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Durante una conferenza stampa venerdì, AfriCom ha alzato nuovamente il livello del confronto con la Russia in Libia. La contrammiraglio Heid Berg, direttrice del dipartimento intelligence del comando Africa del Pentagono, ha dichiarato che cacci russi hanno sostenuto con bombardamenti aerei i miliziani ribelli della Cirenaica. È una notizia importante, perché è vero che si sapeva della presenza di quegli assetti aerei russi in Libia, ed è vero che erano stati segnalati in missione sul territorio dello stato nordafricano, ma finora non c’erano state informazioni ufficiali sul loro impiego operativo.

A maggio, una dozzina di Mig-29 e Su-24 erano stati trasferiti dalla Siria alla base aerea di al Jufra, che si trova nel territorio militarmente controllato dalla milizia che risponde agli ordine del signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar. Ai tempi del trasferimento dei caccia russi Haftar manteneva postazioni logistiche in Tripolitania e sognava di realizzare l’ambito obiettivo di rovesciare il governo onusiano Gna, conquistando con le armi Tripoli. La campagna militare lanciata da Haftar e sostenuta (militarmente, economicamente e politicamente) da Emirati Arabi ed Egitto (nonché Arabia Saudita, Giordania, Francia e Russia) sarebbe stata di lì a poco obliterata dalle unità del Gna, grazie all’appoggio fondamentale ricevuto dalla Turchia.

Stando ad AfriCom, quando la Russia ha mandato quegli aerei a combattere, comunque lo ha fatto in modo determinato per aiutare Haftar a vincere la guerra. Informazione importante questa che riguarda le missioni operative dei jet russi, perché smaschera un doppio gioco mentre Mosca cerca di muoversi nella crisi con l’incedere narrativo di un interlocutore al di sopra delle parti. Gli americani hanno tracciato gli spostamenti di quei caccia grazie al sistema di intelligence che — dalla Sicilia, da Sigonella — monitora il Mediterraneo. Non c’è ragione di credere che le info non siano credibili in quanto sono documentate.

Washington ha iniziano un nuovo coinvolgimento sul dossier libico da qualche mese, da quando i russi si sono palesati sul lato della Cirenaica. Non una novità, il loro sostegno ad Haftar dura da diversi anni, ma recentemente con l’installazione della componente aerea e di altri assetti di rilievo è sembrato chiaro che Mosca fosse in Libia per consoliderà la sfera di intervento in sfera d’influenza, e in Nordafrica e nel Mediterraneo. I cacciabombardieri russi di Al Jufra sono stati riverniciati: per ora non hanno insegne e sono pilotati da contractor militari esperti appartenenti alla società privata Wagner (usata solitamente dal Cremlino per il lavoro sporco). Due circostanze che permetto al Cremlino un buon livello di plausible deniability.

Uno dei Mig-29 è precipitato pochi giorni fa; un altro sarebbe caduto qualche mese fa (questa è un’informazione nuova). Il Pentagono non ne spiega le cause, ma il pilota — che ha ripreso la scena in un video diffuso su YouTube — diceva di essere stato abbattuto. Nelle recenti dichiarazioni del Pentagono c’è uno spaccato atroce su come in Libia, la Russia (uno dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) abbia clamorosamente violato l’embargo Onu sulle armi, inviando assetti pesanti come jet da combattimento (e unità anti-aeree, carri armati, nonché decine di centinaia di contractor e mercenari raccolti dalla Siria) per alimentare le ambizioni di uno dei lati del conflitto. Qui val la pena ricordare che il lato russo è quello di Haftar, miliziano che va contro il governo pensato dall’Onu per cercare di rappacificare il paese.

La violazione dell’embargo è il tema del momento. Viene ritenuta il motore della guerra, perché i gruppi armati sui due fronti difficilmente abbandoneranno l’idea di sopraffare l’altro se si sentiranno forti del sostegno militare e sicuri del contenuto delle proprie armerie. Nei giorni scorsi un nuovo report Onu ha denunciato questa situazione che si inserisce in una fase delicatissima in cui ci sono tentativi di contatto negoziale da entrambi i fronti. La Russia continua a inviare supporto al Wagner Group, dice il Pentagono; dunque lo fa anche durante questo tentativo di stabilizzazione. E lo stesso fanno gli Emirati Arabi e sull’altro lato la Turchia (forte di un accordo cooperazione ufficiale col Gna).

In Libia i caccia russi aiutano Haftar. La denuncia del Pentagono

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