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Quali sono i partners strategici dell’Italia nell’era dell’emergenza sanitaria da Covid-19? Un sondaggio di Swg rivela che per il 36% degli intervistati per sviluppare le proprie alleanze al di fuori dell’Europa, l’Italia dovrebbe guardare più alla Cina. Mentre solo per il 30% lo sguardo dovrebbe essere volto verso Washington.

USA O CINA?

Secondo l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini gli Usa sono un pilastro insostituibile. “Abbiamo tra i Paesi occidentali una interconnessione del sistema economico e di quello dei valori così forte che pensare si possa sostituire dal mattino alla sera un pilastro storico come gli Usa vuol dire essere completamente in errore. Credo che il concetto di occidente sia in crisi e che il rapporto con gli Usa vada rifondato: ma è da lì che bisogna ripartire. Alla luce di tutto ciò, non vi è dubbio che Cina e Russia abbiano un rapporto consolidato con l’Italia che vada rafforzato. Ma un conto è l’amicizia o la collaborazione, altro un’alleanza strategica e geopolitica”, ha commentato in una conversione con Formiche.net.

Il sondaggio inoltre per Casini “dimostra che il livello di consapevolezza geopolitica in Italia è molto basso. È chiaro che il concetto di occidente è fortemente minato finanche dalla stessa politica di Trump, ma oggi anche in un mondo completamente trasformato ritenere che i nostri nuovi partners strategici siano la Cina e la Russia significa essere molto superficiali”.

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REAZIONI EMOTIVE

“Si tratta di tematiche che attengono alla comunicazioni, quindi di natura emotiva, proprie dell’opinione pubblica”, riflette Carlotta Ventura, direttrice del Centro Studi Americani, secondo cui “ci si è molto rapidamente dimenticati che il virus è nato da un wet market cinese sull’onda di questa vicinanza che è stata dimostrata sin dall’inizio nella crisi italiana”.

Fa parte però di questi up and down, precisa, così come accaduto nei confronti delle istituzioni europee: “Anche in questo caso sono reazioni che vanno pesate nei loro picchi. Bisognerebbe disegnare una curva per gestirle, d’altronde sappiamo bene che l’emotività può rappresentare un grosso problema e i governi dovrebbero essere in grado di gestirla con comunicazioni di sostanza, che tengano anche conto della reazione delle persone. Lo abbiamo visto ad esempio in relazione alle parole del numero uno della Bce, Christine Lagarde”.

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LA FIDUCIA NEL GOVERNO

Il sondaggio rivela anche che sale la fiducia nel governo Conte, ma al contempo scende quella nelll’Ue. “In tutte le cancellerie cresce la fiducia nei governi, da Johnson a Trump – aggiunge il senatore Casini – anche verso chi ha fatto errori pacchiani, e per onestà dico che il nostro governo non ne ha fatti. Nei momenti di emergenza il comandante in capo non si contesta. Il problema vero si porrà quando tali dati lasceranno il passo all’esame sul focus economico”.

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IL RAPPORTO CON L’UE

I coronabond possono invertire la tendenza nell’approccio dei cittadini all’Ue? Casini non ha dubbi. “Il calo della fiducia nell’Ue fa parte di una tendenza che, a mio parere, c’è da tempo ed è addebitabile al 50% all’Europa che con affermazioni stonate, prima della presidente della Bce, poi di quella della Commissione e infine di alcuni governanti del nord, ha dato l’impressione di non capire cosa stesse accadendo. Il restante 50% lo addebiterei alla scarsa conoscenza del tema che si ha, perché se ad esempio la Bce non avesse messo sul piatto svariati miliardi per l’acquisto dei titoli di Stato italiani in scadenza, oggi avremmo potuto avere lo spread raddoppiato. Per cui non è vero che l’Ue non sta facendo nulla, ma è alta la percezione che non stia facendo granché. I coronabond possono essere un segnale importante ma ho la sensazione che la curva di flessione verso la fiducia nell’Ue sia un fenomeno di lungo respiro, purtroppo, alimentato anche dai pressappochismi e dalle demagogie”.

twitter@FDepalo

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