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Dopo una lunga attesa, ecco la risposta ufficiale. A dieci giorni dall’intervento del segretario di Stato Usa Mike Pompeo sul sito First Things, e a poche ore dal suo arrivo a San Pietro, dai Sacri palazzi arriva un chiarimento definitivo sul rinnovo dell’accordo fra Santa Sede e Cina. Senza polemiche, ma senza possibili equivoci.

Lo firma il direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione del Vaticano Andrea Tornielli, in prima pagina sul sito dell’Osservatore Romano. Nel titolo l’annuncio: “Entro ottobre la decisione sulla proposta vaticana di prorogare “ad experimentum” le norme provvisorie”. Entro ottobre, precisamente il 22, la Santa Sede rinnoverà dunque l’intesa con Pechino per la nomina dei vescovi cinesi.

Nell’editoriale Tornielli non menziona mai gli Stati Uniti e tantomeno il capo del Dipartimento di Stato. Ma i riferimenti fra le righe non mancano. L’ex vaticanista de La Stampa spiega una ad una le ragioni di quell’accordo che, precisa, “non riguarda direttamente le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Cina, lo status giuridico della Chiesa cattolica cinese, i rapporti tra il clero e le autorità del Paese”. Tradotto: non rientra nella sfera dei rapporti diplomatici fra Santa Sede e Stati Uniti, perché è di natura prettamente pastorale.

“L’obiettivo dell’Accordo Provvisorio non è dunque mai stato meramente diplomatico e men che meno politico, ma è sempre stato genuinamente pastorale – scrive Tornielli – il suo fine è di permettere ai fedeli cattolici di avere vescovi che siano in piena comunione con il Successore di Pietro e allo stesso tempo siano riconosciuti dalle autorità della Repubblica Popolare Cinese”. La nomina dei vescovi, prosegue, è “una questione essenziale per la vita della Chiesa e per la comunione dei pastori della Chiesa cattolica cinese con il vescovo di Roma e con i vescovi del mondo”.

Il bilancio dei primi due anni, si legge sull’Osservatore Romano, è tutto sommato positivo, e invita a proseguire. “Hanno portato a nuove nomine episcopali con l’accordo di Roma e sono stati riconosciuti ufficialmente dal governo di Pechino alcuni vescovi. I risultati — anche a causa della pandemia che di fatto ha bloccato i contatti negli ultimi mesi — sono stati positivi, pur se limitati, e suggeriscono di andare avanti con l’applicazione dell’Accordo per un altro periodo di tempo”, dice Tornielli.

E a chi in questi giorni, specialmente dalle fila del mondo cattolico ultra-conservatore americano, si è scagliato contro papa Francesco accusandolo di chinare il capo di fronte al regime comunista, il foglio del Vaticano risponde secco che il papa non ignora affatto le criticità dell’accordo. “Papa Francesco, nel «Messaggio ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale», nel settembre 2018, subito dopo la firma dell’Accordo Provvisorio, aveva ricordato che negli ultimi decenni, ferite e divisioni in seno alla Chiesa cattolica in Cina si erano polarizzate «soprattutto intorno alla figura del vescovo quale custode dell’autenticità della fede e garante della comunione ecclesiale”, scrive il direttore del dicastero.

“Ben cosciente delle ferite alla comunione della Chiesa causate dalle debolezze e dagli errori, ma anche da indebite pressioni esterne sulle persone, Papa Francesco, dopo anni di lunghe trattative iniziate e portate avanti dai suoi predecessori, ha ristabilito la piena comunione con i vescovi cinesi ordinati senza mandato pontificio. Una decisione presa dopo aver riflettuto, pregato ed esaminato ogni singola situazione personale”.

L’accordo, conclude citando ancora il papa, ha un solo e unico obiettivo: “Sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo in Cina e di ricostituire la piena e visibile unità nella Chiesa”.

Per questo la Santa Sede andrà avanti, con buona pace delle remore americane. È la prima risposta con il crisma di ufficialità che arriva dal Vaticano dopo quello che da più parti è stato considerato un intervento inusuale tanto nella forma quanto nel contenuto.

Finora infatti si erano contate solo reazioni sporadiche, come quella del direttore di Asia News padre Bernardo Cervellera, solidale con la posizione di Pompeo, e quella del quotidiano della Cei Avvenire, che a pochi giorni aveva chiarito come le parole dell’ex capo della Cia non avrebbero potuto spostare, “anche solo di una virgola”, la posizione vaticana (ndr.: qui la rettifica di padre Cervellera)

Dopo i puntini sulle i messi dal quotidiano ufficiale del papa, il confronto è rimandato a questo mercoledì, quando Pompeo parteciperà a un evento sulla libertà religiosa all’Ambasciata americana presso la Santa Sede e incontrerà il segretario di Stato Pietro Parolin e il segretario per i Rapporti con gli Stati Paul Gallagher.

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