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“Minacce in ambiente ibrido. Strategie di disinformazione nell’Africa Subsahariana per incentivare l’immigrazione e favorire la destabilizzazione di Paesi target”, è questo il titolo del progetto di ricerca vinto dal gruppo di lavoro Ura Hub (Unitus Research and Analysis Hub) dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e finanziato dalla Farnesina.

Uno degli obiettivi dell’indagine empirica è quello di fare luce sulle dinamiche della disinformazione in contesti geopolitici fragili, focalizzandosi, nello specifico, sul ruolo strategico delle tecnologie di intelligenza artificiale generativa nei nuovi scenari di hybrid warfare informativa. Durante l’evento sono stati condivisi obiettivi di ricerca e basi metodologiche, maturate anche alla luce di precedenti tavoli di confronto istituzionale e scientifico.

La giornata ha rappresentato un momento significativo per consolidare il dialogo tra istituzioni, accademia e società civile, e testimonia l’impegno del Maeci nel promuovere strumenti di analisi e prevenzione in un contesto globale sempre più interconnesso. L’evento è stato moderato da Roberta Rizzo di Rainews e ha visto la partecipazione del senatore Enrico Borghi quale componente del Copasir e dell’onorevole Billi quale capogruppo della Commissione Affari Esteri.

Il Progetto, coordinato da Alessandro Sterpa, si integra in un’ampia attività di lavori scientifici sui temi della sicurezza ai quali l’Ateneo già dedica un dottorato e diversi corsi di laurea in Scienze politiche. Per il gruppo di ricerca, al completo, hanno relazionato Alessandro Sterpa (Università della Tuscia), Livio Calabresi (Università di Milano), Silvia Sassi (Università di Firenze), Michele Zizza (Università di Viterbo).

L’ attività di ricerca connessa al progetto finanziato dal Maeci dal titolo “Minacce in ambiente ibrido. Strategie di disinformazione nell’Africa Subsahariana per incentivare l’immigrazione e favorire la destabilizzazione di paesi target” si inserisce nel dibattito sul controllo strategico dello spazio informativo in politica estera e si propone di sviluppare una comprensione profonda e multidimensionale delle ingerenze informative attualmente in atto nei Paesi di origine dei flussi migratori.

La ricerca si pone l’ambizioso obiettivo di gettare un ponte tra paradigmi teorici e realtà operativa; tra analisi dell’immaginario e analisi dei contenuti diffusi online. Il progetto vuole stimolare un dibattito in particolare sulle implicazioni e le ricadute della lotta alla disinformazione in materia di politica estera, public diplomacy e sicurezza nazionale. Una prima fase di indagine prevede la somministrazione di una serie di domande aperte, organizzate in una traccia di intervista strutturata, ad immigrati alloggiati Centri governativi preposti all’accoglienza dei richiedenti asilo.

I dati raccolti durante la prima fase consentiranno auspicabilmente una mappatura dei nuclei tematici più rilevanti e del ruolo dei principali stakeholder. Una seconda fase della ricerca prevede un’analisi dei contenuti pubblicati sulle principali piattaforme digitali. È previsto a tal fine l’attivo coinvolgimento di partner informatici operanti nel settore privato. La raccolta del dataset avverrà infatti attraverso un processo di data scraping automatizzato e calibrato attraverso le più opportune API.

Obiettivo di questa seconda fase è un puntuale raffronto tra gli insight emersi durante le interviste e i contenuti veicolati sui diversi canali e piattaforme, alla ricerca di corrispondenze tra questi ultimi e le narrazioni ricorrenti menzionate dai migranti. Lo scopo secondario è cercare di individuare indizi di un uso di strumenti di AI, impiegati per la generazione e/o diffusione di post o deepfake (elementi audio/video). La terza ed ultima fase progettuale prevede infine un accurato lavoro di comparazione tra le evidenze raccolte durante i precedenti step e la letteratura specifica in materia che consentirà di stabilire se le azioni già messe in campo rispondono effettivamente alle attuali necessità di sicurezza sul piano della lotta alla disinformazione.

Migrazioni come minacce in ambiente ibrido

Di Livio Calabresi

Uno degli obiettivi dell’indagine empirica è quello di fare luce sulle dinamiche della disinformazione in contesti geopolitici fragili, focalizzandosi, nello specifico, sul ruolo strategico delle tecnologie di IA generativa nei nuovi scenari di hybrid warfare informativa. Ecco chi c’era e cosa si è detto durante l’evento di presentazione del progetto di ricerca “Minacce in ambiente ibrido. Strategie di disinformazione nell’Africa Subsahariana per incentivare l’immigrazione e favorire la destabilizzazione di Paesi target”, dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e finanziato dalla Farnesina

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