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Censimento delle moschee, niente più matrimoni combinati e carcere per chi firma un certificato di verginità. La Francia con un disegno di legge ad hoc spinge per un cambiamento del suo approccio al tema della convivenza tra diversi. Il primo ministro Jean Castex non manca di sottolineare che il testo “non è contro le religioni”, dato che né la parola Islam né quella musulmana sono citate nei 50 articoli.

Obiettivo è proteggere ulteriormente la laicità francese, già sancita dalla legge, regolamentando gli spazi musulmani come le moschee e sarà ora dibattuto in Parlamento. Segue il libro scritto dall’ex consigliere di François Fillon, Patrick Stefanini, dal titolo “Immigration – Le realtà che ci sono nascoste”, in cui si chiede un cambiamento radicale nella politica sull’immigrazione e denuncia quanto di sbagliato portato avanti negli ultimi anni.

DISEGNO DI LEGGE

È stato presentato ieri il disegno di legge volto ad affrontare ciò che l’Eliseo definisce “radicalismo islamista”. L’obiettivo, come annunciato da Macron, è di individuare i “separatisti” che minano la nazione, anche se ha provocato le critiche da parte di chi sostiene che un tale provvedimento discriminerebbe i musulmani francesi.

Scorrendo il testo si nota l’obbligo scolastico dall’età di tre anni con la possibilità di rinunciare all’istruzione domiciliare solo per casi speciali; lo stop alle cosiddette scuole “clandestine” gestite da intransigenti; la registrazione delle moschee come luoghi di culto, così da essere identificate ed evitare il rischio di commistione con possibili infiltrati terroristi; l’obbligo di denuncia per i finanziamenti esteri per le moschee, se superiori a 12.000 dollari; la reclusione fino ad un anno per quei medici che forniscano certificati di verginità (spesso richiesti dai musulmani prima del matrimonio).

E ancora, al fine di evitare i matrimoni forzati un articolo della legge prevede che la coppia si riunisca separatamente per un colloquio con un funzionario, in caso di dubbio sul libero consenso.

SFIDA PERSA?

Il tema è tornato prepotentemente nel dibattito pubblico francese anche dopo l’uscita di un volume intitolato “Immigration – Le realtà che ci sono nascoste”. Secondo l’ex braccio destro di François Fillon la Francia, per ragioni storiche, si è trovata ad affrontare un’immigrazione familiare piuttosto consistente il cui controllo in seguito è oggettivamente sfuggito. E osserva che il prossimo passo sarebbe quello, da un lato, di scoraggiare i candidati all’immigrazione illegale e, dall’altro, di interrogarsi realisticamente su cosa sia andato storto in generale nelle politiche (anche europee) di accoglienza.

“Abbiamo perso la sfida con le politiche migratorie” scrive Stefanini chiedendo al contempo un cambiamento radicale nella politica sull’immigrazione. Stefanini è stato a capo dello staff dell’ex primo ministro Alain Juppé ed stato anche direttore della campagna di François Fillon. È conoscitore profondo del tema, per aver servito come capo del comitato interministeriale per il controllo dell’immigrazione nel 2005, prima di essere promosso nel gennaio 2008 a segretario generale del nuovissimo ministero dell’Immigrazione, dell’identità nazionale e dello sviluppo della solidarietà, che ha contribuito a fondare.

In una intervista di tre anni fa Stefanini osservava che “il problema dell’immigrazione non è dietro di noi, è sempre davanti a noi”. Il motivo? “Da due o tre anni nel Mediterraneo infuria una crisi migratoria di dimensioni senza precedenti, una crisi dovuta non solo alla guerra e alla crisi terroristica che devasta il Vicino e Medio Oriente, ma anche alle conseguenze di questi conflitti sull’Africa.”

TRAPPOLA EVITATA

In un lungo editoriale il quotidiano Le Monde osserva i pregi del provvedimento, denso di trappole poi evitate, come quella di minacciare esageratamente le libertà pubbliche. “Grazie alla vigilanza del Consiglio di Stato, è stato modificato il provvedimento volto a porre fine all’istruzione domiciliare ed esteso il regime di esenzione. Il secondo era quello di imporre una reinterpretazione abusiva della legge del 1905 sulla separazione tra religioni e Stato. Favorendo l’approccio economico consistente nello spingere i responsabili delle moschee ad adottare uno statuto associativo legge 1905, lo Stato rafforza infatti il ​​proprio controllo sui culti e sulle associazioni musulmane, ma evita di aprire un fronte con le religioni. Libertà di coscienza e neutralità dello Stato, restano i due principi fondamentali che governano la legge del 1905. Anche in questo caso, la via della saggezza ha prevalso: La Francia non è caduta improvvisamente in un secolarismo combattivo che avrebbe portato a una generale stigmatizzazione dei musulmani. Fortunatamente, questa terza trappola è stata evitata.”

twitter@FDepalo

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