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“L’Ue non ha mai avuto un ruolo decisivo in politica estera, anche per l’assenza di un governo federale responsabile delle funzioni esterne. E con l’annebbiamento della leadership Usa, l’Europa è rimasta senza guida”.

Così a Formiche.net l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina Militare dal 2013 al 2016, che legge in filigrana l’accordo raggiunto nel conflitto tra Armenia e Azerbaijan anche alla luce delle strategie future di Russia, Turchia e Usa.

Come impatterà la presidenza Biden sul meccanismo turco-russo per il controllo del Mediterraneo?


Trump lascia un’eredità pesante in termini di credibilità e influenza Usa nel mondo. Alcune di quelle che erano le colonne portanti della “Pax Americana” post bellica, prima fra tutte la Nato, sono oggi in grande sofferenza. Non è un caso se di questa situazione d’incertezza hanno tratto vantaggio potenze regionali, come la Turchia oltre a grandi Potenze mondiali come la Russia e la Cina. L’arretramento americano dal Mediterraneo, iniziato invero sotto la Presidenza Obama, ha lasciato mano libera alla Turchia, alla Russia e alla penetrazione iraniana. In questa situazione l’arrivo del nuovo Presidente si sentirà soprattutto nel rilancio delle organizzazioni multilaterali, nel recupero delle tradizionali linee di azione americane, mirate al contenimento russo e cinese, alla ricerca della pacificazione dei rapporti con l’Iran. Nel Mediterraneo è probabile che l’azione francese e greca di contenimento della Turchia verso occidente venga sostenuta con maggiore incisività. L’Arabia Saudita vedrà in parte ridimensionato il proprio ruolo e la sua libertà d’azione militare (ad esempio in Yemen). Gli effetti della nuova politica estera saranno tuttavia graduali. Penso infatti che Biden si concentrerà inizialmente sulla ricostruzione di una coesione sociale interna, anche tramite una lotta più serrata e convinta contro la pandemia, rivitalizzando misure come l’Obama Care ecc., piuttosto che su iniziative forti in politica estera.


Come è stato deciso il “modello siriano” di comune controllo del territorio anche per il Nagorno? 


Per la Russia è fondamentale impedire un ulteriore avvicinamento dell’Azeirbajan agli Usa al fine di mantenere il controllo degli accessi al Caucaso e al Mar Caspio. L’intervento incisivo per imporre la cessazione delle armi le consente di mantenere una presenza militare sul terreno in grado di arginare ulteriori espansioni neo-ottomane. Per la Turchia, principale protagonista della vittoria sugli azeri, è importante esserci da un lato per aumentare la pressione sugli azeri e dall’altro per proporsi sempre di più come potenza regionale in grado di incidere in modo determinante, se necessario con la forza militare, in quelle terre che erano un tempo sotto il controllo della Sublime Porta. La spinta turca nell’area rende inoltre essenziale per l’Armenia l’amicizia della Russia che non a caso vi mantiene una base a tutela dei propri interessi. Alla fine, una situazione alla “Siriana” beneficia sia la Russia sia la Turchia.


Sembra che siano pronti già 10 aerei Iljušin per trasportare le truppe dei pacificatori nel Nagorno. Si parla di 2000 soldati da far stazionare in loco. Gli altri players cosa faranno?


L’Ue non farà nulla di concreto. Gli Stati Uniti eserciteranno pressioni sulla Russia e sulla Turchia in cambio di desistenza lungo altre linee di faglia nel mondo, incluso il Mediterraneo orientale (contenzioso con la Grecia/Israele) e in Libia. Nell’ambito delle potenze regionali sta giocando un ruolo anche l’Iran che ha interesse a sostenere l’Armenia anche per interferire con la politica espansiva di Erdogan.


Siria, Libia, Armenia: perché l’Ue stenta ad avere un ruolo decisivo?


L’Ue non ha mai avuto un ruolo decisivo in politica estera. In primo luogo, perché una politica estera europea non può esistere senza un governo federale responsabile delle funzioni esterne, fra cui difesa e politica estera, che rimangono saldamente in mano alle nazioni. In passato l’Europa si muoveva nel solco della “politica estera” Nato, ad eccezione della Francia, spesso orientata a muoversi d’iniziativa, nell’esclusivo interesse nazionale, soprattutto in Africa in Mediterraneo. Con l’annebbiamento della leadership Usa, l’Europa è rimasta senza guida. Occorre poi ricordare che l’Azerbaijan e l’Armenia sono nell’area d’influenza dell’ex Unione Sovietica, una parte del mondo che la Russia considera ancora sotto la propria tutela. Per l’Europa, anche ammesso che si fosse trovato un consenso sulla linea d’azione da prendere, interferire nella contesa fra Azerbaijgian e Armenia, avrebbe avuto riverberazioni indesiderate sul “fronte europeo” della Russia.


L’alleanza strutturale fra Cipro, Israele, Grecia ed Egitto con il favore di Washington sul gas potrà stemperare le mosse scomposte turche?


Sul piano militare solo Israele può contenere la Turchia nello spazio aeromarittimo del Mediterraneo Orientale, anche se la Grecia (ha una Marina piccola ma molto agguerrita e un’ottima aeronautica) potrebbe dare filo da torcere. È tuttavia probabile che la Turchia preferirà consolidare i risultati già conseguiti in termini di accordi sullo sfruttamento dei fondali, imposti alla Libia, piuttosto che andare allo scontro armato con la Grecia e Israele.


L’interventismo francese nell’Egeo è direttamente proporzionale ai Rafale venduti alla Grecia? E l’Italia potrà avere un ruolo?

La vendita dei Rafale alla Grecia è figlia del sostegno militare e diplomatico offerto dalla Francia con tempestività nel momento del bisogno. Non è comunque la prima volta che l’Aeronautica Greca si rifornisce di aerei da caccia francesi, basta pensare alle significative forniture di Mirage nelle varie versioni succedutesi negli anni. L’Italia non avrà come del resto in Libia alcun ruolo, fino a che non smetterà di pendolare fra le varie parti in causa senza conseguenza alcuna.

twitter@FDepalo

Lezione Siria per il Nagorno Karabakh. Parla l’ammiraglio De Giorgi

In Nagorno Karabakh l’Ue rischia di ripetere gli stessi errori commessi in Medio Oriente, spiega l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già capo di stato maggiore della Marina Militare. Gli Usa di Biden? Sosterranno i francesi nel Mediterraneo

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Biden

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