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Nella graphic novel Cronache birmane (pubblicato in Italia da Fusi orari), il fumettista canadese Guy Delisle racconta che a Rangoon (dove ha abitato insieme alla moglie, che lavora per Medici senza frontiere, e il figlio) viveva in una stradina che, seppur piccola, era molto trafficata. I pullman passavano velocemente ed era vietato fermarsi. La strada principale era bloccata e lui era costretto a fare giri lunghissimi per rientrare a casa.

Dopo molto tempo è riuscito a scoprire il motivo. A pochi passi da lui abitava “The Lady”, la donna più temuta dalla politica birmana, il cui nome era proibito pronunciare. All’epoca Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace 1991, era già conosciuta a livello internazionale. Aveva trascorso molti anni, tra la fine degli anni ‘80 e il 2012, agli arresti domiciliari.

La Birmania raccontata da Delisle è fatta di censura, droghe, divieti e propaganda del regime militare. È un paese di grandi tradizioni culturali, ma segnato da mancanze e ingiustizie.

Oggi i militari tornano al potere. L’esercito birmano ha destituito Aung San Suu Kyi, leader del partito Lega Nazionale per la Democrazia (Ldn).

Il generale Min Aung Hlaing ha annunciato in tv che San Suu Kyi e altri membri del partito sono stati arrestati. Ha dichiarato lo stato di emergenza per un anno nel Paese e sarà lui a guidare la Birmania in questo periodo.

Con un comunicato diffuso dal partito, la donna ha chiesto “alla gente di non accettare questo, di rispondere e protestare ad oltranza contro questo colpo di Stato dell’esercito”.

Per gli esperti consultati dalla Bbc è assurdo quanto sta accadendo in queste ore in Birmania, giacché in questi anni i militari sono riusciti a mantenere il loro potere economico e politico, occupando il 25% dei seggi nel Parlamento.

Tuttavia, i militari sostengono che nelle ultime elezioni dell’8 novembre – il secondo voto democratico dal 2011 – c’è stata una frode elettorale. Il partito Ldn ha vinto l’83% dei seggi, un risultato che è stato letto come un referendum a favore del governo di Suu Kyi.

Il Paese è sconvolto. I giornalisti stranieri raccontano che ci sono lunghe file nelle banche per ritirare denaro e nei supermercati per comprare riso e olio. Il corrispondente della Bbc per il sudest asiatico, Jonathan Head, racconta che le strade della capitale Naypyidaw e di Yangon (già Rangoon) sono prese dai militari. “È una chiara violazione della Costituzione – spiega il giornalista -.  Arrestare leader politici come Suu Kyi è un passo provocatorio e molto rischioso, una misura che può trovare molta opposizione”.

Infatti, la comunità internazionale si è subito pronunciata contro i fatti in Birmania. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha chiesto la liberazione di tutti i leader politici dichiarando che “Washington si oppone a qualsiasi tentativo di alterare il risultato delle ultime elezioni o di impedire la transizione democratica in Birmania”. E ha aggiunto che gli Usa “sono con il popolo birmano e con le loro aspirazioni di democrazia, libertà, pace e sviluppo. L’esercito deve interrompere queste azioni immediatamente”. Per il governo di Joe Biden la Birmania potrebbe essere il primo stress test di politica internazionale.

Su Twitter, il premier britannico Boris Johnson ha scritto: “Condanno il colpo di Stato e l’incarcerazione illegale di civili, compresa Aung San Suu Kyi, in Birmania. Il voto del popolo deve essere rispettato e i leader civili rilasciati”.

Il ministro degli Affari esteri dell’Australia, Marise Payne, ha lanciato un appello “all’esercito perché rispetti la legge, si risolvano le dispute attraverso i meccanismi legali e si liberino di immediato tutti i leader civili e le persone arrestate illegalmente”.

Nata a Yangon nel 1945, quando Myanmar era ancora la Birmania, Aung San Suu Kyi è figlia dell’eroe dell’indipendenza Aung San, ucciso quando lei aveva solo due anni, poco prima della fine del dominio britannico.

La donna è un’attivista per i diritti umani, diventata famosa quando rifiutò di tornare in libertà per continuare a combattere i militari che hanno governato Myanmar per 20 anni. Ma è stata accusata ultimamente di avere ignorato le violazioni di diritti umani a danno delle minoranze rohingya.

Nel 1991, quando era ancora agli arresti domiciliari, è stata premiata con il Nobel per la pace per essere un “un esempio del potere di chi non ha potere”. La Costituzione birmana vieta che Suu Kyi sia presidente del Paese perché ha figli stranieri, ma è considerata la leader del partito.

Lo scrittore e storico Thant Myint-U ha detto che si sono aperte le porte per un futuro molto diverso in Myanmar: “Ho una preoccupante sensazione che nessuno sarà capace di controllare quello che avverrà – ha detto alla Bbc -. Ricordate che la Birmania è un paese inondato di armi, con profonde fratture etniche e religiose, dove milioni di persone non riescono ad alimentarsi”. Proprio come racconta Delisle nel suo fumetto.

Cronache birmane, che cosa sta succedendo (e che fine ha fatto Suu Kyi)

Colpo di Stato in Birmania. I militari hanno dichiarato lo stato di emergenza per una presunta frode elettorale, e hanno arrestato diversi leader politici, tra cui l’attivista Premio Nobel per la pace. Primo stress test di politica estera per gli Usa?

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