Skip to main content

Pur senza rifugiarsi nella solita giaculatoria sulla profonda distinzione tra l’antica e qualificata classe dirigente e l’attuale ceto politico italiano che, salvo rare eccezioni, si divide tra efficaci trasformisti e incalliti carrieristi, è indubbio che ci troviamo nuovamente di fronte all’ennesimo tassello che evidenzia una caduta verticale di credibilità di chi ha l’ambizione di governare il Paese.

Caduta di credibilità morale, e non affatto moralistica, politica e culturale. E, soprattutto, con una scarsa se non impercettibile cultura di governo. Ora, il caso Sangiuliano/Boccia oltrepassa questo limite e rischia addirittura di scivolare nella palude boccaccesca, goliardica e comica se non fosse, appunto, che parliamo di un ministro da cui dipende il futuro dell’organizzazione culturale del nostro Paese.

Ma, appunto, il caso Sangiuliano non è che l’ennesima tappa di un percorso che porta alla facile conclusione di continuare ad avere una classe dirigente che rischia di acuire ulteriormente il distacco dei cittadini dalla “cosa pubblica” e, al contempo, di incrementare l’astensionismo elettorale di settori crescenti della pubblica opinione.

Una deriva che si è ingigantita e consolidata con il pressappochismo, la superficialità, l’improvvisazione e il “nulla della politica”, per dirla con Mino Martinazzoli, della classe dirigente espressa dal partito populista per eccellenza dei 5 Stelle, il movimento di Conte e di Grillo.

Una deriva, questa, che purtroppo ha contagiato anche altri settori della politica italiana al punto che la qualità e l’autorevolezza della classe dirigente sono diventati un semplice optional della politica e non più un elemento costitutivo della politica stessa. E da quel momento, ovvero dopo l’irruzione del grillismo nella cittadella politica italiana, abbiamo sperimentato una corsa al ribasso che si è alternata tra il ricorso ai tecnocrati di turno da un lato o ad una mera occupazione del potere dall’altro.

E, nel frattempo, la crisi della politica si è acuita con la crisi dei partiti che si sono anch’essi trasformati sempre di più in cartelli elettorali e in espressione di una sola persona. Un connubio micidiale che ha sostanzialmente azzerato la possibilità/capacità dei partiti di creare, formare e promuovere nuova classe dirigente. E il criterio impolitico e nefasto della fedeltà al capo e al leader di turno, nel frattempo, è diventato la regola aurea per approdare nei luoghi di comando. A livello locale e, soprattutto, a livello nazionale. Dove la nomina dall’alto ha sostituito la legittimazione democratica dal basso. Con la conseguenza che neanche il fasto del potere può sminuire la fragilità e l’inconsistenza dei singoli di fronte alle mille insidie di chi sta in prima linea.

Ecco perché, e al di là di qualsiasi deriva moralistica, il tema della qualità della classe dirigente non può più essere banalmente eluso dalla politica contemporanea. A cominciare dai partiti e da ciò che resta di loro. Perché se non si affronta di petto questo tema, e tutto ciò che lo accompagna nella concreta dialettica pubblica italiana, si corre il serio rischio non solo di sfregiare ulteriormente la politica ma di incrinare definitivamente la qualità della democrazia e la credibilità delle stesse istituzioni democratiche. Altroché la commedia boccaccesca e goliardica di questi giorni!

A proposito di classe dirigente. L'opinione di Merlo

Il tema della qualità della classe dirigente non può più essere banalmente eluso dalla politica contemporanea. A cominciare dai partiti. L’opinione di Giorgio Merlo

La manovra di finanza pubblica e il Piano per l'Ue. L'analisi di Scandizzo

Rendere il Pnrr una componente strutturale della politica economica appare come l’unica strategia capace, allo stesso tempo, di allungare l’orizzonte temporale del piano per il rientro nelle regole del Patto di stabilità, garantendo l’effettiva realizzazione dei progetti previsti e di assicurarne al contempo la continuità. Costruendo un programma di investimenti strategici in grado di rilanciare la crescita in modo realistico e sostenibile nel lungo termine. L’analisi di Pasquale Lucio Scandizzo

La cittadinanza attiva passa attraverso la cultura. Monti spiega perché

È necessario sviluppare rapporti tra soggetti pubblici e cittadini in una logica non prettamente amministrativa e, in questo senso, la cultura può rappresentare un importante valore aggiunto

Phisikk du role - Cultura, la lezione di Alberti e la caduta di Pavolini

“Perché il tuo assessorato si chiama ‘alla cultura’, come se ce ne fosse una sola e per di più ufficiale, e non invece ‘per la cultura’, che indicherebbe un farsi tramite per farle vivere tutte?”. Dal ricordo della domanda del poeta spagnolo Rafael Alberti, una riflessione sulla Cultura firmata da Pino Pisicchio

Incontro Meloni-Zelensky. Cosa si sono detti

“Quel che non deve accadere è pensare che il conflitto possa essere risolto abbandonando l’Ucraina al suo destino. La decisione di sostenere Kyiv è in linea con l’interesse nazionale dell’Italia e non cambierà mai”, ha detto Giorgia Meloni al termine del bilaterale

Perché la politica cinese in Medio Oriente è diventata più affilata

Secondo gli analisti Fulton e Schuman dell’Atlantic Council, la Cina sta passando a una nuova strategia di “wedging” in Medio Oriente. Cosa significa questo nuovo approccio? Che limiti e che raccomandazioni deve raccogliere un Paese alleato Usa e impegnato nella regione come l’Italia?

Paura della firma e fatica di amministrare. Saremo tutti robot? La riflessione di Tenore

Di Vito Tenore

La Consulta interviene sulla timorosa lentezza dell’azione amministrativa agendo sulle conseguenze in punto di responsabilità del dipendente, ma è sulle cause di tale lentezza che ci si dovrebbe concentrare. L’intervento di Vito Tenore, presidente di sezione della Corte dei conti e docente Sna

Così le sanzioni gelano l’esportazione del gas artico russo

L’avvio delle operazioni di carico dell’impianto artico voluto da Mosca non ha risposto alle aspettative. Secondo gli analisti sono le sanzioni occidentali ad averne determinato i risultati

Zelensky ringrazia l’Italia. Ecco le novità del vertice di Ramstein

Di Riccardo Leoni

Zelensky ringrazia l’Italia per gli aiuti forniti. Crosetto: “Quello su cui tutti siamo d’accordo è che dobbiamo fare in modo che questa guerra cessi”. Nuovi aiuti all’Ucraina, difesa aerea e produzione di munizioni al centro del vertice dei ministri della Difesa in Germania

Così i russi sfruttano TikTok per influenzare le elezioni americane

Sono stati identificati e sanzionati alcuni canali digitali usati dalla macchina di disinformazione del Cremlino per intervenire sul voto del 5 novembre prossimo. Tutti i dettagli

×

Iscriviti alla newsletter