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Ci vorranno almeno altri due giorni prima di vedere il lanciatore Vega tornare in orbita. I forti venti in quota hanno costretto al rinvio del lancio, inizialmente previsto per la mattina di domani alle 3.51 (italiane), e ora riprogrammato alla stessa ora di domenica. A quasi un anno dalla sua ultima missione, il vettore made in Italy resta in attesa sulla rampa di lancio di Kourou, in Guyana francese, pronto per una missione “particolare, difficile e diversa da tutte quelle che abbiamo affrontato in passato”, ha spiegato ieri l’ad di Avio Giulio Ranzo nella diretta organizzata da Formiche e Airpress con Riccardo Fraccaro e Samantha Cristoforetti (si può rivedere qui).

UNA MISSIONE PARTICOLARE

Per la prima volta, infatti, il lanciatore realizzato dalla Avio di Colleferro porterà in orbita ben 53 satelliti (tra mini e cubesat), destinati a orbite diverse per 21 clienti istituzionali. Lo farà grazie allo Small spacecraft mission service (Ssms), un dispenser frutto della collaborazione tra società italiane e della Repubblica Ceca con la Penisola nel ruolo di capofila. L’obiettivo è intercettare i bisogni del mercato in un settore sempre più competitivo. “Il futuro è nel piccolo – ha notato ieri Ranzo – negli ultimi anni, la tecnologia ha consentito di realizzare capacità satellitari con dimensioni estremamente ridotte, satelliti con masse più piccole” destinati a crescere in numero esponenziale per abitare le orbite terrestri.  Anche per questo, il ritorno al volo di Vega “dimostra ancora una volta l’eccellenza industriale italiana nello Spazio – ha aggiunto Fraccaro – uno dei settori in cui occorre investire di più”.

IL COMMENTO DI SACCOCCIA

“Il lancio del Vega rappresenta simbolicamente la ripartenza dell’Italia dello spazio dopo il lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19, che ha rallentato la produzione, ma non ha spento la creatività e la voglia di innovare di questo importante comparto dell’economia italiana”, ha spiegato il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia in merito al ritorno al volo di Vega. “Ora – ha aggiunto – l’Italia dello spazio ha ripreso a correre; una storia di grande successo quella del Vega che ha inanellato 14 lanci di successo di fila, un fatto assolutamente non scontato nel trasporto spaziale; grazie poi al Ssms, sarà ancora più competitivo e versatile ed avrà la capacità di portare in orbita una grandissima quantità e varietà di piccoli satelliti per fare fronte alla crescente richiesta da parte dell’utenza istituzionale e commerciale”.

L’IMPATTO DA COVID-19…

I venti di quota sono stati d’altra parte solo l’ultimo problema esterno per il ritorno al volo di Vega. La sedicesima missione del lanciatore era in programma a marzo, poi bloccata dalla chiusura della base di lancio di Kourou imposta dalla pandemia. I tecnici di Avio (circa 70) sono rientrati abbastanza presto nella base per preparare il lancio, non prima però dell’adozione delle necessarie misure di sicurezza, compresa una quarantena di due settimane.

…E I PAYLOAD

Le restrizioni non hanno fermato la voglia di ritorno al volo dopo l’incidente occorso nell’estate dello scorso anno. I 53 payload caricati sul Vega si tradurranno in tante applicazioni utili all’osservazione della Terra, alle telecomunicazioni, alla ricerca scientifica e tecnologia, nonché all’educazione a distanza. Tra questi c’è anche il cubesat Dido-3, frutto della collaborazione tra l’Asi e l’omologa israeliana. È un vero e proprio laboratorio orbitante (in miniatura) per esperimenti di microbiologia e farmacologia in microgravità, controllati da remoto tramite un’applicazione mobile. Per la parte italiana, gli esperimenti coinvolgono l’Università di Napoli Federico II, l’Università di Roma 2 Tor Vergata, l’Università di Bologna e l’Università di Roma 3.

VERSO IL FUTURO

L’attenzione dello Spazio italiano è per il futuro dello Spazio italiano. Nella primavera-estate del 2022 dovrebbe tornare sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) Samantha Cristoforetti, che ha ottenuto un nuovo biglietto per l’avamposto orbitante grazie al rinnovato impegno italiano nell’Agenzia spaziale europea all’ultima ministeriale, lo scorso novembre. Nella stessa occasione è arrivata luce verde per tanti programmi di interesse italiano, tra i lanciatori del futuro (con Vega C e Vega E) e la partecipazione europea al programma americano di ritorno sulla Luna, con un modulo abitativo (l’I-Hab) che sarà a guida italiana. Su Artemis, il governo italiano lavora anche per una collaborazione bilaterale diretta con gli Stati Uniti, tra i temi in agenda del recente incontro del Comitato interministeriale presieduto da Riccardo Fraccaro. L’obiettivo è sfruttare come per l’Iss il doppio canale (Esa, e diretto con la Nasa) per aver ritorni importanti per la Penisola.

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