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Scena prima: c’è un governo di un Paese europeo alle prese con una pandemia di proporzioni sconosciute alla Storia contemporanea, con migliaia di morti già registrati ed altre migliaia in arrivo nelle prossime settimane. Quel Paese ha fermato la propria struttura produttiva di beni e servizi, ha bloccato il sistema dei trasporti, ha chiuso le scuole ed ha chiesto ai suoi cittadini di ridurre al minimo esistenziale i propri spostamenti, mettendo in atto misure sanzionatorie per chi non rispetta le regole senza precedenti. In questo modo si sta cercando di contenere la pressione sanitaria esercitata sugli ospedali, arrivati in molte zone ad una crisi operativa di dimensioni allarmanti. Queste misure però, pur avendo buone probabilità di limitare i danni perpetrati dal virus, saranno causa di una forte contrazione dell’economia, che porterà nella seconda parte dell’anno dati in peggioramento del Pil con percentuali più gravi di quelle dello shock petrolifero degli anni ’70 o di quelli finanziari più recenti.

Quello stesso Paese è al vertice della classifica continentale per dimensione del debito pubblico ed è in coda a quella della crescita nei cinque anni precedenti la pandemia. Esso quindi si trova nella delicata situazione di dover mettere mano ad un piano straordinario di sostegno all’economia reale, piano che però deve trovare consenso dei propri partner europei per essere davvero efficace, poiché quel Paese è inserito in una alleanza (ha rinunciato alla moneta nazionale per entrare in una condivisa con altre nazioni) che rende certamente più forte la compagine nel suo complesso ma che impone politiche di concertazione semplicemente obbligatorie.

Per chi avesse dei dubbi quel Paese è l’Italia ed oggi guidato da un governo presieduto dal prof. Giuseppe Conte, alla guida di una alleanza fragile frutto di un accordo tra due partiti che si sono combattuti a morte per oltre un decennio.

Scena seconda: c’è il leader del movimento politico più forte del Parlamento che da qualche tempo ha scelto un profilo assai defilato, ma che ora torna alla ribalta con una proposta forte e nobile, figlia certamente del difficile momento attuale ma anche originata da una più profonda riflessione sul sistema. Proposta che preferisco riassumere usando le parole originali del leader carismatico di quel partito: “È arrivato il momento di mettere l’uomo al centro e non più il mercato del lavoro. Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, creativo, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti i cittadini lo stesso livello di partenza: un reddito di base universale, per diritto di nascita, destinato a tutti, dai più poveri ai più ricchi, che vada oltre questa emergenza. La teoria economica dovrebbe sviluppare metodi per soddisfare i bisogni umani fondamentali di ognuno di noi. Quando questi bisogni vengono minacciati allora è il momento di ridefinire tutta la nostra esistenza con un reset totale. Gestire questa crisi non richiede solo affrontare l’emergenza sanitaria, ma anche proteggere economicamente tutta la popolazione. Un reddito di base universale, incondizionato, è la sola panacea al collasso del sistema, all’instabilità che sta uccidendo psicologicamente ed economicamente milioni di famiglie”.

Per chi avesse dei dubbi quel leader è Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle insieme a Roberto Casaleggio e trascinatore insostituibile in tutte le campagne elettorali (spesso vittoriose) del movimento medesimo.

Provando a combinare l’effetto della prima scena con quello della seconda e sforzandosi di guardare l’intera rappresentazione dall’estero (magari da Berlino, o da Amsterdam o, meglio ancora, da Francoforte) ne esce un quadro riassumibile come segue, accettando un elevato grado di approssimazione: in Italia al vertice del partito più forte in Parlamento si pensa di cogliere l’occasione del virus per una profonda modifica degli strumenti di sostegno all’economia nazionale, giungendo ad un modello tanto innovativo quanto costosissimo, cioè un reddito per tutti, come “diritto naturale”. Tale proposta giunge nei giorni in cui l’Italia (attraverso il suo governo) chiede ampio sostegno europeo per fare fonte alla crisi, in nome di una solidarietà europea che richiama le ragioni fondative dell’istituzione medesima. Poiché però la proposta di Grillo è tanto affascinante quanto difficile da finanziare, ecco che essa finisce per accrescere a dismisura i sospetti nelle cancellerie di mezza Europa (in particolare tutte quelle del nord), dove già è forte il pensiero che l’Italia voglia cogliere l’occasione per spendere non i soldi suoi ma quelli degli altri.

In fondo quindi tutto si può riassumere con una semplice equazione: Conte si trova nel mezzo di una trattativa difficilissima e dall’esito incerto, mentre Grillo propone una misura di grande nobiltà e costo enorme. Quindi (o = in termini matematici) Grillo ce l’ha con Conte, visto che nel momento più delicato gli mette piombo nelle ali.

Così Grillo mette piombo nelle ali di Conte

Scena prima: c’è un governo di un Paese europeo alle prese con una pandemia di proporzioni sconosciute alla Storia contemporanea, con migliaia di morti già registrati ed altre migliaia in arrivo nelle prossime settimane. Quel Paese ha fermato la propria struttura produttiva di beni e servizi, ha bloccato il sistema dei trasporti, ha chiuso le scuole ed ha chiesto ai…

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