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È calato il silenzio elettorale. Dopo le ultime battute della campagna elettorale, dalla mezzanotte di sabato 19 settembre, la legge prevede il mutismo sulla scena politica durante la giornata del voto di domenica e lunedì. Non è strano, però, che ci siano strappi alla regola. La legge sul silenzio elettorale risale al 1951 e nel corso degli anni ha subito diverse modifiche.

Resta però la quintessenza dell’articolo 9 della legge 202/1956, che sostiene nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda. In più, è vietata ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali. Per chi non rispettasse questa normativa, la legge prevede una punizione con sanzione amministrativa pecuniaria da 103 a 1032 euro.

Ma cosa succede in quell’altro scenario – molto influente – che sono le piattaforme dei social network? La questione è stata sollevata con un “thread” su Twitter dalla professoressa Martina Carone, social media manager, copywriter e consulente in comunicazione per aziende, partiti, candidati.

“Silenzio elettorale sui social? No, non esiste il #silenzioelettorale sui social network. SI, sarebbe carino rispettarlo comunque per esteso”, ha scritto Carone. L’esperta ricorda che la regola è disciplinata da varie leggi, tra cui la 212/1956, che parla prevalentemente di tv (pubbliche: il divieto è stato esteso alle tv private nel 1984), ma “non c’è una norma norma che estenda il silenzio elettorale ai social media. A livello legale, quindi, non ci sono conseguenze per chi pubblica e sponsorizza contenuti politici (e indicazioni di voto) sui social”.

Carone spiega che nel 2018 l’Agcom ha pubblicato delle linee guida per le elezioni del 4 marzo, e in questo caso “si auspicava il rispetto del silenzio ANCHE sui social per non ‘influenzare con pressioni indebite l’elettorato ancora indeciso’”. Ma l’invito non è stato accolto.

In Italia, dunque, non si rispetta il silenzio elettorale (sui social) perché manca una legge specifica e a candidati e partiti conviene restare presenti in rete: “Secondo i dati di #IlvoDiamanti, il 76% degli italiani si informa di politica via social: immaginate quanto possono essere efficaci messaggi così sugli indecisi”.

Secondo Carone, è importante rispettare il silenzio elettorale perché dopo aver valutato proposte e opzioni, “il cittadino deve avere il tempo di riflettere serenamente sulla scelta da fare, senza turbamenti esterni o tentativi di convincimento last minute”.

“Quindi, diffidate da chi – quando viene fatto notare che esisterebbe il #silenzioelettorale – vi risponde sghignazzando che sui social non esiste – ha concluso -: le leggi si rispettano nel loro significato più profondo, sempre! E soprattutto lasciateci un giorno di vacanza!”.

L'importanza del silenzio elettorale (mancato) sui social

È calato il silenzio elettorale. Dopo le ultime battute della campagna elettorale, dalla mezzanotte di sabato 19 settembre, la legge prevede il mutismo sulla scena politica durante la giornata del voto di domenica e lunedì. Non è strano, però, che ci siano strappi alla regola. La legge sul silenzio elettorale risale al 1951 e nel corso degli anni ha subito…

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