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A Palazzo Chigi con le idee chiare e senza perdere tempo. Perché quanto visto a Villa Pamphili, nella sette giorni degli Stati Generali, è stato tanto fumo e poco arrosto. E allora, se il premier vuole davvero allestire un piano nazionale a prova di lockdown-bis, farebbe bene ad ascoltare le opposizioni, dice Ylenja Lucaselli, deputato di Fratelli d’Italia in forza alla Commissione Bilancio. Un punto di partenza comune poi, ci sarebbe anche: un taglio selettivo dell’Iva, anche a costo di allentare ancora una volta il deficit e a patto di aprire poi un vero cantiere fiscale. Ma le convergenze, si esauriscono lì.

Lucaselli, un’impressione sugli Stati Generali appena conclusi?

Se parliamo di ieri sera, ho visto una scenografia degna di un presidente degli Stati Uniti, molto curata. Peccato che non ci fossero i contenuti. Conte ha parlato di tante cose, digitalizzazione, ambiente, imprese. Ha parlato di smart working, il che vuol dire lavorare in maniera intelligente e non da casa. Tante parole, pochi fatti insomma. Non è un caso che le stesse categorie sociali che hanno preso parte ai vari confronti si siano lamentate del poco tempo avuto a disposizione.

Allora un mezzo fallimento…

Non si sono viste soluzioni reali e concrete. Per sentirci dire che l’Iva va abbassata bastavano delle consultazioni a Palazzo Chigi, non serviva convocare gli Stati Generali. Anche per questo le opposizioni hanno deciso di non partecipare, quando il premier vorrà parlarci noi andremo ma andremo a parlare di cose serie non certo di favole.

Ridurre l’Iva può essere sicuramente un boost per i consumi e la domanda. Ma visto lo stato delle nostre finanze, ce lo possiamo permettere?

Se non facciamo qualcosa per rilanciare la nostra economia, il motore del Paese non ripartirà. L’abbassamento dell’Iva è certamente una buona soluzione, ma francamente non sarei partita da quella. Avrei lavorato molto di più sulla burocrazia, sulle procedure. Lo abbiamo visto nella lentezza sulle operazioni per dare la liquidità alle imprese. oggi la velocità è tutto, velocità e procedure snelle oggi vogliono dire Pil.

Comunque su un taglio dell’Iva sareste comunque d’accordo?

L’operazione è un passo molto importante ma deve essere inserito in un sistema di riforma fiscale molto più ampio e strutturato, altrimenti si tratterà solo di una perdita di gettito per il Paese.

Iva o meno, il governo sembra intenzionato a chiedere un nuovo scostamento del deficit, dell’ordine di 10 miliardi. Ma fino a che punto possiamo arrivare? Non è che così facendo superiamo il punto di non ritorno?

Ci siamo già al punto di non ritorno. Sarebbero bastate alcune mosse intelligenti per evitare di arrivare a questa situazione. Adesso l’Italia è indebitata fino al collo, il tema vero però è un altro: e cioè che ci stiamo indebitando ma spendendo male i nostri soldi. Perché vede, indebitarsi in certe situazioni ci può anche stare, ma se si spendono male le risorse accumulate, allora è un problema più serio. E questo ce lo sta dicendo anche l’Europa. Non è un caso se noi siamo dietro Paesi come la Finlandia.

Facciamo debito e spendiamo male i soldi. Allora a che serve fare deficit?

Serve se si spendono i soldi con criterio. Questa situazione, cattiva spesa più indebitamento, diverrà presto insostenibile. Non stiamo facendo nulla perché si possa un giorno pagare questo debito.

Lucaselli, con ogni probabilità il suo partito, insieme a Lega e Forza Italia, andrà a Palazzo Chigi per un confronto con il premier. Con quale spirito andrete? E con quali idee?

Lo spirito sarà quello di ascoltare ma anche di fare delle proposte. L’imperativo è risollevare il Paese, gli italiani. Di mandare a scuola i bambini e di far avere la Cassa integrazione a chi non l’ha ancora percepita. Abbiamo delle proposte, ma devono essere prese seriamente in considerazione. Non ci piace chi va in Parlamento per un’informativa e poi se ne va.

Lei è membro della Commissione Bilancio. Come vanno i lavori?

La discussione è molto lenta, perché ci sono molti temi e giovedì ci siamo bloccati sull’automotive, settore devastato da questa crisi. Temo che non sarà possibile arrivare a una seconda lettura, per questo dovremo fare un ottimo lavoro alla Camera.

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