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Com’è avvenuto l’anno scorso il 13 novembre, anche stavolta, qualche giorno prima, il 27 ottobre, si è riunito il Consiglio Supremo di Difesa, previsto dall’articolo 87 della Costituzione.

E anche quest’anno, convocati dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, si riuniranno al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e il Capo di Stato Maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, insieme al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Ugo Zampetti e il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa Rolando Mosca Moschini.

L’anno scorso hanno parlato di Iraq, Siria, Medioriente, Libia, Afghanistan, Europa e Nato, concludendo con la riforma della difesa italiana.

È passato meno di anno ma lo scenario è totalmente diverso. L’ordine del giorno, in burocratese, prevedeva l’analisi delle “conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione Europea” oltre che la “prontezza, efficienza, integrazione e interoperabilità dello Strumento Militare nazionale”. Infine il “Bilancio della Difesa e stato dei programmi di investimento in relazione alla fluidità del contesto di riferimento e agli obiettivi capacitivi di lungo periodo”.

I resoconti ci dicono che durante il corso della riunione sono stati affrontati i temi della difesa e militari nelle aree di instabilità del mondo. Solo che le aree di instabilità, oltre che nello scenario internazionale, potrebbero essere considerate a breve anche quelle del nostro Paese.

Tanto più che, tranne il ministro della Giustizia e, ovviamente il capo dello Stato e i militari, i componenti del Supremo Consiglio di Difesa sono praticamente gli stessi del Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, mai convocato dall’inizio della pandemia.

E il tema della difesa non può essere sganciato da quello della sicurezza almeno per due ragioni: il rischio di acquisizione di aziende strategiche per la sicurezza nazionale e il prevedibile aumento del disagio sociale, come ho argomentato su Formiche.net.

Infatti, con la spaventosa diminuzione del Pil intorno al 10 per cento l’economia è più fragile.

Pertanto, le aziende che gestiscono le infrastrutture strategiche nazionali, quelle interessate nel settore della sicurezza e degli armamenti, quelle si occupano di tecnologie e di intelligenza artificiale sono maggiormente aggredibili. Bastererà l’attuale normativa del golden power?

I Servizi avranno certamente informato il Presidente del Consiglio sugli attuali rischi di acquisizione ostili o criminali. In un intreccio sempre più opaco, fondi sovrani, società finanziarie e mafie dispongono di risorse economiche imponenti. E il ruolo dell’Italia nel prossimo decennio nell’Unione Europea, nell’alleanza della Nato e nel mondo potrebbe decidersi nei prossimi mesi.

L’imprevedibile situazione dal punto di vista sanitario e quindi economico può infatti determinare scenari differenti e alternativi.

Il disagio sociale, inevitabilmente crescente come stanno dimostrando le manifestazioni di piazza, non è meno delicato. I provvedimenti e gli annunci degli interventi governativi nazionali ed europei finora hanno contenuto le difficoltà ma adesso sembrano non essere più sufficienti.

L’andamento della pandemia sta determinando la percentuale della popolazione che tenderà all’indigenza e quella che avrà un’accettabile riduzione del reddito.

Dal punto di equilibrio che si realizzerà tra queste due tendenze dipenderà la sicurezza sociale sopratutto nei grandi centri urbani,che presentano per forza di cose i maggiori contagi.

Il nostro Paese, per alcuni aspetti, ha gestito l’emergenza meglio degli altri. Ma le difficoltà sono vistose e, se l’aumento dei contagi continuerà a rimanere esponenziale, potrebbero determinare situazioni fuori controllo.

Per questo, anche il tema del disagio sociale sarebbe dovuto essere affrontato nel corso della riunione del Consiglio Supremo della Difesa, perché potrebbe incidere anche sulla sicurezza delle istituzioni. E non mi sembra un rischio assolutamente campato in aria.

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