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Il tempo è superiore allo spazio. Ovvero piuttosto che occupare spazi di potere tanto per occuparli bisogna avviare processi che cambiano lentamente ma progressivamente le cose. Se non capiamo questo fondamentale principio, ispirato al criterio di generatività, del pensiero del papa non capiamo Economy of Francesco.

Economy of Francesco è l’avvio di un processo non la fine di un percorso: è gettare semi per il futuro rappresentati dall’entusiasmo e dalla passione per il progresso sociale e civile di giovani economisti e changemaker di tutto il mondo. Ed è un gigantesco passaggio di testimone e lavoro in cooperazione con economisti e imprenditori senior da tempo impegnati in forme nuove ed innovative di visione economica e realizzazioni per il progresso civile. Tutto questo nel solco di una Bergoglionomics che esiste e ha caratteristiche precise.

Primo, il mercato da solo non basta. I problemi non li risolve da sola la mano invisibile né il trickle down, lo sgocciolamento della ricchezza verso il basso, il giustificazionismo della diseguaglianza non può costruire un mondo migliore. Per una società che possa creare le premesse della soddisfazione e ricchezza di senso dei suoi cittadini ci vogliono quattro mani in azione: mercato, istituzioni ma anche cittadinanza attiva e imprese responsabili.

Secondo, un’attenzione forte alle soluzioni per la transizione ecologica in una visione che si chiama “ecologia integrale” e tiene conto del fatto che “tutto è connesso” come ci ha insegnato la pandemia (le crisi ambientale, della dignità del lavoro, della pandemia e della povertà di senso del vivere si parlano tra loro). Bello constatare che questa coltura comincia a pervadere anche i comportamenti delle istituzioni internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha coniato il suo nuovo principio di azione nel concetto di “one health” ovvero la salute delle persone del lavoro e del pianeta sono una cosa sola e profondamente interconnesse.

Terzo, mentre sul tema della transizione ecologica esiste piena consonanza di vedute tra la Bergoglionomics e il sentire comune delle istituzioni internazionali, in materia di indicatori di benessere c’è un ultimo miglio che manca da percorrere. La pandemia che resterà dopo la fine della pandemia è quella della povertà del vivere. Per combattere la povertà di senso del vivere che diventa persino un fattore di rischio per la mortalità e ha dato luogo negli Stati Uniti alla crisi di morti per disperazione e all’aumento in controtendenza mondiale della mortalità degli over 50 bisogna puntare a conciliare creazione di valore economico e lavoro con soddisfazione e ricchezza di senso della vita.

In sostanza la ricetta non può più essere “produrre di più non importa come” ma passare al paradigma della generatività che inserisce il tema della creazione di valore economico e di lavoro in una prospettiva di ricchezza di senso che rende il nostro vivere felice e generativo

Con la Bergoglionomics l’economia non è più scienza triste ma ricerca delle condizioni della ricchezza di senso e soddisfazione di vita. Non è buonismo o solo buone intenzioni. Il nuovo paradigma già oggi produce buone pratiche e criteri di selezione delle politiche pubbliche che dovremmo tutti adottare.

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Con la Bergoglionomics l’economia non è più scienza triste ma ricerca delle condizioni della ricchezza di senso e soddisfazione di vita. Non è buonismo o solo buone intenzioni. Il commento di Leonardo Becchetti, economista e relatore al grande evento in corso ad Assisi

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