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L’Unione europea tira fuori bastone e carota per dirimere la crisi nel Mediterraneo orientale. Dal vertice informale dei ministri degli Esteri di Berlino è arrivato un primo via libera alla definizione di sanzioni contro la Turchia per le attività denunciate da Grecia e Cipro, la cui attuazione dovrà attendere il Consiglio europeo del prossimo 24 settembre. Per la Bielorussia si è decisa l’estensione dell’elenco di persone da sanzionare per frode elettorale e repressione; ci saranno personalità di “alto livello politico”, forse anche il presidente Alexander Lukashenko. A dettare la linea, tra Turchia e Bielorussia, è la Germania di Angela Merkel.

IL BASTONE…

Per il Mediterraneo orientale è stata avviata la preparazione di sanzioni contro Ankara. Saranno rivolte a persone e navi, e potranno anche riguardare l’utilizzo di porti europei e la fornitura di prodotti. Sono finalizzate a limitare la possibilità turca di esplorare risorse energetiche nelle acque contese del Mediterraneo orientale e ogni altra “azione illegale”, ha spiegato in conferenza stampa l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell. La decisione finale spetterà però ai capi di Stato e di governo, attesi per la riunione del prossimo 24. Sanzioni sì, ma congelate, nonostante il ministro degli Esteri greco Nikos Dendis fosse arrivato stamane a Berlino con la chiara richiesta di procedere con determinazione.

…E LA CAROTA

“Vogliamo dare una vera chance al dialogo”, ha detto Borrell in conferenza stampa. C’è comunque una rassicurazione per Atene e Nicosia: “Siamo chiari e determinati nel difendere l’interesse e la solidarietà dell’Unione europea con Grecia e Cipro; la Turchia deve astenersi da azioni unilaterali; questo è un elemento fondamentale per permettere al dialogo di avanzare, ma vogliamo trovare un percorso verso un rapporto più sano nell’interesse reciproco sia dell’Ue che della Turchia”. Eppure, ha notato, “la frustrazione nei confronti della Turchia cresce”, tanto che “il Consiglio mi ha chiesto di elaborare una serie di proposte su possibili misure restrittive per la Turchia se il negoziato non dovesse andare bene”.

LA LINEA TEDESCA

Parole che seguono la linea tedesca (Berlino si conferma particolarmente attiva sui dossier più intricati di questi giorni). Borrell ha espresso apprezzamento per “gli sforzi di mediazione tedeschi”, improntati al dialogo, ma virati ieri su toni leggermente più duri nei confronti di Ankara. Ieri, prima del vertice, il ministro tedesco degli Esteri Heiko Maas (fresco di tour tra Grecia e Turchia) notava che “non si arriva a sedersi al tavolo delle trattative se le navi da guerra sono nell’area”. Lo stesso ha detto oggi Borrell. Le navi turche rappresentano “un pericolo”, nonché “la priorità più urgente”. Si vuole così evitare la fatidica scintilla che farebbe scoppiare l’incendio, espressione utilizzata due giorni fa dallo stesso Maas.

UN MESE DI TEMPO

La decisione su misure restrittive arriverà con ogni probabilità al Consiglio europeo del 24 settembre. Per ora c’è “il consenso politico per chiedere ai gruppi di lavoro di accelerare il lavoro per aggiungere alcuni individui, indicati da Cipro” coinvolti nelle trivellazioni nel Mediterraneo orientale, nelle medesime attività. Ci sarà dunque un mese di tempo per testare “i progressi da parte della Turchia”, che certo per ora non ha dato dimostrazione di voler mollare la presa sulle proprie rivendicazioni in quelle acque. Alle notizie da Berlino ha prontamente risposto il ministro degli Esteri Mavut Cavusoglu: “L’Europa non ha alcun diritto di impedire le esplorazioni turche nel Mediterraneo”.

LA LINEA SULLA BIELORUSSIA

Ribadita poi la linea compatta dell’Unione europea già presentata da Angela Merkel sulla Bielorussia. “L’Ue – ha detto Borell – non riconosce l’esito delle elezioni e considera le azioni delle autorità inaccettabili; esprimiamo ancora il nostro pieno sostegno alla sovranità e indipendenza della Bielorussia, condannando la violenza contro il popolo, chiediamo alle autorità di intraprendere un dialogo inclusivo per uscire dalla crisi”. Sostegno “in ogni modo possibile” di Bruxelles alla proposta di mediazione dell’Osce: “Dovrebbe essere accettata dalle autorità della Bielorussia – ha spiegato Borell – premiamo per un dialogo nazionale e ci attendiamo di vedere democrazia e libertà fondamentali rispettate in Bielorussia”.

LE SANZIONI PER MINSK

Via libera alle sanzioni. Borrell non ha specificato se sarà coinvolto direttamente Alexander Lukashenko. Si saranno comunque sicuramente personalità di “alto livello politico” ritenute “responsabili delle elezioni fraudolente in Bielorussia e della successiva repressione”. Undici Paesi hanno firmato un testo per chiedere di giungere rapidamente alla decisione formale. Intanto c’è già “l’accordo politico”, ha detto Borell, con una lista che da dodici persone è salita a venti (“e potrà crescere ancora”) nelle mani del gruppo di lavoro del Consiglio chiamato a scendere nel dettaglio e preparare i vari atti giuridici. L’intenzione è “adottarla il prima possibile”. Resta una porta aperta per testare la disponibilità del regime di Minsk ad abbassare la tensione. L’Ue adotterà un “approccio progressivo”. Tutto “dipenderà da come evolverà la situazione e dal comportamento del regime”.

IL MESSAGGIO A PUTIN

C’è anche un chiaro messaggio a Mosca, che si somma a quello arrivato nei giorni scorsi (più prevedibile) dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg (sempre da Berlino). “La Bielorussia non dovrebbe essere una questione geopolitica – ha chiosato Borell – non dovrà diventare una seconda Ucraina”. Destinatario del messaggio il presidente Vladimir Putin che ieri ha annunciato la prontezza di “una riserva di forze dell’ordine” in caso di necessità (“per ora non c’è bisogno di usarla”, ha detto il presidente russo). “Ho sentito tante volte Mosca ripetere il mantra sul fatto che in Bielorussia sono affari interni, e che loro non vogliono interferenze esterne – ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue – suppongo che questo sia valido anche per loro”.

L’Europa c’è (a guida tedesca). E sanziona Bielorussia e Turchia

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