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Chi troppo stringe nulla tiene. Fabrizio Cicchitto, presidente di Riformismo e libertà, già a capo della Commissione esteri della Camera, commenta severo l’incidente diplomatico fra Palazzo Chigi e il Cremlino sul caso di Alexei Navalny, l’oppositore russo ricoverato in Germania dopo esser stato avvelenato col Novichok, “una figuraccia”.

Tutto parte dalla telefonata del 26 agosto fra Giuseppe Conte e Vladimir Putin. La presidenza del Consiglio ne dà conto con uno scarno comunicato, spiega che si è parlato di Navalny e della crisi in Bielorussia. Mosca invece, dopo aver specificato che ad alzare la cornetta è stato il premier italiano, dice nel suo comunicato che l’Europa non deve intromettersi nell’uno e nell’altro caso.

Segue un’intervista di Conte al Foglio, due giorni fa, in cui il premier assicura: Putin avvierà una commissione d’inchiesta per trovare gli attentatori di Navalny. Nulla di vero, si affretta a precisare il giorno dopo il potente portavoce dello zar, Dimitri Peskov, è stato “un equivoco”, non ci sarà nessuna commissione.

“Era meglio che Conte non si infilasse in questo intrigo – dice Cicchitto scuotendo la testa – niente di peggio che fare i furbi in tutte le direzioni. Il premier voleva fare bella figura sia con i russi che con l’opinione pubblica occidentale, è successo l’esatto contrario”.

Nella serata di giovedì, il premier prova a mettere una toppa. Una velina di “fonti di Palazzo Chigi” spiega che no, non c’è stato alcun equivoco, e che anzi le indagini in Russia sono già partite. In attesa di una nuova, eventuale contro-smentita dalla Piazza rossa, si può fare un primo bilancio della vicenda. “Pessimo”, Cicchitto non ha dubbi, “la precisazione di Palazzo Chigi è ridicola”. “Meglio l’intervista di Vincenzo Amendola al Corriere su Cina e 5G, in cui prende una posizione chiara. Oggi ci sono tante personalità che potrebbero prendere le redini della politica estera. Penso a Gentiloni, Amendola, Minniti, Fassino. Purtroppo in prima linea non ci sono loro”.

“Abbiamo seguito una linea opportunista, come su Hong Kong. Un tempo eravamo tra i primi avvocati dei diritti umani, oggi facciamo sponda qua e là per non scontentar nessuno”. Eppure, gli facciamo notare, l’Italia ha sempre fatto della mediazione un punto di forza in politica estera. “Sì, ma per essere un mediatore devi avere una personalità e una forza politica rilevante. De Gasperi, Andreotti, Moro, Fanfani, Craxi potevano fare da mediatori”. E Conte? “Conte, a differenza di altri, ha un suo know-how, ma non ha personalità. Questa volta ha toppato, si è infilato in una vicenda tortuosa, e quando è stato smentito ha fatto finta di non capire”.

Ma le stoccate non sono finite. Il gioco del telefono russo ricorda a Cicchitto “Matteo Salvini, che voleva fare la punta di diamante dei russi in Italia e avere un rapporto privilegiato con Trump. Poi gli hanno fatto capire con le buone e con le cattive che non era più furbo di russi e americani. Dopo l’incidente del Metropol, ha smesso di parlare di politica estera”.

Chiudiamo con un’annotazione. Se davvero Conte ha peccato di doppiogiochismo, in Europa è in buona compagnia. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel tuona contro Putin per i caso Navalny ma in casa ha il gasdotto russo Nord Stream 2. “Vero, però almeno lei la parte del poliziotto europeo l’ha fatta bene. E stiamo parlando di un personaggio con una storia e una statura, mi permetta, un po’ diversa”.

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