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Incredibile ma vero. Mentre il suo capo della diplomazia gira l’Europa per cercare di riparare i danni fatti dai suoi “lupi guerrieri” durante la pandemia in vista della ripresa dei negoziati per un accordo di investimento tra UE e la Repubblica popolare e con il tema 5G cinese ancora in piena via di sviluppo, il Presidente Xi Jinping rincara la dose.

Apprendiamo da un lancio di Reuters – che cita l’agenzia statale Xinhua – che il presidente ha dichiarato ieri, 29 agosto, che la Cina deve costruire una “fortezza inespugnabile” per mantenere la stabilità in Tibet, proteggere l’unità nazione ed educare le masse nella lotta contro il “secessionismo”.

Durante una riunione di alto livello del Partito comunista sul futuro del Tibet, Xi ha lodato i risultati ottenuti – tra cui quelli messi in atto dal suo ex governatore Chen Quangdo, nel frattempo massimo responsabile della campagna di sorveglianza e detenzione di massa nella regione uigura dello Xinjiang – ma ha detto che sono necessari ulteriori sforzi per arricchire, ringiovanire e rafforzare l’unità nella regione.

L’educazione politica e ideologica devono essere rafforzati nelle scuole del Tibet al fine di “piantare i semi dell’amore per la Cina nel profondo del cuore di ogni giovane, ha detto in una nota rilasciato a Xinhua.

Impegnandosi a costruire un “Tibet nuovo, moderno, socialista, unito, prospero, civile, armonioso e bello”, Xi ha affermato che la Cina ha bisogno di rafforzare il ruolo del Partito Comunista nel territorio e di integrare meglio i suoi gruppi etnici. Anche il buddismo tibetano deve adattarsi al socialismo e alle condizioni cinesi, ha aggiunto.

Parole che riecheggiano fin troppo gli eufemismi utilizzati dal Partito Comunista per descrivere le sue politiche “rieducative” nello Xinjiang e che dimostrano ancora una volta il disprezzo e la mancanza totale di rispetto nei confronti dei valori e dei principi degli interlocutori occidentali che il suo Ministro degli Esteri sta incontrando proprio in queste ore.

Ma la responsabilità è anche di quei interlocutori. A breve avranno riprenderanno i negoziati tra Ue e la Repubblica popolare su un nuovo accordo di investimento. Deve essere chiaro che se l’UE vuole far minimamente fede ai suoi principi fondanti, le parole di circostanza e di facciata non bastano più.

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