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Il 2020 è stato l’anno della pandemia e del Next Generation Eu, di cui lo strumento più significativo è la Resilience and Recovery Facility. Il 2021 dovrebbe essere l’anno dei vaccini per consentire agli italiani di ricominciare a vivere una vita “normale” e riprendere a lavorare, a produrre ed utilizzare come meglio desiderano il tempo libero.

In materia di pandemia, l’operato del governo è giudicato in modo molto critico non solo dalla stampa interna e dai cittadini di Bergamo e Brescia che stanno promuovendo una vertenza giudiziaria ma – quel che più conta – dagli osservatori internazionali che lo mettono tra gli ultimi in classifica. Lo fanno, ad esempio, l’editoriale del numero doppio di Natale e fine anno del settimanale The Economist e l’ultimo libro di Fareed Zakaria (giornalista – Newsweek, Wall Street Journal, The New Yorker – e scrittore molto noto anche in Italia) nel cui ultimo lavoro (Ten lessons for a post-pandemic world) dà i voti alla quality of Government in base ai risultati di come tale qualità si è manifestata di fronte all’aggressione subdola del Covid-19.

Non meglio in tema di Resilience and Recovery Facility. È dovuto scendere in campo lo stesso Commissario europeo Paolo Gentiloni, pur nominato dal governo in carica, per tirare le orecchie all’esecutivo e ricordagli che è in grande ritardo sulla tempistica prevista e rammentargli quali sono le “regole del gioco”. Nel contempo c’è una lite furiosa all’interno della maggioranza su come impostare (e ripartire tra settori) il programma.

La campagna di vaccinazione, se ben condotta, potrebbe da un lato essere un modo per dare coesione ad un governo che leader della stessa maggioranza dichiarano defunto e da un altro uno strumento per fargli riacquistare consensi nel Paese dato che i sondaggi lo danno, ove si votasse oggi, in netta minoranza. Naturalmente questi sarebbero “effetti esterni” che si avrebbero solo ed unicamente se la campagna fosse efficiente ed efficace e raggiungesse l’obiettivo di debellare in pochi mesi la pandemia.

La campagna, però, non pare partita con il piede giusto. Lo stesso modo di comunicare da parte dell’ufficio del Commissario straordinario lascia a desiderare. Ad esempio, le immagini televisive del camioncino che porta il vaccino dal Brennero a Roma, per poi essere ripartito, in aereo, tra le Regioni, sono parse una sceneggiata di dubbio gusto. Più serie le polemiche su quanto delle forniture europee è stato attribuito all’Italia e su come altri Stati dell’Unione europea, Ue (significativamente la Germania e l’Ungheria) abbiamo messo in atto un piano di maggiore e più rapida copertura.

La Germania ha acquistato sul mercato 30 milioni di dosi e l’Ungheria ne ha ricevuto un assaggio di 6.000 dosi dalla Federazione Russa. La Commissione europea ha acquistato una quantità di dosi che dovrebbero essere sufficienti per il primo anno della campagna di vaccinazioni all’intera Ue. Tuttavia, non ha mai preteso che il vaccino acquistato dall’Ue dovesse essere la provvista “esclusiva”. Gli Stati che hanno voluto e potuto hanno acquistato in proprio. L’Italia avrebbe potuto farlo se il debito della pubblica amministrazione non fosse così elevato in rapporto al Pil o se avesse per tempo fatto ricorso allo sportello sanitario del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e dedicato parte delle risorse all’acquisto di vaccini.

Inoltre, gli acquisti Ue sono stati scaglionati su un tempo più lungo del necessario per dare in modo ad una delle maggiori industrie farmaceutiche francesi, la Sanofi, di sviluppare il proprio prodotto. Roma pare abbia spalleggiato Parigi, sperando di migliorare i rapporti. Se dal primo luglio, il prezzo del vaccino sarà libero, non è chiaro cosa preveda il programma: acquistarlo sul mercato internazionale con i fondi della Resilience and Recovery Facility o dello sportello sanitario del Mes o farlo pagare ai cittadini.

È stato proclamato che la programmazione vaccinale è “perfetta” ma non è stato pubblicato un “cronoprogramma” dettagliato a livello nazionale e delle Regioni e Province autonome – l’unico strumento per dare modo all’opinione pubblica di valutare se il piano è sulla giusta via e quali aggiustamenti debbano effettuati. Per ora si sa solo che avranno la priorità il personale sanitario e gli ospiti delle Rsa. Non si sa nulla su quando, e come, verranno vaccinati gli altri milioni di italiani, se in base all’età anagrafica, alle patologie in atto, alla residenza, al mestiere/professione svolto/a, in ordine alfabetico. Anzi giungono informazioni contradditorie proprio negli interventi in televisione: ad esempio, un giorno si dice che gli affetti di patologie oncologiche sono prioritari ed un altro invece che molte patologie oncologiche sono ostacoli alla vaccinazione. Si parla di archivi sanitari regionali, con tutti i dati sanitari “basilari” dei cittadini. Non è chiaro come si concili tale ipotesi con la proposta messa in campo di un nuovo software, per classificare i vaccinandi sulla base di prioritarietà cliniche.

Inoltre, i flaconcini del vaccino, scongelati che siano, sono utilizzabili per poche ore. Si tratta di flaconcini multidose, per cui ogni vaccinazione richiederà l’uso di 0,3 ml di soluzione. Conseguenza: tante punture del tappo, almeno cinque. Ma così resterà – sul fondo del flaconcino – del liquido, che potrebbe garantire altre vaccinazioni… con altre possibili contaminazioni e con possibilità che vengano usate dosi diverse, per possibile commistione di materiale tra due diversi flaconcini. Se arriveranno forniture di vaccini diversi o di preparati diversi, non si sa se sarà consentito scegliere o si dovrà accettare ciò che ci viene proposto. Non è chiaro se la vaccinazione verrà fatta in sicurezza, ossia in presenza di medico e di farmaci anti shock, vista la gravità delle reazioni allergiche riscontrate negli Usa, ed in i strutture sanitarie oppure in gazebo approntati all’uopo.

Se la vaccinazione non è obbligatoria, non è affatto chiaro cosa chi – chiamato – non rispondesse o non accettasse di sottoporsi al vaccino, potrà fare ove cambiasse idea, se dovrà rimborsare i costi della chiamata o presentare un certificato del medico di base. Non è neanche chiaro se chi non si vaccina potrà andare in treno, in aereo, in un ristorante, in un teatro, in un evento congressuale.

Infine per raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 70% degli italiani entro settembre 2021, non si sa quale è il programma di approvvigionamenti se le forniture Pfziner non saranno integrate a breve.

vaccino covid

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