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Hong Kong oggi è come Berlino negli anni Sessanta. È li che si scommette il destino del mondo, il nostro futuro di libertà. Perché Hong Kong come Berlino è la cartina di tornasole di quello che sarà il nostro destino se la Cina dovesse dispiegare la sua supremazia nel mondo.

Se la Cina dovesse conculcare, come purtroppo sta facendo, le libertà e le prerogative di Hong Kong, sancite da accordi internazionali, vuol dire che conculcherà anche le nostre ove avesse la possibilità di farlo. Ed oggi sappiamo che tende a farlo come dimostrano le vicende di questi anni, di questi mesi. E come dimostra in modo drammatico l’evoluzione della situazione a Hong Kong: la repressione delle manifestazioni, l’espulsione di parlamentari dissidenti, cioè democratici, dalla Assemblea legislativa, la nuova e liberticida legge sulla sicurezza nazionale.

La postura della Cina con Xi Jinping è profondamente cambiata, rispetto al recente passato – quando tutti noi la consideravano come un grande promettente mercato e sicuramente un partner importante e millenario con cui crescere insieme; è profondamente cambiata, come dimostra la corsa al riarmo, la realizzazione di portaerei e sommergibili, le rivendicazioni territoriali e marittime, le ripetute minacce a Taipei, la costruzione di basi militari lungo la via della Seta, come a Gibuti, la politica del debito e degli appalti lungo il corridoio commerciale, gli investimenti in tecnologia dual use e nella costruzione della supremazia del 5G e della intelligenza artificiale, persino la politica sanitaria e le menzogne sulla pandemia, così come la corsa all’accaparramento delle materie prime e la penetrazione negli organismi internazionali.

Tutto sembra rispondere alla volontà di dominio consacrata anche in importanti modifiche costituzionali e legislative, di fatto espansioniste e imperialiste. Per questo, anche per questo, la “battaglia” di Joshua Wong e degli altri giovanissimi combattenti per la libertà, è eroica e va da noi sostenuta sino in fondo in ogni consesso istituzionale e in ogni ambito. Joshua combatte da quando aveva solo 13 anni, è stato arrestato più volte in sette anni, ha svegliato la sua generazione con la protesta degli “ombrelli”, sembrava che potesse “scuotere” anche la Cina, sino a quando il Covid non ha consentito di estendere il controllo totalitario in ogni ambito sociale. Ora dovrà scontare almeno 13 mesi di carcere ma la sua mite immensa forza d’animo non è stata piegata dalla minaccia delle sbarre.

Noi dobbiamo fargli capire che il mondo gli è vicino anche dentro quelle mura, perché lui lotta anche per noi e soprattutto per i nostri figli. Solo se il mondo prende coscienza della posta in palio sarà davvero possibile tutelare le libertà dei giovani di Hong Kong oggi, così da tutelare le nostre libertà domani.

Dobbiamo presentare mozioni in ogni assemblea a partire da quelle parlamentari, senza distinzione di parte, per impegnare il governo a porre la questione di Hong Kong e la libertà dei giovani arrestati e le prerogative sancite dai trattati internazionali come tema prioritario nei nostri rapporti diplomatici, nel contempo  dobbiamo scuotere l’opinione pubblica perché solo la manifesta solidarietà del mondo nei confronti dei giovani incarcerati può convincere le autorità cinesi che la politica imperialista non produce frutti perché allarma tutti.

L’unica cosa di cui Pechino ha davvero timore è l’opinione pubblica mondiale, proprio perché in Cina non esiste e non può esistere una opinione pubblica.

Noi siamo convinti che con la Cina, con il popolo e con il governo cinese si possa e si debba operare senza pregiudizi di alcun tipo ma anche senza alcuna sudditanza. Per questo speriamo che il mondo alzi oggi la voce a sostegno di Joshua Wong e degli  altri combattenti per la libertà  perché domani potrebbe essere troppo tardi. Hong Kong è come Berlino, siamo tutti cittadini di Hong Kong!

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