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Un’alleanza con gli Stati del Pacifico, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud, per contenere le mire espansionistiche cinesi. È il piano esposto dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in una video-conferenza con l’Atlantic Council e il German Marshall Fund. Incalzato dalle domande dei rispettivi presidenti, Fred Kempe e Karen Donfried, il segretario ha fatto il punto sulle nuove sfide che attendono al varco l’Alleanza all’indomani della crisi del Covid-19 al motto #Nato2030.

“In un mondo di competizione globale sempre più grande, dove vediamo la Cina avvicinarsi a noi dall’Artico allo spazio cibernetico, la Nato ha bisogno di un approccio più globale”, ha detto Stoltenberg. Il discorso programmatico ha toccato a più riprese il tema della sfida cinese. Una scelta non banale, per un’Alleanza che da sempre è strategicamente incentrata sulla deterrenza contro la Russia. “La Cina si è posta l’obiettivo di portare fuori dalla povertà milioni di persone. È una delle più grandi economie al mondo, e ha il secondo budget della Difesa, sta investendo in modo pesante in capacità moderne e missili”.

“Mentre guardiamo al 2030, dobbiamo lavorare ancora più da vicino con Paesi a noi simili – ha detto l’ex primo ministro della Norvegia. Stringere i rapporti con i Paesi del Pacifico serve “a difendere le regole e istituzioni globali che ci hanno tenuto al sicuro per decenni”. Ma anche “per fissare norme e standard, nello spazio e nel cyber-spazio, sulle nuove tecnologie e il controllo globale di armi, e, infine, per battersi per un mondo costruito sulla libertà e la democrazia. Non sul bullismo e la coercizione”.

Da anni la Nato vanta rapporti di collaborazione con gli Stati del Pacifico. Tra il 2012 e il 2014 ha stretto intese con Nuova Zelanda, Australia e Giappone. Oggi, a fronte delle crescenti tensioni militari nel Mar cinese meridionale, quelle intese possono farsi strutturate. Un passo che confermerebbe la Nato come un’Alleanza non solo più “transatlantica” ma a tutti gli effetti globale. Da tempo d’altronde è impegnata in missioni estere in Asia, a partire dall’Afghanistan, cui hanno contribuito gli stessi Stati del Pacifico.

“Stiamo assistendo alla crescita della Cina e a uno spostamento del potere globale. Nato2030 significa adattarci alle nostre norme, per farlo dobbiamo essere più uniti militarmente, politicamente, globalmente. Abbiamo bisogno di un’alleanza militare forte per proteggere le democrazie”.

La pandemia del Covid-19, ha detto Stoltenberg, ha rivelato sia Russia che Cina come due rivali sistemici della Nato. “Ci sono esempi di disinformazione per dividerci e minare la nostra credibilità, Russia e Cina hanno accusato gli alleati della Nato per l’esistenza del coronavirus, diffuso storie che ci descrivevano come incapaci di aiutarci l’un l’altro, e invece è accaduto il contrario, ci siamo aiutati molto, abbiamo visto il comando europeo coordinare gli sforzi delle Forze armate per trasportare equipaggiamento e personale medico, ospedali da campo, letti”.

Per restare al passo coi tempi, l’Alleanza deve rafforzarsi sotto il profilo politico. A dicembre “i leader della Nato mi hanno chiesto di rendere ancora più forte la nostra forte alleanza, assicurandoci di essere politicamente efficaci quanto militarmente e rimanendo pronti oggi ad affrontare le sfide di domani”, ha detto il segretario.

Lo scorso dicembre, al summit Nato di Londra, Stoltenberg aveva anticipato il nuovo corso strategico. “Riconosciamo che la crescente influenza della Cina e le sue politiche internazionali rappresentano sia opportunità che sfide che dobbiamo affrontare insieme come Alleanza”.

Se il dossier cinese assume un posto di rilievo nell’agenda 2030 della Nato, non viene meno l’attenzione per il primo, storico rivale strategico: la Russia di Vladimir Putin.

“I rapporti della Nato con la Russia seguono un rapporto binario. Abbiamo visto una Russia più assertiva in passato in Georgia e in Ucraina. Oggi ha accresciuto le capacità militari, i missili SSC-8 possono raggiungere le città europee. Sta modernizzando fortemente il suo arsenale nucleare, aggiornandola dottrina”. Come rispondere? “Non facendo lo stesso, ma con una deterrenza credibile”. La Russia, ha concluso Stoltenberg, “è il nostro vicino: crediamo nel dialogo, lavoriamo per il controllo delle armi. Se oggi ci sono fronti con cui possiamo parlare con i russi, dall’energia al controllo dei confini, non è nonostante la Nato, ma grazie ad essa”.

Nel pomeriggio, Stoltenberg ha avuto un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Al centro della telefonata, ha scritto su Twitter, “la situazione in Afghanistan, la nostra lotta unita contro il terrorismo internazionale e l’importanza di mantenere la Nato forte in un mondo sempre più competitivo”.

Dalla Russia alla Cina. La nuova deterrenza Nato spiegata da Stoltenberg

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