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Mario Draghi al Quirinale? Perché no. La suggestione, a dire la verità, torna con una certa ciclicità e fa sempre il suo effetto. Da quando ha ceduto il testimone della Banca centrale europea a Christine Lagarde, Mr. Whatever it takes, non è un mistero, è libero da impegni.

Al netto della sortita estiva al Meeting di Rimini e di un paio di interventi sul Financial Times, Draghi è ancora in cerca di una collocazione degna della sua esperienza, sempre che ne abbia voglia. Non certo Goldman Sachs, di cui, ha scritto l’Espresso nei giorni scorsi, l’ex governatore di Bce e Bankitalia, avrebbe rifiutato la presidenza. Ma forse qualcos’altro sì. Anche perché c’è chi tifa per lui, persino in Francia, Paese non sempre benevolo con l’Italia. Ma Draghi, si sa, è uno degli italiani più apprezzati in giro per l’Europa.

E così, anche Oltralpe, cresce l’interesse per il futuro di Mario Draghi, a oltre un anno dalla sua uscita dalla Bce. Les Echos, il più importante quotidiano economico francese, gli ha dedicato un ampio e corposo ritratto, inquadrando la sua carriera prima e dopo il periodo a Francoforte, in un disegno ampio, che potrebbe portarlo al Quirinale nel 2022. Fantascienza? Nemmeno per sogno, è l’opinione della testata francese.

“Una buona parte del centrodestra, Berlusconi in testa, gli darebbe il suo appoggio”, spiega nell’articolo di Pierre De Gasquet l’ex premier Enrico Letta. Il padre del costi quel che costi e del bazooka anti-crisi, viene raccontato anche nella sfera privata, e vengono citati ampi stralci del suo ultimo intervento a Rimini al Meeting dello scorso agosto, quando ha messo in guardia i governi dall’utilizzare in modo sbagliato le risorse in arrivo dall’Europa, con il piano Next Generation Eu.

“I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri”, aveva detto in quella occasione Draghi. Un messaggio tra le righe all’attuale premier Giuseppe Conte, sostiene Les Echos, che pochi giorni dopo al Forum Ambrosetti di Cernobbio, raccontò di un Draghi stanco nel 2019 a fine mandato, che rifiutò una candidatura alla presidenza della commissione europea. Secondo il quotidiano francese però, ora Draghi sarebbe in gran forma, pronto a tornare al centro della scena.

Al netto della partita per il Quirinale, la testata francese sottolinea poi due grandi meriti di Draghi. Primo, l’aver reso popolare, sempre questa estate, la necessità di fare buon debito per sconfiggere la pandemia. L’ex numero uno della Bce, ha scritto Les Echos, ha nei fatti lanciato una nuova dottrina basata sul fatto che indebitarsi va bene a patto che all’indebitamento faccia seguito la crescita. Un suggerimento, sui cui basare le politiche economiche di questi tempi da parte degli Stati membri.

Non è tutto. Altro merito di Draghi, descritto nell’articolo come un solitario ma in grado di dialogare con tutti, l’aver consentito con la sua presidenza alla Bce, la progressiva “emancipazione dell’Europa dalla Germania”. Nei fatti, prima che Draghi conquistasse la Bce, l’Europa era governata dal direttorio franco-tedesco, soprattutto tedesco, ispiratore di sei anni di austerity dopo la crisi del 2008. Con Draghi però le cose sono cambiate e l’Ue ha trovato nuovi equilibri, slegandosi dall’egida tedesca e varando, per la prima volta dopo tanti anni, “una politica ultra-accomodante, che contrastava l’orientamento della Germania”. Anche perché, “la grande forza di Draghi”, è la sintesi dell’articolo, “è quella di aver dimostrato una grande capacità nel passare dalla teoria all’azione”.

No a Goldman Sachs, sì al Quirinale. Les Echos scommette su Draghi

Dalla più autorevole testata economico-finanziaria transalpina un endorsement a Mr Whatever it takes. Al Colle nel 2022 con il sostegno di buona parte del centrodestra, ex Cav in testa. Anche perché il salvatore dell’euro avrebbe già rifiutato la presidenza di Goldman Sachs…

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