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Lo si potrebbe considerare una sorta di patto, anche se non lo è ufficialmente. Smetterla di fare tante storie sull’accettazione o meno delle risorse messe in campo dall’Europa per fronteggiare la pandemia e aiutare i Paesi membri a sopravvivere, in cambio di un aiuto sicuro quando verrà il momento di ricominciare a piazzare i titoli di Stato sui mercati, ma senza l’effetto anestesia dei sussidi europei. Alla Banca centrale europea, a leggere alcune indiscrezioni di Reuters, ci starebbero pensando sul serio, al punto da mettere alcuni Paesi fortemente indebitati, come l’Italia, dinnanzi a un bivio.

La questione è semplice. Prima il Qe tradizionale da 60 miliardi al mese e ora il Pepp, versione pandemica del Qe, hanno consentito a Paesi come Spagna, Portogallo e Italia, con deficit elevati e debiti sovrani notevoli, di abbassare sensibilmente il costo dell’indebitamento. E c’è da crederci visto che lo spread italiano Btp/Bund viaggia ormai da mesi sui 130 punti base, ai minimi da oltre un anno. Ora, proprio grazie all’azione della Bce (che secondo alcuni starebbe trattando con Bruxelles la cancellazione di parte dei debiti sovrani, operazione decisamente complessa e forse inverosimile come raccontato oggi da Formiche.net) a questi Paesi è finora convenuto indire grosse aste di titoli a fine di finanziare il proprio funzionamento, forse spingendoli a prendersi il lusso di temporeggiare nel chiedere a gran voce gli aiuti europei.

Non lo si scopre oggi che l’Italia, sul Mes (37 miliardi a tasso agevolato per la sanità), stia ancora tentennando, proprio nei giorni più difficili della seconda ondata. Senza considerare che Roma è stata tra le ultime a presentare a Bruxelles il proprio piano di riforme propedeutico al Recovery Fund.

Ora però, come racconta Reuters, la Bce potrebbe cambiare registro, imponendo ai Paesi che più hanno beneficiato dei programmi di acquisto dei titoli, di accettare senza troppi indugi i fondi comunitari, Mes incluso. Il prossimo 10 dicembre, infatti, il board dell’Eurotower potrebbe decidere di varare un nuovo pacchetto di aiuti, sotto forma di stimoli, agli Stati membri. Nella sostanza, una nuova ondata di acquisti di titoli. Ma, e qui sta la notizia, i criteri potrebbero cambiare in una direzione molto meno favorevole ai Paesi più indebitati. Fino ad oggi, Francoforte ha infatti privilegiato l’acquisto di titoli di quei Paesi a più alto rischio, tra cui l’Italia.

Senza tuttavia una maggiore convinzione nel chiedere i prestiti comunitari però, la musica potrebbe cambiare. Per l’Italia, che a fine 2020 avrà un rapporto debito/Pil vicino al 160%, potrebbe essere un problema, visto che senza l’ombrello della Bce sarà difficile piazzare 400 miliardi di titoli annui con le finanze in tale stato. Dalla Bce, scrive Reuters, nessun commento. Ma nessuna smentita.

Prima i prestiti, poi i titoli di Stato. La Bce avvisa Roma&co

Secondo Reuters la Banca centrale starebbe pensando di spingere i Paesi più indebitati ad accettare i fondi comunitari, minacciando di cambiare registro sui programmi di acquisto di titoli pubblici. Per l’Italia un bel problema. Ecco perché

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