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Finisce oggi il 19° vertice dei leader del G20 a Rio de Janeiro. Un summit segnato dalla strategia di evitare argomenti “caldi” come la guerra in Europa e Medio Oriente per evitare frizioni tra i capi di Stato e di governo presenti all’evento. Proprio per questo il tema su come combattere la povertà globale è riuscito ad accomunare consensi ed è protagonista del testo unico finale.

Due fatti hanno rimandato ancora il dibattito della guerra in Ucraina, l’attacco massiccio della Russia e la scelta del presidente americano Joe Biden di autorizzare a Kyiv l’uso di missili di lungo raggio di fabbricazione americana contro le truppe russe.

Ma i leader del G7, più l’Argentina, hanno chiesto al presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva di includere nella dichiarazione finale una condanna alla Russia. Ma, secondo l’Abc, il presidente socialista brasiliano si limiterà a proporre la pace come unica strada possibile, aumentare il sostegno umanitario e abbassare l’intensità del conflitto armato.

Il presidente russo, Vladimir Putin, non ha partecipato al G20, sempre a causa del rischio di arresto per il mandato della Corte Penale Internazionale che lo accusa del sequestro dei bambini ucraini. Tuttavia, Abc sostiene che ci sono stati contatti tra il ministero degli Affari esteri brasiliano e il governo cinese per dare la possibilità a Putin di mandare un videomessaggio ai partecipanti del G20.

La richiesta di Pechino, però, sarebbe stata respinta per non aumentare la tensione. “Biden è arrivato in città (Rio de Janeiro, ndr) con l’obiettivo di sostenere il conflitto con la Russia fino alla fine, per differenziarsi da Donald Trump, che a gennaio arriverà alla Casa Bianca”, si legge su Abc. A Washington i democratici credono che il repubblicano riuscirà nell’impresa di un accordo di pace ma ad un alto prezzo: la cessione del territorio ucraino.

Senza dubbi Trump è l’assente più presente del G20 a Rio de Janeiro. I contatti con le delegazioni di diversi Paesi sarebbero costanti per cercare una linea guida nel cambio della politica estera americana. Infatti, molti leader stanno cercando un rientro al proprio Paese con scalo a Miami, per incontrare Trump nella sua residenza a Mar-a-Lago. Un altro protagonista è il presidente cinese Xi Jinping, che a differenza di Biden resterà ancora al potere e grande alleato di Lula nella guerra alla povertà e la fame.

Il presidente brasiliano, alla guida – temporanea – del G20, si è impegnato nella creazione dell’Alleanza Globale contro la Fame e la Povertà, alla quale hanno aderito un’ottantina di Paesi. Lula ha spiegato che quest’alleanza sarà la sua più grande eredità: “Non si tratta solo di fare giustizia. Questa è una condizione essenziale per costruire società più prospere e un mondo di pace. Non a caso si tratta degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 1 e 2 dell’Agenda 2030. Con l’Alleanza saranno articolate raccomandazioni internazionali, politiche pubbliche efficaci e fonti di finanziamento”.

“Coloro che sono sempre stati invisibili saranno al centro dell’agenda internazionale – ha aggiunto -. Vantiamo già l’adesione di 81 Paesi, 26 organizzazioni internazionali, 9 istituzioni finanziarie e 31 fondazioni filantropiche e organizzazioni non governative […] L’Alleanza è nata nel G20, ma il suo destino è globale”.

Così Lula ha alleggerito le tensioni al G20

Finisce oggi il vertice a Rio de Janeiro. Un summit segnato dalla strategia di evitare argomenti “caldi” come la guerra in Ucraina e Medio Oriente per evitare frizioni tra i capi di Stato e di governo presenti all’evento. Ma quali accordi sono stati raggiunti?

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