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“Oggi, abbiamo inferto un colpo diretto a Huawei e al repressivo Partito comunista cinese limitando ulteriormente la capacità di Huawei di acquisire tecnologia statunitense e compromettere l’integrità delle reti mondiali e delle informazioni private degli americani”. Con questo tweet il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, ha annunciato le nuove restrizioni, dopo quelle di maggio, imposte dall’amministrazione Trump sul colosso tecnologico di Shenzhen.

Intervistato da Fox News il presidente Donald Trump ha commentato: “Non vogliamo la loro tecnologia negli Stati Uniti perché ci spiano e non faremo niente nei termini di condivisione di intelligence con qualsiasi Paese che la usi”, ribadendo l’ultimatum a tutti i partner degli Stati Uniti. E ancora: “Io la chiamo Spywei, spiano il nostro Paese”.

LE NUOVE MISURE

“Il 20 maggio, abbiamo emesso un ordine che impediva l’uso della tecnologia americana nei chip progettati da Huawei. Questo li ha portati a prendere alcune misure evasive. Stavano passando attraverso terze parti”, ha detto il segretario al Commercio statunitense Wilbur Ross questa mattina a Fox News. “La nuova legge chiarisce che qualsiasi utilizzo di software americano o apparecchiatura di fabbricazione americana per produrre cose per Huawei è vietato e richiede una licenza”. Il dipartimento ha annunciato inoltre l’aggiunta di altre 38 aziende in 21 Paesi affiliate al colosso cinese leader nel mercato del 5G nella lista nera: in totale sono 152. Tra le “nuove 38”, unità cloud Huawei a Pechino, Hong Kong, Parigi, Berlino e in Messico.

LE RESTRIZIONI PRECEDENTI

Le restrizioni statunitensi esistenti hanno già avuto un forte impatto su Huawei e i suoi fornitori. Il gruppo di Shenzhen ha annunciato che smetterà di produrre i suoi chip di punta a partire da settembre a causa della pressione degli Stati Uniti. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company ha invece annunciato che dal 15 maggio ha smesso di accettare ordini da Huawei e che tutti gli ordini di chip verranno consegnati entro il 14 settembre.

LE “RETI PULITE”

Come raccontato su Formiche.net, Israele e Stati Uniti stanno per firmare un memorandum d’intesa che impegnerà lo Stato ebraico a non utilizzare tecnologia cinese per le sue reti 5G. L’intesa rientra nell’iniziativa Clean Network lanciata pochi giorni fa dal dipartimento di Stato statunitense (e raccontata anche da Formiche.net) per cercare di eliminare la “minaccia a lungo termine alla privacy dei dati, alla sicurezza e ai diritti umani al mondo libero rappresentata da attori autoritari maligni, come il Partito comunista cinese”. Con Israele ci sono anche Australia, Canada, Giappone, Taiwan e a diversi Paesi europei (ultimi Repubblica ceca, Polonia e Slovenia nel corso del recente tour europeo del capo della diplomazia statunitense Mike Pompeo). E Washington ha recentemente fatto appello all’Italia affinché aderisca, con un’intervista di Keith Krach, sottosegretario di Stato per la Crescita economica, l’energia e l’ambiente, al quotidiano La Stampa: “Vorremmo che vi uniste al Clean Network, perché senza di voi non sarebbe completo”, ha dichiarato.

Sei hai Spywei, niente Cia. Ecco l’ultimatum di Trump (anche all’Italia)

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