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“Per troppo tempo abbiamo affrontato in modo inadeguato la questione della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico, opponendo artificiosamente fra loro le ragioni della gestione dell’esistente e quelle del futuro dei nostri figli e nipoti. Per garantire la capacità di competere, l’Europa ha necessità a lungo termine di abbandonare i combustibili fossili e compiere la transizione, evidenziando il nesso, come ha fatto il Rapporto Draghi, decarbonizzazione-competitività”.  Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo a Bonn a un seminario delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico a fine settembre.

“I valori fondamentali dell’Europa sono la prosperità, l’equità, la libertà, la pace e la democrazia in un ambiente sostenibile. L’Ue esiste per garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l’Europa non è più in grado di fornirli ai suoi cittadini, avrà perso la sua ragione d’essere”. Con queste lapidarie affermazioni il Rapporto Draghi sul futuro dell’Unione europea indica chiaramente il percorso che dovrà essere intrapreso per diventare “più produttiva”, “leader nelle nuove tecnologie”, “faro della responsabilità climatica” e “attore indipendente sulla scena mondiale”.

La sfida alla decarbonizzazione, rilanciata dal Rapporto Draghi, insieme all’innovazione tecnologica e all’autonomia strategica per  una transizione pulita e digitale, vede l’Italia  protagonista, investendo nelle tecnologie verdi, non solo per migliorare le performance ambientali, ma anche la competitività del made in Italy sui mercati. È quanto emerge dal Rapporto GreenItaly, promosso dalla Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, presentato qualche giorno fa a Roma, che  offre una panoramica sullo stato della green economy nel nostro Paese e nel mondo e i suoi effetti sulla competitività dei sistemi produttivi.

“Le tensioni e le guerre che attraversano il mondo – ricorda il rapporto – rendono più difficile e complicato il percorso indicato nella COP28 a Dubai e nell’Agenda 2030 per la sostenibilità dell’Onu, mentre gli effetti della crisi climatica appaiono sempre più evidenti. Eppure, proprio un rafforzamento della cooperazione internazionale per il clima può costruire un terreno favorevole per affrontare le crisi aperte e accrescere la competitività internazionale”. In questo contesto l’Unione europea è sempre più impegnata a perseguire un’economia circolare con obiettivi sempre più ambiziosi nel riciclo e nell’uso delle risorse, attraverso direttive e regolamenti che interessano settori fondamentali dell’economia continentale.

E l’Italia? “C’è un’Italia – ha affermato Ermete Realacci, presidente di Symbola – che può essere protagonista con l’Europa alla COP29 a Baku (la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che si terrà nella capitale dell’Azerbaigian dall’11 al 22 novembre, n.d.r.). Fa della transizione verde un’opportunità per rafforzare l’economia e la società. In questo rapporto di coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro”.

Secondo Eurostat, la capacità  di avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) nel nostro Paese ha raggiunto il 91,6%, un tasso di gran lunga superiore alle altre grandi economie europee, Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%), e alla media UE-27 (57,9%). Si conferma leader in Europa con un  riciclo effettivo al 75,3% dei rifiuti di imballaggio, superando con sei anni di anticipo gli obiettivi di riciclo che l’Europa ci chiede entro il 2030.  “Anche se gli imballaggi rappresentano soltanto l’8% dei rifiuti prodotti dal Paese – ha ricordato Simona Fontana, direttore generale del CONAI – la loro corretta gestione a fine vita genera valore reale, sia ambientale sia economico. Parliamo, infatti, di un sistema virtuoso in cui ogni materiale può diventare nuova risorsa, creando nuova economia. Il modello basato sulla responsabilità estesa del produttore è in grado di ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e costruire un’economia circolare che unisca sostenibilità e competitività”.

Negli ultimi cinque anni, sono state più di 570 mila le imprese che hanno effettuato eco-investimenti, pari al 38,6% del totale, una su tre. Per quanto riguarda l’occupazione, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 23 e mezzo per cento del totale degli occupati, 3 milioni 163 mila unità. Sempre nel 2023 i nuovi contratti attivati nel settore sono stati 1 milione 918 mila 610, il 34,8% di tutti i contratti (5 milioni e mezzo circa). Tra le aree aziendali più interessate troviamo la logistica (88,8%), la progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%).

“Spingere sul cammino della transizione ecologica – ha ribadito Andrea Prete, presidente di Unioncamere – significa per le imprese puntare sempre di più ad investire sull’innovazione ad alto contenuto tecnologico. La quota di aziende che investono nel green è in continua crescita. Questa spinta all’innovazione genera nuovi fabbisogni professionali e richieste di competenze green che le stesse imprese faticano a trovare”.

Trend positivo nelle nuove istallazioni da fonti rinnovabili che, nel 2023, hanno toccato i massimi storici pari a 5,7 GW. “Importante la spinta del fotovoltaico, che ha contribuito a far entrare l’Italia nella top 10 dei migliori mercati fotovoltaici del mondo per nuovi impianti installati, la cui crescita potrà essere ulteriormente supportata dal completamento a fine 2025 del più grande impianto di produzione di celle e moduli PV bifocali ad alte prestazioni d’Europa a Catania”. La chimica bio-based italiana continua il suo percorso verso una maggiore sostenibilità dei suoi prodotti e la ricerca di nuove applicazioni industriali, rappresentando un’eccellenza dell’economia italiana.

Intervenendo in collegamento con un video messaggio, il ministro dell’Ambiente e delle Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha ricordato che “il cambiamento in chiave green sarà l’unico motore possibile per lo sviluppo futuro dell’economia. Nella gara per la competitività globale vincerà chi per primo e meglio avrà dotato i paradigmi della sostenibilità e dell’economia circolare. I numeri del rapporto confermano che siamo sulla strada giusta”. “Ma occorre fare di più – ha concluso il ministro – L’Italia non deve subire la transizione ecologica come una costrizione, la  deve vivere come un’opportunità. Una transizione che crei lavoro e sia un brand per il futuro”.

Un’economia a misura d’uomo contro le crisi. Cosa dice il Rapporto GreenItaly

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