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Le aziende specializzate in intelligenza artificiale, OpenAI, Anthropic e Cohere, hanno partecipato a colloqui riservati con esperti cinesi del settore, condividendo preoccupazioni riguardanti la diffusione di disinformazione e le minacce alla coesione sociale associate a questa tecnologia. La notizia è stata riportata dal Financial Times, che ha spiegato come gli incontri si siano svolti a Ginevra, in Svizzera, nei mesi di luglio e ottobre dell’anno scorso, coinvolgendo scienziati ed esperti politici da entrambe le parti, inclusi rappresentanti dell’Università di Tsinghua e di altre istituzioni cinesi. L’obiettivo principale era affrontare i rischi legati alla tecnologia e incentivare gli investimenti nella ricerca sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale. Da notare che le società cinesi ByteDance, Tencent e Baidu non hanno partecipato, così come Google DeepMind, che è stata successivamente aggiornata.

Questi colloqui, di cui erano a conoscenza la Casa Bianca e i governi cinese e britannico (che ha ospitato a novembre il primo summit globale sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale, invitando anche funzionari da Pechino), rappresentano un raro segno di cooperazione tra Cina e Stati Uniti in un contesto di competizione per la supremazia tecnologica. Mentre Washington ha imposto restrizioni sulle esportazioni di chip ad alte prestazioni, fondamentali per lo sviluppo di software di intelligenza artificiale avanzato, la sicurezza dell’intelligenza artificiale è diventata un punto di convergenza tra gli sviluppatori dei due Paesi.

Gli incontri sembrano aver generato risultati positivi, tanto che sono state pianificate ulteriori discussioni incentrate su proposte scientifiche e tecniche per allineare i sistemi di intelligenza artificiale con i codici legali e le norme di ciascuna società coinvolta. La Cina ha dichiarato il suo sostegno agli sforzi per discutere la governance dell’intelligenza artificiale e per sviluppare quadri, norme e standard basati su un ampio consenso.

La notizia riportata dal Financial Times è collegata a un articolo del New York Times riguardante le attività di Microsoft in Cina. Il laboratorio di ricerca avanzata inaugurato dal colosso americano a Pechino nel 1998, in un periodo caratterizzato da ottimismo riguardo al progresso tecnologico e alle relazioni tra le due superpotenze, è ora diventato uno dei più importanti centri di ricerca sull’intelligenza artificiale a livello mondiale, con oltre 200 ricercatori. Tuttavia, a causa delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina per la leadership tecnologica globale, i dirigenti di Microsoft, tra cui l’amministratore delegato Satya Nadella e il presidente Brad Smith, hanno discusso per almeno un anno sul destino di questo laboratorio, secondo quattro attuali ed ex dipendenti citati dal giornale. Dopo aver scartato le ipotesi di chiusura o spostamento del laboratorio, la società sta cercando di trovare un giusto equilibrio tra la fiducia del sistema politico e la necessità di impegnarsi a livello globale. Il New York Times descrive una situazione ancora delicata per Microsoft, che nel frattempo ha adottato alcune contromisure, come la decisione di non assumere o collaborare con studenti e ricercatori provenienti da università affiliate alle forze armate cinesi, in risposta alle preoccupazioni del governo americano sulla sicurezza nazionale.

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