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Nel millesimo giorno del conflitto russo-ucraino, una serie di eventi significativi ha marcato un’importante escalation nelle dinamiche belliche. L’autorizzazione da parte dell’amministrazione Biden all’uso dei missili Atacms contro obiettivi in territorio russo ha trovato immediata applicazione, con Kyiv che ha condotto il primo attacco contro un deposito di munizioni nella regione di Bryansk, a circa 130 chilometri dal confine.

La risposta di Mosca non si è fatta attendere: il presidente Putin ha firmato un decreto che modifica la dottrina nucleare russa, ampliando le condizioni per un possibile uso dell’arsenale atomico. La nuova dottrina stabilisce che un attacco con armi convenzionali da parte di uno Stato non nucleare, se sostenuto da una potenza nucleare, potrà essere considerato come un’aggressione congiunta contro la Russia, aprendo la possibilità di una risposta nucleare.

Questo sviluppo si inserisce in un contesto già complesso nella regione di Kursk, dove le forze ucraine mantengono il controllo di circa 700 chilometri quadrati di territorio russo, ridotti dai 1.100 inizialmente conquistati durante la controffensiva di agosto. La presenza di circa 15mila truppe nordcoreane in supporto alle forze russe in questa regione ha aggiunto un’ulteriore dimensione internazionale al conflitto.

È particolarmente significativo che il primo utilizzo degli Atacms da parte ucraina si sia concentrato su depositi di munizioni nordcoreane piuttosto che su obiettivi puramente russi, suggerendo una strategia calibrata per colpire il supporto esterno a Mosca minimizzando il rischio di un’ulteriore escalation diretta con la Russia. Secondo fonti del Ministero della Difesa russo, l’attacco ha visto il lancio di sei missili Atacms, di cui cinque sono stati abbattuti mentre uno ha causato danni a un’installazione militare.

Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha accusato Washington di voler deliberatamente intensificare il conflitto, suggerendo che l’uso degli Atacms sarebbe impossibile senza la presenza di esperti militari americani. Una posizione che sottolinea la crescente tensione tra Russia e Stati Uniti, con Mosca che considera questi attacchi come un coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto.

L’Unione europea, attraverso l’Alto Rappresentante Josep Borrell, ha definito “irresponsabile” la minaccia nucleare russa, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato di non essere sorpresi dall’aggiornamento della dottrina nucleare e di non vedere la necessità di modificare la propria postura strategica.

La situazione sul campo resta fluida, con le forze russe che mantengono una significativa pressione sul fronte orientale, particolarmente nella regione di Donetsk, mentre gli ucraini cercano di massimizzare il vantaggio strategico offerto dai nuovi sistemi d’arma. L’impiego di truppe nordcoreane esclusivamente in territorio russo, piuttosto che nelle zone occupate dell’Ucraina, riflette probabilmente una scelta strategica ben ponderata da parte di Mosca. Questa decisione potrebbe essere motivata da diversi fattori: innanzitutto, l’impiego di truppe straniere per difendere il territorio russo libera forze russe più esperte per le operazioni offensive in Ucraina. Inoltre, mantenendo le truppe nordcoreane in territorio russo, Mosca evita potenziali complicazioni legali e diplomatiche legate all’uso di forze straniere in territori occupati, riducendo anche il rischio di accuse di violazione delle convenzioni internazionali. Non ultimo, questa scelta potrebbe essere dettata dalla necessità di mantenere un maggior controllo operativo su queste forze, integrandole in un contesto difensivo più strutturato e meno dinamico rispetto alle operazioni offensive in territorio ucraino.

Mentre il conflitto entra nel suo secondo millennio di giorni, queste nuove dinamiche suggeriscono una fase più complessa e potenzialmente più pericolosa, dove l’intreccio tra capacità convenzionali avanzate e deterrenza nucleare diventa sempre più centrale nelle strategie di entrambe le parti. La presenza di forze nordcoreane e l’uso mirato degli Atacms rappresentano non solo un’escalation militare, ma anche un significativo cambiamento nelle dinamiche geopolitiche del conflitto.

Come sta cambiando il conflitto in Ucraina dopo mille giorni di guerra

Di Ivan Caruso

Nel millesimo giorno di guerra, l’amministrazione Biden ha autorizzato l’uso dei missili a lungo raggio su territorio russo e Kyiv ha colpito subito i depositi di munizioni nordcoreane a Bryansk. La risposta del Cremlino è arrivata con una modifica alla dottrina nucleare che apre alla possibilità di risposta atomica contro attacchi convenzionali. Intanto 15mila soldati di Pyongyang difendono il territorio russo nella regione di Kursk

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