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Adesso c’è l’ufficialità. Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha deciso all’unanimità di convocare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per una nuova audizione. Al centro del nuovo round a Palazzo San Macuto, dopo il primo appuntamento di gennaio, ci sarà ancora una volta la sicurezza della rete 5G e l’opportunità di far partecipare alle imminenti gare anche le aziende cinesi accusate di spionaggio come Huawei e Zte. “Sulla questione c’è ancora un po’ di indeterminatezza” aveva commentato questo martedì il presidente del comitato di raccordo fra Parlamento e Servizi e deputato della Lega Raffaele Volpi.

L’indeterminatezza è legata al rapporto che il 19 dicembre scorso il comitato ha pubblicato a conclusione di un anno di indagine conoscitiva sulla sicurezza della rete, da cui, si legge nel documento, il governo è invitato a “considerare molto seriamente” ad escludere le aziende cinesi, per evitare che le informazioni che scorrono sulla parte core e non-core della rete finiscano nelle mani delle autorità politiche di Pechino.

Dal governo manca ancora una parola definitiva sul bando ventilato dal Copasir in prossimità di importanti scadenze. Delle gare non si sa ancora nulla, ma ci sono due date pivot. Entro il 21 marzo, secondo quanto previsto nel “Decreto cyber” approvato questo autunno, il presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Cisr (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica) e sentite “le commissioni competenti”, dunque anche il Copasir, deve adottare un decreto per individuare modalità e criteri procedurali per individuare i soggetti da far rientrare all’interno del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Entro il 21 aprile la lista dei soggetti sarà inserita all’interno di un atto amministrativo.

“Ci sono diversi argomenti importanti, non solo il 5G – spiega ai microfoni di Formiche.net il vicepresidente del Copasir e senatore di Fdi Adolfo Urso – la crisi al confine fra Grecia e Turchia, l’immigrazione, la guerra in Libia e le dimissioni dell’inviato speciale dell’Onu Ghassan Salamé, la difesa degli asset energetici nel Mediterraneo, l’emergenza coronavirus, che rischia di gettare il Paese in una nuova recessione economica”.

Il 5G sarà tra i temi in prima fila, conferma Urso, anche alla luce della recente Relazione annuale sulla sicurezza presentata lunedì a Palazzo Chigi da Conte e dal direttore del Dis Gennaro Vecchione. Nel documento redatto dall’intelligence si fa riferimento alla sfida per il 5G, ma non c’è un richiamo esplicito alle aziende cinesi. In una recente intervista a Formiche.net, d’altronde, Vecchione aveva sottolineato il “grande equilibrio” del governo e l’opportunità di non escludere dalla rete soggetti “solo perché provengono da una determinata area del mondo”.

“Quel che dice la relazione in linea di principio non è contrario alle conclusioni del Copasir – dice Urso – è giusto parlare di equilibrio, perché la sicurezza nazionale non si può mangiare tutto, siamo una società aperta. Risolvere alla radice il problema della sicurezza posto da alcune aziende cinesi adottando lo stesso sistema sarebbe paradossale. Ovviamente il principio deve essere declinato nelle azioni concrete del governo, a partire dalle gare sul 5G”. Nessuna polemica, dunque: “Facciamo tutti parte dello stesso sistema, noi siamo un comitato di controllo, la politica deve assumere le decisioni”.

Sullo sfondo della nuova audizione di Conte scorre un dibattito che si fa strada in queste ore fa le forze politiche di maggioranza e opposizione: l’opportunità di istituire un’autorità delegata per i Servizi. Il tema, garantiscono dal comitato, “non è stato posto all’ordine del giorno finora” a Palazzo San Macuto, ma è probabile che emergerà alla prossima visita del premier.

“La legge attuale prevede di poter affidare la delega a un ministro senza portafoglio o a un sottosegretario, oppure lascia la facoltà al presidente del Consiglio di assumere la delega. Secondo me questa facoltà va cancellata per legge” è il giudizio tranchant di Urso. Il senatore di Fdi ha depositato in queste ore una proposta di una “legge organica di revisione del Sistema della Sicurezza Nazionale”. Fra le altre cose, prevede il varo di una legge annuale della sicurezza nazionale, volta anche a dare seguito con un iter parlamentare alla relazione annuale dei Servizi, e, appunto, l’eliminazione della facoltà per il premier di assumere la delega.

“Tanti dossier che prima apparivano minori ora non lo sono più, vista l’importanza che assume sempre più l’intelligence e la sicurezza nazionale l’istituzione di un’autorità si è resa necessaria”. La proposta di legge di Fdi, spiega Urso, “vuole rafforzare l’intelligence economica nella struttura di Palazzo Chigi, estendere ulteriormente i poteri della golden power, fornisce nuovi strumenti di programmazione economica e rafforza i rapporti con il mondo delle imprese”.

Quello del golden power, in particolare, è un dossier caldissimo perché non riguarda solo il 5G ma l’intera esposizione del sistema Paese, dal mondo bancario a quello assicurativo e industriale, cui il Copasir sta dedicando un nuovo ciclo di audizioni. Il dibattito fra esperti e politici ferve e vede da una parte chi chiede di ridurre lo spazio di discrezionalità per la presidenza del Consiglio, rendendo il meccanismo del golden power più automatico e meno soggetto agli umori del governo in carica, e chi invece crede che debba rimanere una decisione politica. Di questa seconda schiera è Urso, che spiega: “Non ci può essere un automatismo, è una scleta che spetta al governo, che è espressione del Parlamento e deve avere la facoltà di esercitare i poteri quando ritiene opportuno”.

urso

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