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Dai tempi della “riforma Gentile”, nelle scuole secondarie superiori, la cattedra di Storia e quella di Filosofia sono abbinate: dipende dal docente su quale delle due materie mettere l’accento.

Al Liceo “Pietro Giannone” in San Marco in Lamis, dove studiò il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il professore amava più la Filosofia e finì per trascurare la Storia. Anche i suoi allievi, specialmente i più brillanti, lo seguirono su questa strada. Uno dei risultati – poco danno!- fu una lettura affrettata delle guerre puniche: tanto Bignami e poco Polibio. Venne esaltato, più del dovuto, Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore perché non attaccava frontalmente Annibale, giunto in Puglia, ma ne colpiva le retrovie per sfiancarlo poco a poco.

È la strategia dell’ultimo Dpcm (su cui, peraltro, sembra che continui una lite tra Roma ed i sindaci a proposito dell’unica misura con un po’ di mordente: quella relativa ai freni alla movida). Viene seguita dal presidente del Consiglio, convinto – pare – che il virus si vinca con una seria di piccole misure che a poco a poco lo sfiancheranno. Il Temporeggiatore, però, non vinse la seconda guerra punica. Sappiamo che il presidente del Consiglio, in tante faccende affaccendato, non ha certo il tempo di prendere in mano non dico Polibio ma neanche i manuali firmati da Giorgio Spini su cui hanno appreso la storia generazioni di liceali.

Una sommessa preghiera al fido consigliere in toto, Rocco Casalino: organizzi a Palazzo Chigi qualche serata di relax con film d’epoca quali Cabiria, Scipione l’Africano, Cartagine in Fiamme. Tra il riposo ed il diletto, vedrà che la strategia vincente non è stata quella di Quinto Fabio Massimo ma l’attacco diretto Publio Cornelio Scipione, chiamato, dopo la vittoria, l’Africano.

Nei “consigli non richiesti” di gran parte degli epidemiologi e degli economisti, prima della formulazione del Dpcm, c’erano proposte concrete ed urgenti come il potenziamento della sanità (sia ospedaliera sia di territorio) facendo ricorso allo sportello dedicato del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), blocco della movida e simili utilizzando come strumento un coprifuoco analogo a quelli adottati a Parigi ed a Bruxelles, incentivi alle attività essenziali su cui puntare per trainare l’economia, sussidi alle attività non essenziali ma meritorie (come quelle relative alla cultura ed alle arti) e via discorrendo. Il coprifuoco – si badi bene – è stato chiesto non da chroniqeuer che non hanno frequentato il Liceo “Pietro Giannone” in San Marco in Lamis, ma da tutte le forze politiche ed istituzionali della Regione Lombardia, la più grande e più popolosa in Italia e con una produzione industriale pari ad un terzo di quella del Paese.

Alla lettura delle bozze di decreto che circolano nei Palazzi, e che i portavoce spifferano a questo ed a quello, non c’è nulla di tutto questo, ma una serie di piccole misure di impatto limitato allestite soprattutto allo scopo di non disturbare nessun serbatoio elettorale. Nella conferenza stampa, è stata presentato il quadro di un’Italia già in addirittura rapida ripresa (dove sono i dati Istat?), di una sanità che sguazzerebbe nel denaro elargito dall’esecutivo, di un virus ammansito pur se ancora presente, con il tono quasi di chiedere scusa per i piccoli fastidi che si sarebbero dovuti sopportare.

Il giorno seguente, 19 ottobre, il ministero della Salute comunicava, attorno alle 17, che ben 9338 le persone erano risultate positive al Covid nelle ultime 24 ore, 73 i morti, 98.862 i tamponi. Il tasso dei positivi, tenendo in considerazione la totalità dei test, è del 9,5%. Un balzo importante, se si considera che poco più di due settimane fa il tasso era fermo intorno al 2%. La lenta cura di supposte ed aspirina non pare dare i frutti sperati.

Torniamo al Liceo “Pietro Giannone” in San Marco in Lamis. L’istituto era ed è forte in religione (grande devozione a Padre Pio) ed in letteratura italiana (soprattutto nel chiosare I Promessi Sposi). Gli studenti sapevano che la Provvidenza (menzionata dal Manzoni ben 22 volte nel romanzo) è salvifica. Ed anche che – come diceva Don Abbondio – chi non ha coraggio non se lo può dare.

Vi spiego la strategia di Giuseppe Conte, il temporeggiatore. Il commento di Pennisi

Dai tempi della “riforma Gentile”, nelle scuole secondarie superiori, la cattedra di Storia e quella di Filosofia sono abbinate: dipende dal docente su quale delle due materie mettere l’accento. Al Liceo “Pietro Giannone” in San Marco in Lamis, dove studiò il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il professore amava più la Filosofia e finì per trascurare la Storia. Anche…

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