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Quella del referendum – e della legge elettorale – non è una partita costituzionale, ma totalmente politica. Lo crede Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo Istituto di sondaggi. Una partita politica, quella sul taglio dei parlamentari, che vincerà il Movimento 5 Stelle, promotore dell’iniziativa, e che non cambierà le sorti del governo, anzi lo rafforzerà. Zingaretti? Prudente, come Andreotti. Renzi? Fa la sua parte per non restare tagliato fuori con la nuova legge elettorale. Le opposizioni? Per una volta non è vero che il potere logora chi non ce l’ha…

Presidente, si parla oltre che di referendum di legge elettorale: tra le forze di maggioranza sembra si arriverà a un accordo. Ridisegnandola si pone rimedio ai dubbi sollevati da tanti oppositori del taglio?

La legge elettorale modificata potrebbe convincere le persone renitenti a votare per il Sì al prossimo referendum. Perché il referendum messo da solo non ha valore costituzionale, mentre se è messo nell’ambito di una legge elettorale diversa, cioè un cambiamento di stile nelle elezioni può benissimo avere ragione di essere in termini costituzionali. Quello che conta è sempre la Costituzione. Al momento io reputerei il referendum non costituzionale.

Chi dice No, però, (come Anna Finocchiaro su Formiche.net) sostiene che quella elettorale è una legge ordinaria modificabile da qualsiasi maggioranza, per cui non sarebbe un correttivo adeguato…

Non so se sia da leggere così. Io lo leggerei invece in questa maniera: se la legge muta semplicemente il numero dei deputati e dei senatori, è una mutazione che non entra nel merito di un dibattito costituzionale, mentre se si muta l’oggetto e la struttura del pensiero e delle funzioni che dominano il Senato e la Camera a quel punto è una modifica costituzionale. In quel caso può essere accettata o no, ma modificare solo i numeri è uno scherzetto.

Passiamo ai numeri, allora: ci sono possibilità che vinca il No?

Non troppe. Direi che il No è partito troppo tardi e dopo che l’intero Parlamento aveva approvato il Sì, quindi l’abolizione di circa un terzo dei deputati e di un terzo dei senatori. È stato prima approvato, lo ripeto, dalla totalità dei partiti, è difficile quindi che uno o più partiti possa ora passare dalla parte del No. In una maniera o nell’altra, quindi, il sì ha già vinto.

Quali effetti politici avrà il risultato del referendum?

Il Sì al referendum avrà un effetto rafforzativo sul governo. Dopo tutto si sta approvando una riforma che è già stata approvata. Questo referendum ha poco senso, se non quello politico di dire “vaffa” ai deputati e ai senatori, abbassandoli di rango. Questo è il punto politico che non interessa, però, la Costituzione.

Il premier Conte non si è espresso sul referendum e anzi è rimasto sotto traccia queste ultime settimane. Scelta strategica?

Sì, una scelta giusta. Lui conosce la Costituzione e sa che quello di queste settimane non è un dibattito sulla Carta, ma un’altra cosa. È uno scontro tra partiti.

Alla vittoria del Sì, dunque, corrisponde la vittoria del Movimento 5 Stelle. Vince l’antipolitica?

Questo lo vedremo, perché è soltanto il futuro che risolverà questa situazione. Del doman non v’è certezza, come diceva il nostro amico Lorenzo de’ Medici, detto Lorenzo il Magnifico.

Zingaretti come sta giocando questa partita politica, a suo giudizio?

Con prudenza. È stato molto prudente come sempre nella vita, uno dei dati vincenti della sua carriera. In un certo senso, Zingaretti è molto simile ad Andreotti, è prudente, e la prudenza non è mai troppa. Bravo Zingaretti.

Le opposizioni, invece?

Le opposizioni non sembrerebbe che abbiano intenzione di spostarsi da dove sono, ossia dall’opposizione. È una rara volta in cui forse il detto andreottiano che il potere logora chi non ce l’ha non è proprio applicabile…

Cioè?

Siamo in una situazione ambigua in cui la vittoria e la sconfitta non sono determinate da qualità politiche ma in un certo senso dalla fortuna. È un momento fortunato per chi ha fortuna (ride, ndr)

Referendum? Il Sì ha già vinto. Zingaretti? Bene la sua prudenza. Parla Piepoli

Quella del referendum - e della legge elettorale - non è una partita costituzionale, ma totalmente politica. Lo crede Nicola Piepoli, presidente dell'omonimo Istituto di sondaggi. Una partita politica, quella sul taglio dei parlamentari, che vincerà il Movimento 5 Stelle, promotore dell'iniziativa, e che non cambierà le sorti del governo, anzi lo rafforzerà. Zingaretti? Prudente, come Andreotti. Renzi? Fa la sua parte…

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