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Soffrire ora per evitare guai peggiori dopo. Impossibile non ammettere come in questi giorni lo spettro di un nuovo lockdown abbia ricominciato ad aggirarsi per l’Italia e l’Europa. Molti i segnali, a cominciare dalla ripresa dei contagi. Non bisogna però, farsi prendere dal panico, dice a Formiche.net l’economista e docente di Tor Vergata, Leonardo Becchetti. Le imprese, non è un mistero, avrebbero serie difficoltà a reggere un nuovo lockdown, dopo mesi di Pil in picchiata (-9% la stima del governo per il 2020) e altri mesi durissimi dinnanzi. Arriva un momento però in cui bisogna scegliere il male minore ed essere disposti a superare altri sacrifici onde evitare che la luce si spenga di nuovo.

IL MALE MINORE

“Gli interventi di questi giorni, che assomigliano in tutto e per tutto a restrizioni sempre più dure in realtà hanno l’obiettivo di evitare un nuovo lockdown. Quindi in realtà è sbagliato pensare di essere dinnanzi a un dilemma del tipo o le imprese o il Covid, o l’economia o la salute. Non è così”, chiarisce Becchetti. “Il punto è un altro e cioè che bisogna scegliere il male minore, perché più siamo rispettosi delle regole e prima si riprende l’economia. Basta guardare a chi sta meglio ora, la Cina e la Corea, due economie che si sono riprese in fretta proprio perché Paesi che sono stati drastici. C’è uno studio molto interessante, che ha analizzato la ripresa economica dopo l’epidemia di Spagnola del 1918-1920: le città che furono più rigorose sono quelle che videro la loro economia riprendersi prima. Dunque adesso, il problema è semmai il contrario e cioè che non dobbiamo avere paura di nuove restrizioni ora, perché sappiamo che l’alternativa è peggio”.

LA TENUTA SOCIALE

Chiarito il punto sulle nuove restrizioni, c’è un’altra questione alla quale l’economista non si sottrae: la tenuta sociale. Ovvero, fino a quando gli italiani reggeranno? Becchetti non sembra voler vedere il bicchiere mezzo vuoto. “Non vedo un punto di rottura, mi sembra che in questo periodo si sia percepito il fatto che l’economia si salva solo se non si va in ordine sparso, questa sensibilità è aumentata, la gente pensa oggi che sia essenziale investire nella salute, per esempio. Diciamo che in questo momento è prevalsa un’idea di cooperazione, la pandemia ha reso più cooperativa la nostra economia e questo è senza dubbio un antidoto a possibili rotture del tessuto sociale”.

TRA SUSSIDISTAN E COMUNICAZIONE

Quello che è sicuro è che c’è bisogno di chiarezza a cominciare dalla comunicazione. Il governo in queste ore si è impegnato a smentire voci di coprifuoco che avevano iniziato a circolare nei giorni addietro. Becchetti non nasconde la sensazione di una certa confusione anche se, è difficile mettere ordine in questo momento. “La gente vorrebbe una situazione di chiarezza, ma è per definizione impossibile perché siamo dinnanzi a un fenomeno che ogni giorno cambia, muta. Non è colpa del governo se c’è caos, semplicemente stiamo inseguendo un fenomeno nuovo che cambia, e cambia rapidamente”. Nel mentre, meglio continuare a sostenere l’economia, per quanto possibile. “I sussidi servono in questo momento, serve il reddito di emergenza, di cittadinanza e politiche monetarie espansive. Finché è necessario dobbiamo andare avanti così”.

 

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