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“L’ufficio congiunto inter-coreano di collegamento ha tentato di chiamare la Corea del Nord a mezzogiorno, ma il Nord non ha risposto”, ha detto il ministero dell’unificazione sudcoreano. Si tratta della prima volta che una di queste chiamate giornaliere va a vuoto dal 2018, quando il satrapo Kim Jong-un e il presidente sudcoreano, Moon Jae-in, rimisero in moto il meccanismo di contatto come parte del rilancio del dialogo tra le due Coree.

Pyonyang ha denunciato da giorni l’invio di volantini da parte di dissidenti nordcoreani sul lato meridionale del confine che lungo il 38esimo parallelo divide la penisola. Lo definisce un atto ostile che viola gli accordi di pace firmati dalle due parti durante la serie di vertici nel 2018 — tra questi c‘è l’intesa sulla riduzione della tensione militare che prevede la sospensione di tutti gli “atti ostili” lungo il confine. Di solito questi volantini contro Kim e contro la dittatura vengono inviato attaccato a palloncini; spesso fanno parte del pacchetto un dollaro o una chiavetta USB, elementi che li rendono più attraenti per chi deve raccoglierli.

La KCNA, l’agenzia stampa del regime, ha annunciato la decisione di interrompere le comunicazioni inter-coreane spiegando che riteneva responsabile il governo di Seul dell’invio di quei volantini nel territorio del Nord. I messaggi contenuti vengono considerati “atto ostile” perché “urtano la dignità del leader supremo”. Seul ha fatto sapere che per ora non è stata “tagliata” la linea, ma i nordcoreani si sono limitati a non rispondere alle telefonate.

Il fatto in sé sembra relativo, ma indica un altro tassello sul ritorno su una fase più aggressiva da parte di Pyongyang. E a leggere la narrazione della decisione si comprende come si va in questo senso. La propaganda del Nord spiega che l‘ordine è stato il frutto di una riunione a cui hanno partecipato Kim Yo-jong, sorella del leader nordcoreano, e Kim Yong-chol, vice presidente del Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea (WPK). Durante l’incontro, dice la KCNA, “hanno sottolineato che l’approccio verso il Sud dovrebbe trasformarsi completamente in quello contro il nemico” e hanno discusso di “piani graduali” per tale transizione “al fine di far pagare i traditori per i loro crimini”.

Va notata la sottolineatura data al ruolo decisionale di Kim Yo-jong: la sorella di Kim è considerata l’erede della dinastia già dai giorni in cui si avanzavano sospetti sulla scomparsa del satrapo. A quei tempi si pensava che l’assenza di comunicazione da parte del regime fosse legata all’indecisione (leggasi, lotte di potere) sulla successione. Passaggi come questo contro il Sud sono procedimenti formali che invece le permettono di costruirsi uno standing per quando servirà.

Nei giorni scorsi Kim Yo-jong aveva anche minacciato di smantellare un parco industriale ora chiuso a Kaesong e di demolire l’intero accordo di riduzione della tensione militare firmato nel 2018, se quelle che la Corea del Nord considera ostilità lungo il confine non verranno fermate da Seul.

Pyongyang ha ravvivato la retorica dura, e non ferma le attività legate al mondo militare. Anche quelle più simboliche: in queste settimane si parla delle nuove costruzioni nella capitale in preparazione della parata del 10 ottobre, occasione per Kim di mostrare i muscoli — necessità o messaggio più a uso interno, come rassicurazioni ai cittadini.

Durante lo scorso fine settimana, Kim ha tenuto un discorso durante la riunione del Politburo in cui ha focalizzato l’attenzione sull’economia interna, enorme problema del regime — continuamente impegnato a far digerire le scelte militariste, come l’enorme esborso per ottenere la bomba atomica, a cittadini che soffrono letteralmente la fame.

Riporta sempre KCNA che si è parlato di  “questioni cruciali che sorgono nello sviluppo ulteriore dell’autosufficienza economica del Paese e nel miglioramento del tenore di vita delle persone”. Il leader ha citato specificatamente l’industria chimica e produzione di fertilizzanti come “importante fronte di spinta dell’economia nazionale”. Nessuna menzione al Covid: sebbene sembra che l’epidemia si sia espansa anche in Corea del Nord (anche se i dati ufficiali dicono il contrario), producendo gli ormai noti effetti economici che si andranno a sommare a una situazione già molto delicata.

Kim in questi ultimi mesi è stato piuttosto assente dalla scena pubblica, riapparendo il 2 maggio proprio in visita a un’industria di fertilizzanti. Dietro al luogo la doppia chiave narrativa, c’è l’economia domestica infatti, ma anche il nucleare — le fabbriche di fertilizzanti potrebbero aiutare il Paese a produrre materiale nucleare estraendo l’uranio dagli acidi fosforici.

(Foto: KCNA)

Ecco perché Kim chiude i contatti con Seul

"L'ufficio congiunto inter-coreano di collegamento ha tentato di chiamare la Corea del Nord a mezzogiorno, ma il Nord non ha risposto", ha detto il ministero dell'unificazione sudcoreano. Si tratta della prima volta che una di queste chiamate giornaliere va a vuoto dal 2018, quando il satrapo Kim Jong-un e il presidente sudcoreano, Moon Jae-in, rimisero in moto il meccanismo di…

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