l’Ucraina sia nella “migliore posizione possibile per il giorno in cui, quando lo decideranno, vorranno iniziare i colloqui di pace” con Mosca.

Anche dall’industria privata arrivano buone notizie per l’Ucraina. Il produttore tedesco di armi Rheinmetall ha annunciato il 17 dicembre che fornirà all’Ucraina nove milioni di di moduli per cariche propellenti da 155 mm di vario tipo nel gennaio 2025; l’aziende prevede inoltre di produrre e consegnare all’Ucraina un numero non specificato di veicoli da combattimento di fanteria Lynx in futuro.

Notizie all’insegna dell’ottimismo, in netto contrasto con le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Zelensky lo scorso martedì sull’incapacità di Kyiv di riconquistare militarmente sia il Donbass che la penisola di Crimea. “Non possiamo rinunciare ai nostri territori. La Costituzione ucraina lo vieta. Di fatto, questi territori sono attualmente sotto il controllo russo. Non abbiamo la forza di reclamarli. Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a venire al tavolo dei negoziati”, sono le parole del leader ucraino riportate dal quotidiano Le Parisien.

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