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Gli Stati Uniti hanno un presidente eletto vaccinato in diretta televisiva e un presidente in esercizio che si considera ormai “immune” dal coronavirus avendolo superato. Ma la loro democrazia non è ancora ‘vaccinata’ dai rischi di colpi di coda di Donald Trump, che, battuto alle urne da Joe Biden, non ammette la sconfitta ed evoca, con i suoi consiglieri, mosse potenzialmente eversive.

La Cnn registra “agitazione” al Pentagono, dove si ipotizza che, prima dell’insediamento di Biden, il ‘comandante in capo’ progetti iniziative militari, come un attacco alle installazioni nucleari iraniane, o tenti di sovvertire il risultato delle elezioni.

Preoccupa pure il fatto che manifestazioni pro-Trump siano annunciate a Washington il 6 gennaio, giorno in cui il Congresso certificherà l’esito delle elezioni. Fra i gruppi promotori, c’è Women for America First, già al centro della protesta ‘Stop the Steal’ del 29 novembre. Sulla rete e sui social altri gruppi stanno assicurando la loro adesione: è prevista la partecipazione di migliaia di persone.

Mentre l’andamento dell’epidemia nell’Unione resta devastante – alla mezzanotte sulla East Coast, la John’s Hopkins University contava quasi 18.220.000 e quasi 322.700 vittime -, Trump, che ha ormai trascurato ogni misura preventiva, chiede al Congresso di modificare il piano di stimoli all’economia faticosamente concordato, dopo mesi di stallo, tra repubblicani e democratici e minaccia di non firmarlo.

C’è il rischio di vanificare gli sforzi di deputati e senatori per garantire continuità ai servizi pubblici e per finanziare il piano di vaccinazioni, che sta ora interessando gli operatori sanitari in prima linea e i più anziani.

Trump definisce il piano “una disgrazia” e “risibilmente basso” e minaccia il veto se non ne saranno eliminate spese da lui considerate “inutili e non necessarie” e non saranno aumentati i fondi diretti da distribuire ai cittadini: da 600 – come proposto dal segretario al Tesoro Steven Mnuchin – a 2000 miliardi di dollari. I democratici sono disponibili a rivedere la cifra.

Intanto, il presidente, che continua a sostenere che le elezioni gli sono state rubate, ha graziato altre venti persone, fra cui tre ex membri del Congresso repubblicani, due suoi collaboratori condannati nel quadro del Russiagate – uno è George Papadopoulos, suo consigliere nella campagna 2016, reo confesso di avere mentito all’Fbi – e quattro mercenari Blackwater che uccisero iracheni in Iraq.

I media Usa s’attendono ulteriori misure di clemenza da parte di Trump, che ha già graziato diversi suoi amici e consiglieri coinvolti nel Russiagate, fra cui il generale Michael Flynn, che ora ipotizza il ricorso allo stato d’emergenza per annullare le elezioni e convocarne di nuove.

L’atteggiamento di Trump suscita preoccupazioni nei suoi consiglieri e non trova eco nel segretario alla Giustizia uscente William Barr, che non vuole nominare un magistrato inquirente speciale né sulle presunte frodi elettorali né sull’indagine fiscale che riguarda il figlio del presidente eletto, Hunter.

Biden, la cui età – 78 anni – lo colloca in una categoria ad alto rischio, è stato vaccinato lunedì 21, insieme alla moglie Jill. Con il suo esempio, Biden ha voluto rassicurare i cittadini sulla sicurezza del vaccino. La sua vice Kamala Harris e suo marito Doug Emhoff, cinquantenni, saranno vaccinati in un secondo momento, dopo Natale. Il vice di Trump, Mike Pence, lo è già stato.

Biden ha riconosciuto il lavoro fatto dall’Amministrazione Trump nell’Operazione Warp Speed, che sta consentendo di distribuire in fretta il vaccino, ma ha avvertito gli americani che vigilanza e prudenza saranno ancora necessarie nei mesi a venire.

Biden ha continuato, nell’ultima settimana, a formare la propria squadra, ma deve ancora annunciare chi sarà il segretario alla Giustizia.

Intanto, nell’attesa che la maggioranza in Senato sia decisa dai ballottaggi in Georgia del 5 gennaio, il governatore della California Gavin Newsom ha deciso che sarà il segretario di Stato Alex Padilla a rimpiazzare in Senato Harris, che si dimetterà prima d’insediarsi come vice-presidente. Padilla sarà il primo latino-americano a rappresentare la California nel Senato.

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