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La scelta di campo suprematista di Donald Trump non era mai stata così forte: il magnate presidente ritwitta un video in cui suoi sostenitori strillano “white power”, potere bianco, slogan suprematista, e chiosa: “Persone fantastiche”. I supporter erano protagonisti di un alterco con suoi contestatori. E ciò dopo che il razzismo ha appena ucciso ancora, negli Stati Uniti, in Kentucky, a Louisville, dove venerdì sera un uomo è stato ammazzato e un altro è stato ferito da una persona che ha sparato contro una folla di anti-razzisti del movimento Black Lives Matter radunati in un parco nel centro della città, il Jefferson Square Park.

La bufera scatenata dal rilancio del video è enorme. Tim Scott, l’unico senatore afro-americano repubblicano, lo trova “terribile” e “offensivo” e chiede al presidente di ritirarlo: “Di fronte a cose del genere, c’è solo una cosa da fare: alzarsi in piedi e dire che questo non è giusto”.

Il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden commenta: “Siamo nel mezzo di una battaglia per scegliere l’anima del nostro Paese e Trump ha scelto da che parte stare”. E Biden aggiunge: “Aveva fatto la stessa cosa dopo Charlottesville”, riferendosi alla manifestante travolta da un’auto d’un suprematista bianco e uccisa nel 2017, durante un corteo pacifista e antifascista in cui Trump mise sullo stesso piano suprematisti e manifestanti anti-razzisti.

Alla fine, Trump cancella il rilancio: “Il presidente non aveva visto tutto il video”, spiega il suo staff alla Casa Bianca. “Aveva notato era solo il grande entusiasmo da parte dei suoi tanti sostenitori”. Trump anticipa così un’altra censura da parte di Twitter contro i contenuti d’odio dei suoi messaggi.

Teatro del controverso video è The Villages, una delle tante località della Florida meta di pensionati e veterani che vi si trasferiscono, a svernare o a vivere, da tutta l’Unione, dove l’età media è di oltre 67 anni. Il video – circa due minuti – mostra un corteo di persone a bordo di macchinette elettriche, come quelle che si usano sui campi da golf, che indossano magliette pro-Trump e mostrano cartelli con gli slogan della campagna del magnate, “Make America Great Again”, “Trump 2020” e “America First”. Dopo un diverbio con dei contro-manifestanti, si sente distintamente uno dei “trumpiani” urlare lo slogan razzista “white power”.

Il vespaio s’inscrive nell’ondata di proteste anti-razziste dell’ultimo mese. L’omicidio di Louisville, infatti, è l’ultimo atto di una catena di violenze, anche letali, innescate dall’uccisione di George Floyd, il nero di Minneapolis ammazzato dalla polizia il 25 maggio.

Per tutta risposta, Trump ha inasprito le pene per chi attacca statue o monumenti di personaggi simbolo del colonialismo e del razzismo, ha retwittato una serie di avvisi di ricerca della polizia e ha rilanciato il tweet suprematista.

L’arresto di uno dei contestatori delle statue induce il presidente ad esultare su Twitter: “Ho fermato i vandali delle statue”. Galvanizzato, esalta il suo operato e insulta il suo rivale Joe Biden: “Nessuno vuole alla guida del nostro Paese una persona dal quoziente intellettivo basso come Sleepy Joe”. Gli replica Nancy Pelosi, speaker della Camera, che giudica “scandaloso” il suo atteggiamento.

Crescono in parallelo il numero di complessi e cantanti che diffidano Trump dall’usare loro musiche per la sua campagna – ultimi in ordine di tempo, ma primi forse per popolarità, i Rolling Stones – e il numero delle aziende che boicottano Facebook e altri social troppo deboli contro i contenuti d’odio e razzisti – Starbucks s’è appena unito a Coca Cola, Unilever, Verizon e un centinaio di altre piccole e grandi aziende -.

Fronte coronavirus, i decessi domenica sono stati poco meno di 300 negli Stati Uniti: secondo i dati della John Hopkins University, alla mezzanotte sulla Costa East i morti da pandemia erano in tutto nell’Unione oltre 125.800, su un totale mondiale che ha superato il mezzo milione, e i contagiati quasi 2.550.000, su un totale mondiale che ha appena superato i dieci milioni. Di fronte al rimbalzo dei contagi, misure restrittive sono state adottate in vari Stati, fra cui, in California, a Los Angeles e in altre sei contee.

Trump, i suprematisti e la bufera. Il punto di Gramaglia

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