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Con le accuse di Donald Trump a Joe Biden sul fronte della sicurezza nazionale, la Cina ha fatto il suo prepotente ingresso nelle ultime infuocate settimane di campagna elettorale. Potrebbe farlo anche in campo aerospaziale, con il colosso cinese Avic da tempo sotto la lente dell’amministrazione per la sua presenza negli Usa (e in Europa) e per le numerose attività in campo militare.

IL COLOSSO CINESE

Controllata statale del governo di Pechino, la Aviation industry corporation of China (Avic) è stata creata nel 2008 per “ristrutturare e consolidare il comparto aeronautico cinese”, si legge sul sito. Attiva nel settore aerospaziale a tutto tondo, ha oltre cento controllate e 450mila dipendenti (più di quelli di Boeing e Airbus messi insieme). Si presenta come conglomerata con all’interno alcuni colossi di profilo globale: dalla Comac (che vuole competere sull’aviazione civile con i campioni Usa e franco-tedesco), alla Aecc (che punta a superare Rolls-Royce, GE e Pratt & Whitney sulla motoristica), fino alla Caig (al lavoro sul caccia di quinta generazione J-20). Ha insomma tutti i requisiti per guadagnarsi crescente attenzione da parte del governo statunitense, soprattutto se si considera la presenza importante proprio nel territorio americano.

L’ATTENZIONE USA

E così la scorsa settimana Bloomberg ha riportato la preoccupazione montante all’interno dell’amministrazione Usa. Secondo la testata, con il deterioramento dei rapporti tra Pechino e Washington, Avic potrebbe fare la fine di Huawei, TikTok e delle altre aziende cinesi da tempo osservate speciali. Uno sguardo attento dall’esecutivo targato Donald Trump esiste in realtà dallo scorso giugno, da quando Avic è finita nella lista redatta dal Pentagono di aziende controllate o legate all’Esercito popolare di liberazione, le Forze armate del Dragone.

IL RUOLO MILITARE

A inizio anno, l’autorevole istituto svedese Sipri ha riportato per la prima volta i dati delle maggiori aziende cinesi del settore Difesa, finora escluse dalle classifiche a causa della mancanza di dati sui quali elaborare ragionevoli stime. Scavando a fondo tra “informazioni finanziarie credibili”, Sipri ha ricostruito le vendite di quattro colossi, tra cui proprio Avic (oltre a Cetc, Norinco e Csgs). Le ha dunque inserite nella sua Top 100 del 2017 dei produttori di armamenti, tracciando un quadro a dir poco significativo sull’avanzata dell’hard power di Pechino. Secondo Sipri, Avic è al sesto posto al mondo per vendite militari (20,1 miliardi di dollari), davanti a campioni europei del calibro di Airbus, Thales e Leonardo, e del maggior produttore russo Almaz-Antey. Ha davanti solo i colossi americani (Lockheed Martin, Boeing, Northrop Grumman, Raytheon) e la britannica Bae Systems. Stime al rialzo arrivano da Bloomberg, per cui l’anno scorso Avic ha incassato 68,5 miliardi di dollari, più dei campioni americani.

I LEGAMI CON L’OCCIDENTE

A preoccupare il governo degli Stati Uniti è però soprattutto la ramificazione globale del player cinese, Usa compresi. Avic vanta joint venture con diversi attori del comparto aerospaziale, come General Electric, Honeywell International e Textron. In Europa, collabora tra gli altri con Airbus, Safran e Leonardo. Lato americano, secondo Oriana Skylar Mastro, fellow presso il Freeman Spogli institute for international studies dell’Università di Stanford, ciò causa “preoccupazioni in tema di sovranità nazionale”. Non è un segreto che la Cina persegua da tempo un rafforzamento della collaborazione tra industria, accademia e forze armate, promuovendo campioni industriali (a controllo statale) con confini sempre poco chiari tra attività civili e militari. Non è un segreto nemmeno che porti avanti da anni l’impegno a raggiungere con ogni mezzo il livello tecnologico occidentale (né che l’aerospazio sia finito da tempo nel nuovo confronto tra potenze, pure spionistico).

LA PRESENZA

D’altra parte, oltre alle collaborazioni e alle joint venture con gli attori più grandi (dinamiche meglio verificabili), Avic mantiene una presenza stabile negli Usa grazie al controllo su diverse piccole e medie imprese. Secondo la US-China economic and security review commission (commissione del governo Usa), Avic avrebbe speso dal 2008 circa 3,3 miliardi di dollari per acquisire una ventina di aziende aerospaziali, ingegneristiche e dell’automotive tra Stati Uniti ed Europa. Alcune di esse, nota Bloomberg, hanno ricevuto finanziamenti dal governo americano. C’è ad esempio Continental Aerospace Technologies, con sede in Alabama, impegnata in motoristica, acquisita da Avic nel 2011 e beneficiaria di circa 5 milioni di dollari dal dipartimento del Tesoro nell’ambito di misure di sostegno anti-Covid. Il Nexteer Automotive Group, con base nel Michigan, ha ricevuto tra 2018 e 2019 circa 60 milioni per ricerca e sviluppo, da aggiungere ai più recenti agli aiuti di Stato per la ripresa.

VERSO #USA2020

Il tema potrebbe fare il suo ingresso nella campagna verso il voto del 3 novembre. “Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, un giro di vite sull’influenza cinese è uno dei pochi elementi di politica estera che entrambi i candidati possono sostenere”, nota Bloomberg. Nonostante le più recenti accuse di Trump, la Democratic Platform 2020 contiene numerosi riferimenti alla competizione con la Cina, nonché alla necessità di verificarne la presenza negli Usa. Potrebbe dunque cambiare poco dopo il voto del 3 novembre.

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