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Microsoft e Huawei concorrono al processo di digitalizzazione, seppur in ambiti diversi in Italia così come a livello globale. L’azienda cinese racconta i suoi rapporti con le università e chiede controlli meno invasivi promettendo investimenti in innovazione e intelligenza artificiale. Il colosso statunitense, dopo le iniziative analoghe di Cisco e Ibm, presenta investimenti già messi in campo, senza condizionalità. È quanto traspare mettendo a confronto le interviste rilasciate oggi da Thomas Miao, ceo di Huawei Italia, al Sole 24 Ore e da Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia, a Repubblica.

Miao non risparmia critiche all’Italia sul Golden power (lo sviluppo del 5G in Italia è “lento”, dice, e “il golden power è una delle ragioni di questo rallentamento”) e sulle mosse del Copasir (“Chi critica la Cina magari non ci è mai stato e non la conosce. Lo stesso vale per Huawei, basandosi su fake news. Noi siamo un’azienda privata con nessuna partecipazione dello Stato e nessun link con il governo”). Ma annuncia anche la nascita entro la fine dell’anno di un centro per l’innovazione (“che potrebbe raddoppiare” scrive il Sole 24 Ore): un investimento iniziale “fra i 5 e 10 milioni di euro”, uno sforzo congiunto con università e altri soggetti per “50-100 persone” impiegate inizialmente in sedi in due delle regioni “fra Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia”. Se la cosa funzionasse, Huawei potrebbe pensare di dar vita a “una parte di local manufacturing”, cioè uno sbocco produttivo.

Candiani, invece, racconta l’investimento da un 1,4 miliardi di euro in cinque anni per un “Regione data center”, una serie di strutture di grandi dimensioni per elaborare dati e servizi cloud basati sull’intelligenza artificiale. Il politecnico di Milano, scrive Repubblica, azzarda stime rosee: 10.000 posti di lavoro e un indotto di 8,3 miliardi di euro entro il 2024. Oltre al data center e alla conferma della collaborazione con Poste Italiane, Microsoft ha annunciato anche una serie di programmi di formazione per la riqualificazione di colore che sono stati tagliati fuori dal mercato dell’occupazione.

Secondo il pasdaran pentastellato Alessandro Di Battista la Cina sarebbe a un passo dal vincere la gara tecnologica con Stati Uniti, con effetti disastrosi per chi in Occidente ancora non ha abbandonato l’asse con Washington. Ma guardando oltre i profeti dell’Apocalisse convertitisi sulla Via della Seta, siamo sicuri che la competizione tra le due superpotenze avrà un esito negativo per l’Occidente? A giudicare dagli annunci che riguardano l’Italia, pensando a prodotto interno lordo e occupazione, qualche dubbio ci viene.

Foto di ADMC da Pixabay

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